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Raccolta di articoli che valorizzano gli eventi della nostra Parrocchia pubblicati su Voce Isontina

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2015

Articolo del 07/02/2015

La comunità di San Lorenzo ha presentato i suoi "Atti"

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La comunità parrocchiale di San Lorenzo ha accolto mercoledì scorso 28 gennaio l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli. L’occasione è stata la visita dell’Arcivescovo a seguito della presentazione degli "Atti della comunità", scritti dal consiglio pastorale sanlorenzino lo scorso anno in attuazione della prima lettera pastorale di mons. Redaelli alla Diocesi goriziana. Su decisione del consiglio pastorale di San Lorenzo, l’incontro con l’Arcivescovo si è svolto in chiesa alla presenza di una folta e significativa rappresentanza della comunità parrocchiale. Dopo la presentazione degli "Atti della comunità" da parte del parroco don Bruno Sandrin, ci sono stati diversi interventi da parte di alcuni parrocchiani che hanno posto l’attenzione su tematiche particolarmente sentite dalla comunità: l’accoglienza dei nuovi residenti, l’aggregazione e la partecipazione dei giovani, aspetti legati alla "vita della comunità". A queste domande ha risposto mons. Redaelli facendo riferimento e citando gli Atti degli Apostoli, esortando la comunità sanlorenzina a crescere nel cammino di fede.

Articolo del 30/07/2016

L’esperienza della comunità di San Lorenzo Isontino a Malborghetto

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Si è ripetuta dal 10 al 17 luglio la bella esperienza del soggiorno estivo per i ragazzi della parrocchia di San Lorenzo. Anche quest’anno il folto gruppo guidato dal parroco del paese don Bruno Sandrin e formato da quasi 50 tra ragazzi delle primarie e delle scuole medie inferiori, animatori, responsabili e cuoche, ha soggiornato a Malborghetto nella casa vacanze "mons. Pietro Cocolin" della  parrocchia di San Rocco di Gorizia. Come sempre numerose sono state le attività proposte ai ragazzi: dalla ginnastica mattutina curata da Tullio Godeas, ai giochi e alle animazioni proposte dagli animatori (Rachele Ortolan, Sara Paoletti, Elena Visintin, Eleonora Visintin, Gaia Visintin, Massimiliano Vanon, Matteo Medeot, Federico Michelani, Elia Avaglio, Paolo Sandro Pettarin, Alberto Movio), per non parlare poi del reparto cucina con le bravissime cuoche Cristina Orzan e Eliana Orzan che, con l’aiuto della signora Baldina, hanno garantito colazioni, pranzi, merende e cene prelibati e abbondanti all’intera comitiva. Non sono mancate le escursioni sotto la guida di Maria Rosa Turus, Paolo Cettolo e Ottorino Franco: "camminate" che si sono svolte martedì lungo il percorso tematico sulla Grande Guerra della Val Saisera alla scoperta delle fortificazioni austriache di seconda linea poste a difesa di quel settore alpino. L’escursione del venerdì invece ha avuto come meta malga Priu, sopra l’abitato di Ugovizza, una terrazza naturale dalla quale si gode uno straordinario panorama su numerose vette delle Giulie: dal Mangart, al Monte Santo del Lussari, fino allo Jôf Fuart e allo Jôf di Miezegnot. Nella giornata di mercoledì, anche se disturbata dalla pioggia, particolarmente apprezzato dai ragazzi è stato l’incontro con i finanzieri del soccorso alpino di Sella Nevea che hanno dato una dimostrazione dell’attività con due cani addestrati al ritrovamento di persone. Giovedì ha fatto visita al gruppo il sindaco di San Lorenzo, Bruno Razza, che ha illustrato ai ragazzi le iniziative che l’amministrazione comunale sta realizzando e intende promuovere per i giovani. Nel corso della settimana, ognuno dei 4 gruppi in cui erano suddivisi i ragazzi ha dovuto impegnarsi in diverse attività tra le pulizie, il servizio mensa e il servizio liturgico. Il bilancio del soggiorno direttamente nelle parole di don Bruno: "è stata una esperienza importante per i ragazzi che hanno potuto mettersi alla prova con una intera settimana vissuta lontano dai propri genitori e per molti è stata la prima volta lontani dalla propria casa." L’auspicio, sempre secondo don Bruno, "è continuare nel corso di tutto l’anno queste attività in paese". Una sfida e un impegno che possono essere raccolte soprattutto dal folto gruppo di animatori che con la maturità dimostrata nel corso del soggiorno estivo possono diventare veramente elemento trainante e di coesione per tutti i giovani della comunità sanlorenzina.

Articolo del 08/12/2018

A San Lorenzo Isontino la presentazione del volume curato da Feliciano Medeot 

Profughi. Testimonianze dall’esodo
Tre memoriali legati alla tragica esperienza della profuganza che portò la popolazione del paese durante la guerra a Pottendorf
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Si svolgerà sabato 8 dicembre a San Lorenzo Isontino, al termine della Santa Messa, alle 11.15 nella chiesa parrocchiale, la presentazione del volume "Profughi. Testimonianze dell’esodo", volume coeditato dalla Parrocchia di San Lorenzo Martire, dal locale comitato "San Lorenzo Grande Guerra", unitamente all’Istituto di Storia Sociale e Religiosa di Gorizia con il sostegno del comune di San Lorenzo Isontino e della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. Il lavoro, curato da Feliciano Medeot, raccoglie tre memoriali legati alla tragica esperienza della profuganza che portò, nel corso della Grande Guerra, la popolazione di San Lorenzo a Pottendorf, cittadina della Bassa Austria a circa trenta chilometri da Vienna, dove rimase dal giugno del 1915 fino alla primavera del 1918. Il volume, che verrà presentato da Ferruccio Tassin, si apre con la prefazione del prof. Fulvio Salimbeni, già docente dell’Università di Udine, e con la nota introduttiva del curatore, a cui segue la riedizione del capitolo di CamilloMedeot "Percuoti il pastore e sia disperso il gregge" già pubblicato nel volume "Storia della gente del mio paese" (1983). Il volume continua poi con la pubblicazione integrale di due diari, quello di Eligio Zoffi e di Egidio Toros, quest’ultimo redatto in friulano e pubblicato ora con testo a fronte in italiano. Completano il lavoro, oltre ad un interessante apparato iconografico sia d’epoca che contemporaneo, la lista completa dei sanlorenzini defunti e sepolti a Pottendorf, e la postfazione a firma del sindaco di San Lorenzo, Bruno Razza, che illustra le iniziative svolte in paese per ricordare il centenario della Grande Guerra. La scelta di pubblicare fonti solo parzialmente edite, rientra in un nuovo approccio allo studio della storia "proponendo - come ricorda Fulvio Salimbeni in premessa - una lettura "dal basso" della tragedia bellica, che trova un puntuale riscontro del quadro generale nello specifico locale". Si tratta infatti di diari scritti per memoria personale, non per la pubblicazione, e che quindi hanno un unico obiettivo: raccontare ciò che gli autori hanno visto e vissuto, senza necessità di edulcorare o giustificare ciò che è accaduto o darne una lettura o valutazione personale, non da vincitori, ma da vinti dalla fame, dalla miseria e dalle malattie portati dalla guerra e dalla profuganza. Temi spesse volte, troppe volte, sottaciuti anche in occasione delle celebrazioni e delle iniziative che in questi anni si sono susseguiti per ricordare il centenario della Grande Guerra senza una pacata e seria riflessione sulle distruzioni umane più che materiali che il conflitto ha portato soprattutto in Friuli Venezia Giulia. Proprio la lettura di fonti come queste ci consentono di avere uno spaccato della storia sociale dell’epoca e non una mera elencazione di fatti d’arme. Per questo, proprio a queste innocenti vittime della guerra, a cominciare dalla bambina Teresa Teresuta Zoffi, prima vittima civile sanlorenzina della "inutile strage", è stato dedicato il lavoro.

Articolo del 08/12/2018

In primavera l’inaugurazione di una scultura realizzata dall’etiope

Alem Teklu Kidanu

Costretti a fuggire dalle proprie case, oggi come ieri

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Le iniziative della comunità di San Lorenzo per ricordare la Grande Guerra non si esauriranno con la presentazione del volume Profughi. Testimonianze dell’Esodo, ma continueranno nella prossima primavera con un’ultima iniziativa: l’inaugurazione di una scultura dedicata al dramma della profuganza che verrà collocata nell’area antistante il municipio in via Boschetto. Il tema della profuganza viene trattato in maniera suggestiva dall’autrice dell’opera, l’etiope Alem Teklu Kidanu, che seguendo il proprio progetto artistico sull’immigrazione, ha scolpito una barca con delle persone a bordo. Risulta quindi Immediata la comparazione tra la situazione dei profughi sanlorenzini di un secolo fa che fuggivano dalla guerra con la situazione della immigrazione odierna: un accostamento sicuramente di non facile e immediata interpretazione ma che ci ricorda che tutto il genere umano si trova sulla stessa "barca" e il "sogno" della salvezza, della libertà, nella speranza di migliorare le proprie condizioni di vita, è sempre di assoluta attualità, oggi come ieri. La scultura è stata realizzata a Vergnacco di Reana del Rojale in occasione del 21° simposio di scultura, organizzato dal locale circolo culturale "Il Faro" dall’8 al 24 giugno 2018. Proprio in occasione della manifestazione, giovedì 21 giugno, unadelegazione di San Lorenzo si è recata a Vergnacco per visitare il simposio seguendo il lavoro degli scultori impegnati nel lavoro e potendo conoscere l’autrice e vedere in anteprima la scultura che sarà a breve collocata a San Lorenzo.

Articolo del 24/08/2019

31 i bambini coinvolti nell’esperienza della parrocchia di San Lorenzo 

Concluso positivamente il campo parrocchiale
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Noi animatori della parrocchia di San Lorenzo Isontino, insieme al parroco don Bruno e altri collaboratori, abbiamo potuto organizzare un soggiorno nella casa vacanze "Madone di Tramons" a Tramonti di Sotto (PN), dal 30 giugno al 7 luglio. Trentuno bambini e ragazzi dai 9 ai 14 anni si sono affidati a noi per svolgere varie attività, e per imparare a stare  assieme in amicizia 24 ore su 24. Per fortuna, il tempo atmosferico ha giocato a nostro favore dandoci la possibilità di usufruire anche degli spazi esterni della casa. Durante la settimana, grazie all’aiuto di alcuni esperti, abbiamo svolto due camminate nei vicini sentieri di montagna, entrambi facilmente percorribili da parte dei ragazzi. La fine della settimana, però, è arrivata subito e i genitori sono venuti a riprendere i bambini e ragazzi. Prima di tornare a casa abbiamo pranzato per l’ultima volta tutti insieme. Tutto questo è stato possibile grazie alle nostre due cuoche che ci hanno accompagnato durante tutta la settimana. Grazie a questa esperienza i bambini e i ragazzi hanno imparato tanto, perché non sempre è facile vivere 24 ore su 24 condividendo tutto ciò che è nostro. Noi animatori abbiamo imparato a nostra volta dai bambini, dato che sono loro che ci fanno imparare di più di tutti, dandoci fiducia, amicizia e tantissimi bei ricordi, e nonostante qualche intoppo, siamo stati fortunati ad avere un gruppo così. Gli animatori della parrocchia di San Lorenzo

Articolo del 31/08/2019

Partecipata celebrazione patronale nel comune isontino 

Lorenzo,un santo per l’uomo di oggi

Ai cristiani di oggi non viene richiesto ilmartirioma la capacità di riempire la vita di senso, di buona volontà,di generosità:la vera felicità sta in questo, non nel vivere "alla giornata"

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Giornata spendida, cielo terso, caldo afoso come da previsioni, il tutto inserito in un’atmosfera di attesa, in una cornice di attività febbrile che fa da sfondo alla preparazione della festa in onore di San LorenzoMartire, patrono della nostra comunità. Bandierine colorate che svettano nel meriggio assolato, suono delle campane a stormo, scampanotadors trafelati nello sforzo di provocare, con ampi e cadenzatimovimenti, l’oscillare dei battacchi sul bronzo sonoro, in un rincorrersi di rintocchi che, modulati sulla scia delle note di uno spartito musicale creato da Vanni, diffondono gioia e richiamo ai vicini e ai lontani. I componenti del Consiglio Pastorale coadiuvati da alcunimembri dell’Associazione sportiva e da altri volontari, appaiono affaccendati nell’imminenza della festa con una disponibilità ammirevole, gratificati solo dalla dedizione personale alla riuscita di un progetto più ampio finalizzato al coinvolgimento di tutta Una comunità variegata fatta di persone che s’impegnano a fondo con un notevole dispendio di energie, ma sorprendentemente sorridenti, senza nessun tipo di rammarico, di lamentela, di stanchezza espressa o inespressa.... Una comunità che alimenta e arricchisce se stessa nell’incontro e nella condivisione di momenti umani e religiosi, intessuti fra loro sotto l’egida della fraternità. Una fraternità sentita, consolidata nel tempo, che non ha colore, non ha etnia, non ha gerarchie, è come una confraternitas in cui tutti donano, ma anche ricevono e condividono emozioni e sentimenti all’insegna di una gioiosa convivialità. In fondo è questo lo spirito di San Lorenzo, accogliere e avvicinare tutti, concetto che don Bruno Sandrin, parroco della comunità, ribadisce spesso. La statua del santo, posta a fianco dell’altaremaggiore lo rappresenta con il camice drappeggiato e la cotta leggermente mossa, la mano destra sulla graticola, il braccio sinistro appoggiato al cuore con una gestualità armoniosa e contenuta, lo sguardo ieratico rivolto verso l’eterno. L’espressione non è quella del vinto che accetta rassegnato la sua situazione, ma del vincitore che travalica il presente e le sofferenze terrene per immergersi in un’altra dimensione che si nutre d’infinito. Il settimanale Famiglia Cristiana lo definisce come il martire dei poveri che fa "lacrimare il cielo": poveri come tesoro della Chiesa e lacrime come stelle cadenti che si riversano sulla terra. È doveroso soffermarsi a riflettere sui saldi principi di pietà e di sacrificio che hanno caratterizzato il suo operato e che oggi dovrebbero diventare un modello propulsore verso un comportamento operoso volto al "povero" in difficoltà. Con questo spirito don Bruno, durante l’omelia dall’alto dell’ambone aperto per l’occasione, ha rinforzato tali concetti, attualizzando in modo puntuale i valori insiti nel vissuto di San Lorenzo e mettendo in risalto la forza del Santo che lo ha portato a non temere la perdita della vita, da sempre improntata sulla fede. Una fede viva che, talvolta, molti nella società di oggi pensano sia passata di moda data la difficoltà a viverla come qualcosa di bello e appassionante. La fede, precisa don Sandrin, rischia di diventare un momento legato a una serie di riti, di obblighi e di leggi lontani dalla vita e non dovrebbe ridursi solo ad un evento a cui dedicare pochi ritagli di tempo, ma rispondere ad un bisogno di senso e di ragioni per vivere e crescere. Non può definirsi società la nostra, continua il parroco, se non è in grado di dare un senso per cui vivere e morire, se si limita a ricercare ogni fine settimana un’evasione illusoria, non avendo altri modi per stare in compagnia! Ai cristiani di oggi non viene richiesto il martirio ma la capacità di riempire la vita di senso, di buona volontà, di generosità: la vera felicità sta in questo, non nel vivere "alla giornata". Gli ideali di San Lorenzo si basavano sull’amore per Cristo, per i poveri e i meno fortunati. Ad essi e alla comunità aveva dedicato il suo "servizio" con senso di responsabilità, felice nell’elargire il bene. L’omelia di don Sandrin invita i fedeli a rendersi conto che tutti hanno bisogno di rapporti, di incontri, di amore. La figura del Santo ci parla di una Chiesa organizzata con l’aiuto dei diaconi e dei laici che dovrebbe diventare un modello da realizzare nelle nostre comunità con un impegno di corresponsabilità che deve coinvolgere tutti. Don Bruno riprende la liturgia, coadiuvato da don Alberto Nadai e don Dario Franco, il tutto frammezzato dall’intervento del coro "Coral di San Lurinz don Nino Bearzot" che, anche in questa occasione, si distingue per la magistrale esecuzione dei pezzi musicali e l’omogeneità delle voci. A nome di don Bruno, un ulteriore plauso ai componenti e all’organista, un tributo particolare a Eliana e al suo gruppo di donne, che si occupano con perizia e dedizione alla pulizia della chiesa da ormai 15 anni, a Marina per la cura dellaMadonnina in grotta, a Jolanda la cui maestria nella cura del tovagliato e relativi paramenti non è paragonabile a nessun’altra, a tutto lo staff culinario, dolciario e organizzativo, al responsabile dell’intrattenimento musicale, agli animatori impegnati nelle bibite, all’appassionata fotografa Tiziana, a tutte le magliette rosse identificative dei "lavoratori"... e non ce ne voglia nessuno se qualcuno abbiamo dimenticato, rimanendo comunque sicuri che la ricompensa per tutti sarà sicuramente lassù, dove "nessuno" dimentica. Apprezzato l’arrivo di don Arnaldo Greco che ha incontrato affabilmente i presenti memore del periodo che lo ha visto come "traghettatore" della Comunità dopo l’improvvisa dipartita di don Nino.

Articolo del 07/09/2019

L’affetto della comunità per i propri nonni

Intenso momento di festa che ha coinvolto ed unito a San Lorenzo Isontino diverse fasce d’età

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Estate, tempo di ferie, tempo di vacanze ai monti e al mare, tempo da dedicare a qualcosa di particolare da fare o da festeggiare, tempo di soffermarsi a riflettere e a pensare. Di solito tutti sono talmente affannati a rincorrere il tempo che fugge, a rispettare gli impegni di ogni genere, lavorativi e non, da non rendersi conto che poco si potrebbe fare se non ci fosse vicino Qualcuno a cui affidarsi e qualcun altro a cui affidare le cose più preziose che possediamo: i nostri figli. I genitori hanno di fronte a sè un ventaglio di possibilità per mettere "al sicuro" i loro bambini, strutturemirate, persone esterne specializzate... ma chi, se ne ha la possibilità, non li lascia alle cure di quelle figure discrete e sempre pronte a dire: "Sono qui!", nella fattispecie i nonni? Ed è proprio a loro che la Comunità di San Lorenzo Isontino dedica ogni anno un momento di festa in occasione della giornata che il calendario riserva ai Santi Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù. I componenti del Consiglio Pastorale Parrocchiale, coadiuvati dai volontari della locale Associazione sportiva hanno unito le loro forze per organizzare la "festa dei nonni", quest’anno anticipata di un giorno. Gruppetti di famiglie con i loro bambini, perlopiù tenuti per mano dai nonni, protagonisti della serata, hanno incominciato a prendere posto, in attesa della celebrazione della SantaMessa delle 19.30, celebrata dal parroco don Bruno Sandrin. L’omelia è apparsa particolarmente efficace per il calore con cui il parroco ha sottolineato le peculiarità proprie delle figure dei nonni, la loro importanza in seno alle famiglie, la loro esperienza e saggezza, il loro essere dispensatori di consigli e di aiuto operoso nella quotidianità della vita. Molto eloquenti, nel contempo, le parole ricorrenti nelle strofe della preghiera dei fedeli che esortavano i nipoti a pregare per i nonni che li amano, se ne prendono cura con amore e pazienza e trovano sempre il tempo per loro. Il fattore tempo non è misurabile dalla quantità, ma dall’intensità della dedizione che ogni nonno dona al proprio nipotino. L’amore dei nonni è gratuito, è oblativo, è come un ponte che permette di attraversare sicuri un fiume periglioso, una mano tesa nel momento del bisogno, un abbraccio che non ti farà mai sentire solo. L’elegia ai nonni vuole fare solo da corona a tutta l’organizzazione che ha permesso l’attuazione della festa: un formidabile staff culinario, un impegno encomiabile da parte del gruppo degli animatori parrocchiali che si sono impegnati con entusiasmo e serena gaiezza, muovendosi con garbo tra le tavole con i vassoi carichi di cibo, che di certo non è mancato, anzi è sovrabbondato e piacevolmente apprezzato. Questi ragazzi, formati ai vari corsi indetti dalla Diocesi hanno dimostrato quanto siano importanti la coesione, la collaborazione, il darsi da fare in prima persona, il venire incontro con disponibilità alle esigenze del gruppo sia dei più grandi che dei più piccoli, il rinnovare e confermare continuamente il proprio impegno. Formidabile, come tradizione, lo staff culinario. Sulle tavolate all’interno del "tendon" c’era di tutto condito con sana allegria, con condivisione sincera non solo di cibo, ma anche e soprattutto di momenti piacevoli da ricordare che uniscono le persone al di là dei loro vissuti personali. In tale contesto sono profetiche le parole del biblista don Santi Grasso che afferma convinto che il "desco", la "mensa" sono il fulcro dello stare assieme secondo lo spirito della Parola. Solo in questi momenti ci si rende conto di quanto siano importanti in ogni momento collettivo umano e cristiano, il condividere non solo "cose", ma pensieri comuni, aspirazioni, scambi di opinioni, che arricchiscono e valorizzano l’io di ciascuno che anela ad essere accolto e accettato pur nella diversità. Ma il fondamento di tutto questo lo ritroviamo nella gioia profusa dai componenti dello staff, stanchi sicuramente, ma con il sorriso pronto, l’alacrità fattiva, non con l’atteggiamento "musone" di chi è lì perchè deve fare, magari controvoglia, ma perchè vuole e si sente di farlo. Una persona del gruppo ha spiato con humor sottile, mentre affettava con perizia la frutta di giornata: "...in fondo ci divertiamo!" Si tratta di un divertimento vero, autentico, che nasce dal sentirsi oblativi, convinti che il nostro operato non sarà vanificato, non rimarrà sterile come il fico che non porta frutto, ma verrà incanalato nella costruzione di qualcosa di utile di cui tutti potranno fruire e beneficiare. Un ultimo plauso ai bambini del piccolo coro "Il ciant" diretti dalla maestra Cristina, che hanno accompagnato la liturgia, rinforzandone i momenti più significativi. Piccole voci variegate, nasini all’insù, occhietti attenti al ritmo e ai gesti competenti della loro insegnante. E i nonni, in questo frangente? Eccoli lì, gli sguardi rapiti, adoranti, indifferenti a tutto, puntati solo sui visini dei loro nipoti! Grazie di nuovo e, sperando di aver dato visibilità a tutti anche a coloro che visibili non sono sempre e...al prossimo anno.

Articolo del 19/10/2019 di Lucia Medeot

La celebrazione della Confermazione a San Lorenzo Isontino

Lo Spirito aiuta a vivere da cristiani

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Domenica 29 settembre la comunità di San Lorenzo Isontino ha vissuto la celebrazione della Cresima di un grippo di adolescenti. È una giornata speciale che si presenta ricca di aspettative: l’Arcivescovo Carlo sta per arrivare per impartire la Cresima. In chiesa l’atmosfera sembra rarefatta, tipica di ogni evento inusuale: gorgheggi del coro, brusio di parole che nascono sommesse e diventano proclami, data l’acustica particolare, sguardi ansiosi rivolti all’entrata. Il chiarore soffuso di due lampade di vetusta memoria, pendenti dalla volta, conferisce al presbiterio un non so che di mistico e di raccolto. Due file di sedie sistemate a mezzaluna sono pronte ad accogliere i dieci cresimandi e i loro padrini. Arriva il vescovo e come prima gesto si avvia incontro ai cresimandi, si sofferma, stringe loro la mano,disquisisce sull’incontro del precresima. Un momento davvero speciale, commovente nella sua semplicità: niente formalismi o ritualità, niente autorità che a volte può creare distanza! Ed è questo che attira i ragazzi, il bisogno di prossimità, il sentire l’altrui "io"che si rispecchia nel proprio, che trova rispondenza e si sintonizza sulla tua stessa lunghezza d’onda, che è lì con te e per te. Il momento breve, ma intenso, è seguito da attimi di pausa che creano una certa animazione nel presbiterio: Tiziana rincuora ragazzi e genitori, Antonio, ministro straordinario dell’Eucarestia e, in quest’occasione, pure padrino, ricontrolla le letture e l’assetto liturgico dell’altare, il diacono prepara il pastorale... Finalmente la campanella dà il via alla cerimonia e l’Arcivescovo, coadiuvato dal diacono Renato Nucera e da don Bruno, prende posto sul sedile più imponente dell’abside, definito comunemente "cattedra", ma che, in senso proprio, è segno identificativo della funzione di insegnamento e di potestà del vescovo. Dalla cattedra alla cantoria, dove il coro, diretto in modo impeccabile dalla maestra Raffaella e accompagnato dall’organista Renzo, intona il canto "I cieli narrano" seguito dalle letture, dall’intonazione dell’Alleluia e la lettura del Vangelo. Nel prosieguo l’omelia del Vescovo che, trattando tematiche a lui care come l’ambiente e l’immigrazione, esordisce:"Voi ragazzi vi chiederete cosa c’entra la Cresima con l’ambiente? e con i migranti?" Sguardi sconcertati in attesa di una risposta che il Vescovo non disattende. Lo Spirito Santo, spiega, aiuta a vivere da cristiani e, partendo dal Vangelo, interviene per affrontare i problemi dioggi. Esprimendosi in forma col loquiale ritorna alla sua infanzia quando leggeva con entusiasmo il "Manuale delle giovani marmotte", che dava risposte pronte, immediate, che il Vangelo non dà, ma può rimandarci alla Bibbia che afferma che il Signore ha creato il mondo e lo ha affidato alla nostra responsabilità. Anche il Papa, prosegue l’Arcivescovo, nella sua Enciclica "Laudato si’"esorta a una spiritualità ecologica che non è possibile senza solidarietà, in particolare nei confronti dei "poveri", parola nominata per ben 43 volte. Se roviniamo l’ambiente, roviniamo i poveri e i migranti, che vanno aiutati nello spirito del Vangelo, testo che invita a vivere con consapevolezza e a mettere a frutto i propri doni. Lo Spirito Santo, conclude, è una questione di vita non di chiesa, valorizza la nostra libertà senza obbligarci.Dopo un attimo di silenzio il Vescovo dà inizio al cerimoniale della Confermazione con le formule di rito, l’augurio della pace e l’imposizione delle mani su: Davide e Davide, Diego ed Eleonora, Federico e Giacomo, Giuseppe Antonio e, Luca, Matilde e Nicola. Toccante l’impegno effuso dai ragazzi nella preghiera dei fedeli con l’invocazione dei doni dello Spirito Santo: la Sapienza nel discernere i veri valori, l’Intelletto nel suscitare la capacità di superare gli ostacoli, il Consiglio con la scelta della strada giusta nella vita, la Fortezza come ausilio a essere sempre se stessi, la Scienza che esorta a un giudizio giusto sulle persone, la Pietà che sollecita alla fiducia nel Signore, il Timor di Dio che aiuta ad usare bene la libertà. La santa messa continua con la liturgia eucaristica e si conclude con i calorosi ringraziamenti di don Bruno all’Arcivescovo e a tutti coloro che hanno collaborato alla buona riuscita della celebrazione. L’Arcivescovo impartisce la benedizione e, rivolgendosi ai ragazzi, li invita a vivere il Vangelo con gioia e auspica la possibilità, per qualcuno di loro, di ricevere, un giorno, il sacramento dell’Ordine, il Diaconato o di santificare il Matrimonio in chiesa.

Articolo del 02/11/2019 di Lucia Medeot

Partecipati riti nella festa mariana a San Lorenzo Isontino

Celebrata la Madonna del Rosario

"Pur nella ripetitività dei gesti, la celebrazione si rinnova nell’alternarsi delle persone, nell’accompagnamento innovativo del coro...”

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Come ogni ricorrenza civile o religiosa ha sempre un’attribuzione legata ad un evento ben definito nel tempo, così anche la nascita della festa dellaMadonna del Rosario è collegata all’apparizione della Vergine a San Domenico. Papa Pio V insignì Maria del titolo di "Madonna della Vittoria", a memoria della battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 in cui la coalizione cristiana uscì vincitrice contro l’Impero turco. Si racconta che, in tale circostanza, i cristiani si affidarono alla protezione di Maria, prima del conflitto, snocciolando le coccole del Rosario, da cui l’appellativo "Madonna del Rosario". Ed è proprio in onore diMaria, raffigurata in una statua lignea posta sull’altare laterale, che ogni anno la comunità di San Lorenzo si riunisce orante la prima domenica di ottobre. 
La luce che pervade la nicchia crea un effetto particolare. Il mantello, di un azzurro intenso tendente al blu, che si distende in morbide pieghe abbellite all’orlo da una fascia dorata, e l’assetto regale della corona donano grande magnificenza alla Vergine. Dalla sua mano aperta pende il rosario, come un accalorato invito alla preghiera che, come anelito all’eterno, si esprime umanamente con il dono dei fiori che adornano il "trono" e il candore delleto vaglie sull’altare con ilmonogramma mariano AM(AveMaria) sfumato d’azzurro, creazione del compianto pittore e paesano Corrado Simonetti. Maria è fonte di ispirazione per ogni attività dei gruppi impegnati nella festa: il Consiglio Pastorale, il coro "Coral di San Lurinz...", i scampanotadôrs con il piccolo
Tommaso, cucciolo della compagnia, che ce lamette tutta per adeguarsi al ritmo degli adulti, i volontari della protezione civile e quelli senza "insegna", sempre pronti a dare una mano e, infine, i "Madonnari" di cui ritroviamo notizie in una lettera di Vanni, da cui citiamo "...dopo la morte di Franco Medeot, che provvedeva agli addobbi in chiesa, furono chiamati amici comuni che, nel tempo aumentarono di unità, formando il gruppo dei Madonnari...". Sarebbero ben poche le parole per esprimere la gratitudine verso queste persone che si apprestano ogni anno a trasportare la statua dalla nicchia al trono e lungo le vie del paese. Molti di essi non ci sono più, troppi volti in meno a chinarsi al passaggio diMaria, ma che, uniti a Lei in un’altra dimensione che travalica l’umano, continuano a vivere in un’eternità senza fine. Fra essi ricordiamo Renzo Medeot che si è premurato di far realizzare il drappo azzurro, dono di alcune mamme, che occulta la nicchia vuota quando Maria è in trono e Franco Visintin (Rebecca), assiduo portatore della croce in processione. 
La ricorrenza rimembra questi e altri fedeli assidui alla messa alla mattina e alla recita del Rosario seguita dalla processione al pomeriggio. La ritualità della celebrazione mariana si ripete quasi immutata negli anni, ma con una spiritualità sempre nuova. Pur nella ripetitività dei gesti, si rinnova nell’alternarsi delle persone, nell’accompagnamento innovativo del coro, nelle note prorompenti, ma con tonalità sempre diverse della banda, nell’incedere solenne di don Moris che assieme a don Dario e a don Bruno presiede il corteo processionale. All’omelia, don Moris sottolinea che Maria è al primo posto nell’elenco dei Santi come modello per la nostra fede e intercede affinchè lo Spirito Santo entri nella nostra vita e ci aiuti a diventare veri testimoni cristiani nel mondo di oggi. Maria si è sempre fidata della Parola di Dio, anche nei momenti più difficili, perchè è Dio che è capace di "fare cose nuove" e quando dà la Sua Parola, anche la mantiene. Don Tonso ricorda le parole della nonna che diceva che un tempo bastava la parola per suggellare un contratto: "al è un on di peraula", oggi invece si fanno solo firme perchè non ci si fida più. Una persona di fede, ribadisce il sacerdote, è serena, forse addolorata, ma mai disperata. All’omelia segue la processione allietata dalla banda di Fiumicello che continua la sua rappresentazione in ricreatorio, come coronamento al rinfresco comunitario. La lotteria a scopo solidale completa la giornata e i numeri sono estratti da Paolo sempre disponibile a donare il suo tempo in gesti di solidarietà. Seguono i ringraziamenti di don Bruno al vicesindaco e al consigliere alla cultura e a tutte le persone che hanno contribuito al buon esito della festa.

Articolo del 16/11/2019 di Lucia Medeot

Avviato l’anno catechistico

Presentati ufficialmente alla comunità i 27 bambini 

all’inizio del loro cammino catecumenale

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Domenica 3 novembre la comunità di San Lorenzo Isontino ha dato l’avvio ufficiale all’anno catechistico di preparazione ai Sacramenti di iniziazione cristiana. Undici bambini della scuola primaria e sedici della secondaria di primo grado si preparano ad iniziare un "cammino", diversificato nelle richieste e modulato secondo i ritmi propri delle fasce diverse di età. L’iter catecumenale che stanno per intraprendere, li aiuterà a guardare alla vita con una speciale, tarata sui comportamenti più veri e autentici e li sosterrà nell’addentrarsi nel multiforme ventaglio di opportunità che i valori cristiani offrono a chi, liberamente, sceglie di accoglierli. I momenti di catechesi che don Bruno propone, assieme alle catechiste, sensibilizzano alla gioia come modo di essere del cristiano. Una gioia che non è un’emozione che dura un istante e scompare, ma un sentimento che si propaga, coinvolge e veicola la Parola che entra, agisce e trasforma. Insegnare le verità di fede non è un compito facile, ma può diventare agevole e significativo se supportato dal "dono di sè" del catechista, impegnato con la mente e il cuore a favorire la formazione attenta e consapevole di bimbi e ragazzi in una fase delicata della loro storia personale,  magari accompagnata dagli arpeggi di una chitarra. "Fare catechesi", nelle sue accezioni più profonde, impegna dentro e porta ad agire con responsabilità per costruire la "persona", con tutte le sue potenzialità di cittadino, protagonista nella società e nel mondo, e di uomo di fede inserito attivamente nella Chiesa. Il percorso catechetico è iniziato, senza ufficialità mercoledì 30 ottobre, con un incontro in chiesa con i genitori dei ragazzi, finalizzato a rendere reattivi i presenti sull’importante compito che si accingono ad assolvere e sulla presa di coscienza che la prima alfabetizzazione cristiana inizia in famiglia e continua con il sostegno costante delle figure di riferimento, durante tutto il percorso di iniziazione sacramentale. La messa "ufficiale" di domenica 3 novembre si presenta diversa dalle altre per la sua peculiarità di momento speciale che vuole dare visibilità ai ventisette bambini e ragazzi, presentandoli alla Comunità. Seduti sulle prime file di banchi alcuni fra i piccoli appaiono intimoriti, mentre i grandi, più a loro agio, attendono composti l’inizio della funzione. La musica di "Voix du coeur", scaturita dalle mani di Bruno, oganista sempre presente, si diffonde lungo la navata, creando un ambiente carico di raccoglimento. La celebrazione inizia con la ritualità solita, ben scandita dai canti scelti per l’occasione.
L’omelia punta sulla caratterizzazione di Zaccheo, uomo che incomincia ad amare perchè si sente amato, che invita al cambiamento nostro e degli altri, che stimola a ridefinire l’amore che portiamo, chiedendoci se sia un atto gratuito oppure egoistico, che chiama ad "avere il coraggio di fare le proprie scelte". Il momento clou della celebrazione si svolge all’offertorio con l’acclamazione del nome dei bambini e dei ragazzi. Ad ognuno viene consegnato il libretto delle preghiere e un quadernone per inserirvi i nuovi saperi, il Vangelo ai soli comunicandi, poiché i cresimandi ne sono già in possesso. Don Bruno precisa che è la prima volta che tutti i ragazzi che si avviano alla Confermazione, sono gli stessi che si sono accostati alla prima Comunione. Nessuno dei ragazzi si è disperso per strada, nessuno si è dimenticato degli insegnamenti appresi e tutti hanno espresso il desiderio di continuare. Un dato di fatto assolutamente positivo: il famoso seme, gettato a suo tempo, è germogliato e ha prodotto dei meravigliosi frutti. L’intervento prosegue con la presentazione delle catechiste Tiziana e Roberta. Di seguito, il parroco auspica un’ulteriore presenza di persone disponibili a fare catechesi. "...Ci si guarda attorno, si ascolta e si impara a trasmettere... ", poche semplici azioni che, secondo don Bruno, definiscono il prototipo umile, ma propositivo, dell’insegnante in avvio. A conclusione le parole augurali: "Che il cammino sia importante per tutti voi e le vostre famiglie!" e il canto "Ti ringrazio", come ovazione di riconoscenza a Dio, seguito da un caloroso applauso, espressione dell’accoglienza di tutta una Comunità.

Articolo del 23/11/2019 di Lucia Medeot

Partecipata Giornata del Ringraziamento

Terra da tenere con riguardo rispettandone i tempi

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Domenica 10 novembre la Comunità di San Lorenzo Isontino si è riunita per celebrare la Giornata del Ringraziamento. Per il credente, la parola "ringraziamento" racchiude in sè l’anelito più profondo che ogni essere del Creato esprime al Creatore per la gratuità della vita. L’uomo di fede ringrazia con il canto, la preghiera e una lunga serie di manifestazioni gestuali e verbali che esprimono tutta la fede di una Comunità. Ed è con questo spirito che la giornata del Ringraziamento ha inizio. Le cromature scintillanti dei trattori presenti sul sagrato sono il segno concreto della cura e dell’impegno che gli imprenditori agricoli profondono nel loro lavoro che, in questo giorno particolare, offrono al Signore. In chiesa, in prima fila, le autorità: il sindaco, i membri dell’Amministrazione comunale, il rappresentante della Coldiretti regionale e locale e il maresciallo dei carabinieri. La Corale San Lorenzo dà l’avvio alla celebrazione, officiata interamente in lingua friulana. L’intercalare degli Alleluia, interpretati con i suoni e la musicalità propri del friulano, sono armoniosi all’ascolto di chi si è nutrito da sempre di questa "parlata" che veicola tutto un insieme di tradizioni e di vissuti propri del nostro mondo contadino. È un io del passato che si ripercuote nel presente e ne continua l’identità. Don Bruno, all’omelia, esorta a un comportamento ecosolidale: "Siamo abituati ad avere le cose con tanta facilità, da dimenticare che il Signore ci ha dato la terra, non per sfruttarla troppo e male, ma per tenerla con riguardo e rispettarne i tempi..." e ancora, rivolgendosi soprattutto ai bambini: "Dobbiamo imparare che anche le cose più semplici hanno bisogno del lavoro di tanta gente: è giusto usarle, ma non sprecarle..." All’Offertorio, due bambine e due bambini, con il tipico costume friulano, si avviano ai piedi dell’altare per posarvi i cesti stracolmi di prodotti agricoli che rimandano alla fatica dell’uomo lavoratore e la qualificano. Breve accenno alla figura di Sant’Isidoro, l’Agricoltore o Agricola, patrono dei contadini, rappresentato in un gonfalone. Il suono persistente della campanellaprelude al canto del Te Deum seguito dai ringraziamenti a tutte le autorità presenti, alle Associazioni Coldiretti e Cacciatori, ai bambini e maestre della scuola dell’infanzia e primaria e a tutti quelli meno visibili che lavorano dietro le quinte. Attimi di commozione e battito di mani accompagnano la "Preiera dal contadin", letta con disinvoltura da Omar, bambino di quinta della primaria. Segue la benedizione dei mezzi agricoli e la festa sotto il tendone. Il rappresentante dei "contadini", Emilio Orzan, sempre pacato come suo stile, si è districato in manieraineccepibile tra i vari discorsi riempiendo gli spazi vuoti con  l’intrattenimento dei bambini della scuola dell’infanzia e primaria che hanno presentato i loro lavori a tema "blava" (granoturco), con riproduzioni grafico-pittoriche e piccoli manufatti rappresentativi sulle "pannocchie", tutti meritevoli di apprezzamento. Spettacolari le incisioni su legno del maestro scultore Aldo Cucit sui lavori e attrezzi agricoli. In seno alla manifestazione, la consegna di una targa onorifica a GiovanniMarega, Vanni, studioso accurato della storia del nostro paese, documentata con un’attenta ricerca presso gli archivi di stato e, nello specifico, delle origini della chiesa e del nostro campanile, nonchè abile insegnante nel settore "campanario" dove si è distinto nella preparazione di generazioni di scampanotadôrs e nella creazione di spartiti concepiti per suonare con competenza le campane, strumenti musicali unici e straordinari. Le parole della targa ringraziano Vanni, valorizzandolo "...per la costante presenza nei momenti di incontro della nostra Comunità, per aver contribuito all’animazione di tanti momenti celebrativi e alla tradizione dello scampanio". Eloquente l’intervento del rappresentante regionale della Coldiretti Paolo Cappelli che ha elogiato la Comunità per il suo "sentire" le origini e rinforzare il ricordo di "chi siamo e da dove veniamo". Sentito e partecipato il discorso del sindaco Ezio Clocchiatti che ha sottolineato la possibilità che abbiamo tutti di fruire dei beni della campagna e di ringraziare per tutta questa grande "generosità" che ci viene offerta. A conclusione la lotteria con i premi di natura agricola, preparati dal gruppo Coldiretti.
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