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Raccolta di articoli che valorizzano gli eventi della nostra Parrocchia pubblicati su Voce Isontina

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Articolo del 16/01/2021 di Lucia Medeot

La chiesa si è rianimata per accogliere i fedeli
nei giorni del Natale
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La parrocchiale ha riaperto i battenti dopo la sanificazione dovuta alla positività al Covid-19 del parroco, don Bruno Sandrin. Domenica 20 dicembre la chiesa di San Lorenzo Isontino, dopo il periodo di chiusura a seguito della positività al Covid del parroco don Bruno Sandrin, ha riaperto i suoi battenti dopo un’accurata sanificazione. La chiesa era, è e rimane un punto di riferimento per ogni paese, il simbolo di un luogo dove si esprime l’io sacrale di ogni fedele, la sua identità religiosa, il suo rapporto speciale con Dio che porta la persona al massimo della sua capacità di amare ed è unico nella sfera individuale, ma mai separato dagli altri nel momento comunitario. L’edificio sacro si è rianimato con le due messe celebrate da due sacerdoti diversi in mancanza di don Bruno impossibilitato dal Covid, ma fortemente presente con il pensiero e il desiderio di essere lì a presenziare. Dopo un decorso di positività al coronavirus che si è risolto al meglio, il giorno di Natale don Bruno si è ripresentato all’altare, officiando le messe solenni. Ai fedeli che lo hanno accolto all’entrata il parroco, felice come non mai, ha confermato il suo soddisfacente stato di salute e la sua grande gioia nel ritorno alle funzioni abituali che hanno reso speciale questo Natale 2020 e ridato slancio alla Comunità. Al contempo una nota triste ha affievolito l’atmosfera gioiosa del momento: si avvertiva pienamente un silenzio diverso rotto solo dalle voci "nude" dei fedeli e non dal suono dell’organo che,muto, era solo un arredo posizionato sotto l’ambone:mancava l’organista, l’ex sindaco Bruno Razza, ricoverato la Vigilia di Natale al reparto di rianimazione dell’ospedale di Udine, a sua volta per Covid. Non si può far scaturire nulla da uno strumento, seppur prezioso, se mancano le abili mani e la virtuosità della persona che lo suona. Da tempo immemorabile ogni funzione è stata allietata da un rincorrersi di note lungo la navata, ora solenni, ora gioiose, ora tristi a seconda della specificità della funzione, evocate da Bruno, per tutti "l’organista" che accompagna e qualifica ogni nostra liturgia. A lui vada il sostegno della Comunità. Don Bruno ha sottolineato la preoccupazione di tutti per il coronavirus che limita ogni nostro fare normale, ma ha anche evidenziato la bellezza dell’essere insieme a celebrare il Natale che è "mistero", cosa meravigliosa di un Dio che, fattosi uomo, ha assunto le difficoltà, le contraddizioni e le attese dell’umanità. Con la Nascita tutto ricomincia e diventa un invito a riscoprire i veri valori che con l’ isolamento si rischia di perdere e ad aprirci a tutti, non per formalismo, opportunismo o tradizionalismo,ma per amore. Un augurio speciale quello di don Bruno intriso di commozione nel momento dei ringraziamenti a tutti coloro che lo hanno aiutato in tempo di Covid, dalle semplici mansioni come la spesa e le medicine, a tant’altre diverse come l’allestimento della chiesa per le festività, la costruzione dei presepi, ...Tutto questo a significare la disponibilità di tante persone che hanno creato una rete di aiuto e protezione continua e fattiva attorno al loro parroco in difficoltà.

Articolo del 30/01/2021 di Lucia Medeot

Persone realizzate se capaci di essere "vere"
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“La Parola spinge sempre i credenti ad agire, a dare una risposta, a non essere passivi ma propositivi per testimoniare la nostra fede nella storia" Fine e inizio d’anno: è questo il tempo per fare bilanci e ringraziare le persone che concorrono alla vita di una Comunità. Dopo il periodo buio all’ombra del Covid 19 vissuto dal nostro parroco don Bruno Sandrin, le festività del tempo di Natale sono state vissute con particolare partecipazione da tutta la comunità di San Lorenzo Isontino. Questo arco temporale così significativo ha dato corposità ai sentimenti di grande sensibilità propri degli appartenenti alla Comunità che, adattandosi alla situazione delicata di emergenza in atto, hanno rinsaldato legami di collaborazione, costruito opportunità d’incontro e creato gruppi di lavoro promotori di attività ben visibili all’interno e all’esterno della chiesa. Esempi significativi di tutto ciò sono stati la Natività sulla facciata della parrocchiale e l’allestimento dei presepi, opere che meritano un’attenzione particolare per il grande dispendio di tempo e di energie "rubati" agli impegni quotidiani di tante persone del Consiglio pastorale e non. Il presepio posto accanto all’altare - e non più come accadeva in passato in fondo alla navata - sempre straordinario nella sua unicità, è apparso più sobrio negli effetti sonori e luminosi rispetto agli anni passati, per la limitata quantità di tempo a disposizione tra la riapertura della chiesa e il Natale. Quello collocato nello spazio aperto vicino alla grotta della Madonna, nato da un’idea del defunto ex sindaco Renzo Medeot e caldeggiato da don Bruno, è diventato una rappresentazione simbolica della Nascita propria della nostra parrocchia, per la cura nella scelta dei materiali minuziosamente sagomati a mano e dipinti dal professor Vinicio Visintin, e il lavoro paziente e scrupoloso di allestimento e ampliamento del numero dei personaggi offerto ogni anno dal gruppo dei "Presepianti" formato da Aldo Bosa, Bruno Beltram, Emilio Orzan, Giovanni Marega, Paolo Cettolo e Renzo Lorenzut. Eliana, responsabile del gruppo delle "Marte," li definisce affabilmente come "Chei ons", persone che fanno da collante, vivificano la Comunità e, con le parole di don Bruno, la qualificano come un punto di riferimento, una realtà forte e densa di energie a cui si può attingere,ma anche donare. Anche per tutti questi motivi, la sera di fine d’anno con il canto del Te Deumsi è elevato un ringraziamento corale espresso con l’omelia del parroco, che ha puntualizzato come le persone possano sentirsi libere e pienamente realizzate se capaci di essere "vere" nella parola, nella coscienza e nell’azione. Considerazioni continuate il
giorno di Capodanno, con l’auspicio del parroco a verificare il passato con sincerità per rilevarne le scelte sbagliate e non ripeterle, guardando al Vangelo come punto di riferimento che ci impegna ad un’attenzione agli altri, a tutti, non solo a coloro che ci sono amici o la pensano come noi. La festa dell’Epifania, giorno in cui la nostra Comunità vedeva i bambini riuniti in azioni di solidarietà a favore dei loro coetanei della Romania, quest’anno non si è ripetuta causa le restrizioni dovute al Covid. Lo spirito legato alla manifestazione è rimasto, tuttavia, lo stesso ed è stato ben scandito da don Sandrin, sempre attento alle situazioni di precarietà, di cui citiamo: "L’esperienza epifanica è un forte richiamo all’unità che valorizza la diversità e non si concretizza nell’indifferenza verso le necessità dell’"altro",ma ci spinge ad agire, a dare una risposta, a non essere passivi ma propositivi, non un momento di emozione sentimentale ma il richiamo ad un impegno nella storia per testimoniare la nostra fede".

Articolo del 19/06/2021 di Lucia Medeot

Un mese vissuto intensamente

Numerose e partecipate celebrazioni hanno segnato le settimane dimaggio

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Il mese di Maggio porta con sè tutto un retaggio di tradizioni, di atteggiamenti e di abitudini rituali e famigliari che si tramandano di generazione in generazione e che diventano i mattoni di una comunità che esprime se stessa e le proprie origini. Maggio è un mese ponte, una sorta di anello di transizione tra i rigori dell’inverno, i tepori della primavera e lo splendore assolato dell’estate. E’ il mese delle rose che intrecciate a forma di corona, a partire dal Medioevo, venivano poste sulle statue o accanto alle icone della Madonna. La comunità di San Lorenzo Isontino, assieme a tante altre, affonda le sue radici in un mondo contadino denso di religiosità che vedeva gli uomini riuniti attorno al fogolar dopo il duro lavoro dei campi, mentre le donne sgranavano le coccole del rosario e i bambini, in particolare le bambine, abbellivano i piccoli altarini che avevano costruito in qualche cantuccio della casa con "immaginette" di santi e di Maria, al posto d’onore, che onoravano con fiori appena colti, un’Ave sussurrata a fior di labbra o un piccolo "fioretto" . I comportamenti variano,ma la sostanza rimane e Maggio continua a suscitare la riverenza a Maria con la consueta recita del rosario, di sera in chiesa con lettori preparati, piccole riflessioni e la recita delle litanie laurentiane che si snodano con i vari appellativi che definiscono Maria come Madre, Vergine e Regina di una storia che, partendo dai Patriarchi, racchiude in sè tutte le figure simbolo del Cristianesimo. Il rosario diventa così una forma di catechesi che invita ogni fedele a soffermarsi e meditare sul significato profondo insito in ogni appellativo che definisce l’amore di una Madre che diventa consolatrice e ausiliatrice. Un significato che, secondo don Ugo Bastiani in sostituzione di don Bruno nell’omelia dell’ultima domenica di maggio, dovrebbe essere ricercato in ogni parola detta e ripetuta per coglierne l’essenza e diventare per il credente uno stimolo a conoscere al di là della semplice ripetizione puramente meccanica. Unmodo di fare particolare quello di don Ugo che al momento del segno di pace, non più possibile, ha proposto un altro gesto altrettanto significativo: le mani giunte posate sul cuore, sulla fronte e poi rivolte verso ogni presente, trasmettendo un messaggio semplice, ma coinvolgente: la pace nasce dal cuore, si rinforza con il pensiero buono e si attiva con le mani unite nella preghiera che predispone l’animo al perdono e all’accoglienza. Un maggio denso di commemorazioni quello vissuto dalla parrocchia di San Lorenzo Isontino. La domenica dell’Ascensione è stata dedicata ogni anno alle rogazioni che si concludono con la visita al capitello di Sant’Eurosia, piccola costruzione che si eleva in mezzo a prati e campi coltivati, con l’affresco che la raffigura carica dimessi di cui è protettrice e alle spalle lo stilema del nostro splendido campanile. Quest’anno la celebrazione non si è svolta con l’abituale rito processionale, causa l’impedimento degli assembramenti dovuto alla prevenzione del Covid 19,ma ugualmente significativa con l’omelia di don Bruno sui momenti salienti della vita della santa e la preghiera di intercessione corale presso di Lei. La domenica di Pentecoste ha coinciso con l’annuale festa degli Alpini. La chiesa ravvivata dai labari e dalle insegne, con la presenza forte dei fedelisembrava rendere omaggio al valore di questo Corpo che si è distinto per la difesa dei confini montani italiani. Apprezzate le parole di benvenuto di don Sandrin ai rappresentanti locali e non e la recita della preghiera dell’Alpino letta dal Presidente Roberto Stacco in un’atmosfera di assoluto epartecipato silenzio.

Articolo del 03/07/2021 di Lucia Medeot

Il Pane spezzato e condiviso

La prima comunione per sette bambini di San Lorenzo Isontino

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Le celebrazioni del mese di giugno accompagnate dal suono delle campane manovrate da alcuni giovani scampanotadôrs
Come il mese di maggio è stato ricco di iniziative, così pure lo è stato giugno nella parrocchia di San Lorenzo Isontino. La chiusura del mese mariano è coincisa con la fine del corso per scampanotadôrs che ha visto alcuni allievi, aspiranti "campanari", dedicarsi con zelo all’acquisizione delle competenze necessarie per la lettura corretta degli spartiti creati da Giovanni Marega, conosciuto come "Vanni", da sempre autorevole maestro campanario che, con la sua esperienza ha sempre garantito e garantisce la buona esecuzione dei brani personalizzati relativi ad ogni festività. I nuovi scampanotadors, appena "nati" hanno già dato prova della loro abilità nella solennità del Corpus Domini, 6 giugno, e nelle due domeniche del 13 e 20 giugno dedicate alla celebrazione delle Prime Comunioni di due gruppi di 5 (4 maschi e una femmina) e di 2 bambine: Martina, Federico, Davide, Leonardo, Paolo e Soraya e Rebecca. L’impartizione di un sacramento così importante ha avuto bisogno di un lungo tempo di preparazione per portare i comunicandi a ricevere in maniera convinta e consapevole Gesù Eucarestia. L’arresto obbligato causa lockdown, non ha fermato l’attività catechetica che è continuata a intervalli, ma sempre proficua con interventi e modalità diverse: viaWhatsApp, email, schede di appoggio inserite da don Bruno sul sito della parrocchia utili ai bambini e anche agli adulti di riferimento. Un ventaglio di informazioni per chiarire concetti, affrontare argomenti e immergere i piccoli in un mondo religioso le cui sfaccettature sono infinite, non sempre immediate, cariche di significati nascosti che vanno appresi cammin facendo, rispettando la personalità in formazione dei piccoli e a misura del loro essere bambini che si approcciano al mistero e si avvicinano gradualmente alla conoscenza del mondo bilico, in particolare del Vangelo. Le due celebrazioni hanno visto i comunicandi e i genitori fare ala ai lati dell’altare sull’onda del canto d’inizio "Siamo riuniti Signor intorno al tuo santo altar..." ad evidenziare il pane eucaristico che induce alla fraternità e di seguito l’accensione di una candela ciascuno davanti al cero pasquale. All’omelia don Bruno ha infervorato gli animi con la schiettezza, gli agganci biblici calati nel nostro mondo comunitario, le esortazioni rivolte a tutte le persone di "buona volontà", senza invadere il mondo di nessuno,
ma con le debite puntualizzazioni che sanno smuovere gli animi. Il parroco si è soffermato a lungo sul "valore" della domenica come Giorno del Signore che oggi ha cambiato volto, dando più spazio allo svago e agli hobbies, ma che deve comunque essere rivalutata nel suo senso più vero, come giorno dedicato a Dio, in primis, ma anche alla famiglia, alla comunità, tanto da diventare giorno del riposo, della carità e del dialogo. Ha continuato rivolgendosi agli adulti, esortandoli a mandare a messa i loro bambini, ad accompagnarli, a partecipare con loro a questo momento esperienziale così importante che alimenterà la fede e darà forza al cammino della vita e sarà uno stimolo per incontrare la Comunità che sempre si rinnova. Commoventi e spontanee le intenzioni dei bambini, seguite dal dono a ognuno di una pergamena e del libro dedicato a don Nino Bearzot, stampato da poco.

 

Articolo del 03/07/2021 di Lucia Medeot

La liturgia del Corpus Domini

Comunità riunita attorno all’Eucarestia

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Come ogni festa ha le sue origini e le sue ragioni di essere ben radicate nel passato e nella storia, così anche la ricorrenza del Corpus Domini ha una sua data e un luogo di nascita. Nasce nel 1247 a Liegi in Belgio,ma viene allargata a tutta la Chiesa solo l’11 agosto 1264 con l’emissione della bolla di papa Urbano IV. Un tempo il Corpus Domini era considerato una vera e propria festa anche sul calendario, era un giorno di riposo per tutti, anche per i bambini e i ragazzi che non andavano a scuola. E’ una delle feste più importanti del Cristianesimo, assurta al grado liturgico di "solennità" e celebrata anche nella parrocchia di San Lorenzo Isontino domenica 6 giugno. La Comunità non è mai venuta meno all’osservanza dei riti propri di questa ricorrenza, caratterizzata dall’ormai consolidata processione e ostensione del Santissimo Sacramento portato lungo alcune vie del paese, con brevi soste presso i quattro altari edificati negli spazi storici di San Lorenzo Isontino. L’anno scorso e quest’anno la tradizione si è interrotta causa l’emergenza Covid, ma l’anima della ricorrenza non è venuta meno. Alla messa delle 10.30 è seguita una celebrazione particolare che ha riproposto all’interno della chiesa le stesse ritualità previste durante il solito corteo processionale all’esterno. L’altare arredato con la tovaglia arricchita dalle immagini dorate delle spighe di grano, i due candelabri a cinque bracci con le candele accese e l’ostensorio a raggiera con l’ostia consacrata che don Bruno ha sollevato per impartire la benedizione eucaristica a tutti i presenti, hanno contribuito a trasformare la chiesa in un ambiente mistico senza chiusure, a significare che Gesù nell’Eucarestia non ha confini, che opera all’aperto e al chiuso e si espone all’adorazione dei fedeli ovunque essi vogliano onorarlo. Don Bruno ha riproposto i passi dei quattro Vangeli che venivano letti come da prassi accanto ai quattro altari in cui la processione sostava in raccoglimento mentre i lettori esponevano il commento e le riflessioni meditate. A chiusura il canto del Tantum Ergo Sacramentum estratto dal Pange Lingua, che ha espresso appieno l’adorazione del credente a "un sì gran sacramento". Nel complesso dei gesti, degli arredi e delle espressioni significative che hanno ravvivato la celebrazione, notevole l’accompagnamento dell’organo, suonato dall’organista Bruno Razza. I fedeli hanno vissuto questi momenti con uno spirito nuovo, memori che nessun fattore esterno, per quanto terribile, possa impedire o limitare l’afflato religioso, quando questo fa parte dell’essenza del cristiano e sa esprimersi anche nei momenti più bui e difficili. Signficativa l’omelia di don
Sandrin incentrata sul bisogno umano dei gesti che rendono presente un passato e ci aprono ad un futuro. Fra questi il gesto più grande è la messa che "giudica" la comunità e insegna ad amare, servire e perdonare ed è una spinta sempre nuova per trovare il coraggio di ripartire e diventare protagonisti non solo semplici spettatori. Emblematiche le ultime parole: "L’Eucarestia è la Presenza da testimoniare che diventa la motivazione per cui portiamo il Santissimo fra le nostre case, cioènella vita di ciascuno di noi".

Articolo del 04/09/2021 di Lucia Medeot

Intensi momenti di vita comunitaria
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Il torrido agosto che ormai sta languendo, pronto a cedere il passo al più mite settembre, è stato particolarmente dedicato, nella parrocchia di San Lorenzo Isontino, a diverse commemorazioni, non ultima quella del patrono. Particolare in questo mese la festa religiosa dell’Assunzione della Vergine Maria che coincide, civilmente, con la giornata di Ferragosto. Le sante messe hanno visto un afflusso soddisfacente di fedeli che, pur non disdegnando i momenti ludici legati al 15 di agosto, hanno anteposto ad essi la partecipazione all’ Eucarestia domenicale. Don Bruno, durante l’omelia ha esordito dicendo che come prima impressione si potrebbe pensare che l’Assunzione sia stata posta in un momento poco opportuno, che le vacanze, i viaggi, gli svaghi , vere e proprie attenzioni per il "corpo", possano non andare d’accordo con le preoccupazioni legate all’"anima". E’ una convinzione errata - ha proseguito il parroco-, perchè la celebrazione dell’Assunta è un inno alla
santificazione e valorizzazione di tutto ciò che è umano. Ha continuato con un’immagine molto suggestiva, il Signore è contento quando anche noi lo siamo e ricerchiamo il divertimento in modo giusto e onesto: non fuggire dalla vita, ma viverla secondo il progetto di Dio, senza rinunciare al benessere personale ma usarlo per migliorare il proprio status e soprattutto per costruire il bene.Significativa l’impartizione di un Battesimo che nella nostra realtà è un avvenimento alquanto partecipato che don Sandrin, con la sua solita ars didattica e le parole appropriate, è riuscito a trasformare in un momento catechetico basato sul linguaggio non verbale di segni e simboli propri del Sacramento: l’acqua, l’olio, la veste bianca e la candela accesa. Per spiegare il significato dell’olio, dal punto di vista umano e del Sacro Crisma nel suo aspetto rituale, si è avvalso delle immagini proprie dei gladiatori dell’antica Roma, e in particolare di Aquileia, che spalmavano l’unguento sul corpo per sottrarsi alla stretta degli avversari. Don Bruno, profondo conoscitore della storia romana e cristiana di Aquileia, Chiesa Madre, ha attinto ampiamente alle informazioni storiche, religiose e allegoriche presenti nel video,molto apprezzato, realizzato da lui stesso e postato sul sito della parrocchia. L’ultimo sabato di agosto, alla messa
vespertina delle 17.30 un evento a sorpresa: l’anniversario di matrimonio di due coniugi, Claudia e Vito, di cui omettiamo il cognome perchè li consideriamo facenti parte di una famiglia più grande, la Comunità che accomuna al suo interno persone, gruppi, etnie ed estrazioni sociali diverse, senza connotazioni di alcun tipo, fuorchè il "servizio" personale all’altro. Claudia, membro del Consiglio pastorale parrocchiale, attiva al suo interno come appartenente al comitato di accoglienza dei fedeli e puntuale come lettrice, e Vito, generale dell’esercito in pensione. Alla fine della messa, dopo il canto ormai consueto e amato di "Madonnina del mare", tipico del periodo estivo, il parroco, cogliendo i fedeli di sorpresa e soffermandosi sull’altare, ha pronunciato la formula di benedizione dei due sposi da quarantacinque anni insieme, sottolineando la solennità del momento che dovrebbe essere sempre vissuto con gioia, senza pudori o riserbo che talvolta lo connotano. Don Bruno ha quindi invitato i presenti a condividere la significatività del rito e, personalmente, si è espresso con parole augurali, atte a protrarre nel tempo la sacralità dell’unione cristiana dei due sposi.

Articolo del 25/09/2021 di Lucia Medeot

Partecipata rassegna corale nella chiesa di San Lorenzo Isontino

Armonie del territorio

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"Originale l’intercalare dei brani musicali presentati con dei passi in prosa attinti da produzioni di alcuni
scrittori sanlorenzini"Venerdì 10, nel giardino adiacente alla chiesa di San Lorenzo Isontino, ha avuto luogo una rassegna di cori inserita nel progetto "Armonie del territorio" organizzato dall’USCI Gorizia, a completamento della serata corale tenutasi a Villa  Scolaris. Si sono esibiti: la Coral di San Lurinz "don Nino Bearzot" (Ce biele lune, Suspir da l’anime, Al prea Jacu...), il coro "Monte Sabotino" ((Un salut e furlanie, Ai preat la biele stele, Stelutis alpinis...) e il gruppo corale "LeVoci della Foresta" (Il ballo del soldato, Ohmontagne, Al cjalciumit...). I coristi si sono sistemati a ventaglio davanti alla grotta con la statua lignea della Madonnina che brillava in tutta la sua preziosità, esaltata da un sapiente gioco di luci. Nell’aria un attimo di sospensione, con gli occhi dei coristi rivolti verso la cuspide illuminata del campanile: i cori avrebbero dovuto essere accolti da un suono di campane creato ad arte, con le cordemosse "amano" da Vanni il maestro campanario,ma un nido di vespe nella cella campanaria aveva impedito lo scampanio, come preludio al canto "Al sun dal lis cjampanis" della Coral di San Lurinz e alla lettura di uno scritto di don Nino Bearzot suVos di pais: "I rintocchi dell’Ave Maria si stanno spegnendo, la "campana" grande ha svolto il proprio incarico...", seguiti dal frammento di un libro di Vanni: "Jera ’l sun da tre "ciampanis" dal tor, che sbatevin tra di lor..." Originale  l’intercalare dei brani musicali con dei passi in prosa attinti da produzioni di alcuni scrittori sanlorenzini, come Bruno Beltram, Feliciano Medeot,Vanni Marega, Luigi Zoffi, Bruno Razza che, con grande passione letteraria e pazienti consultazioni di fonti scritte e orali, hanno "rivisitato" e tracciato uno spaccato della storia autentica e talvolta sconosciuta del nostro paese. La serata é iniziata con l’intervento della presentarice Rosalba Terpin dell’ospitante "Coral di San Lurinz", che ha porto il benvenuto ai cori e ai presenti, esprimendo la gioia di tutti per la ripartenza. Rosalba si è mossa con disinvoltura sul palco, inserendo aneddoti, delineando persone e situazioni, sfumando l’austerità propria della rassegna con quella particolare carica di simpatia che attrae l’uditore e lo immerge, assorto, nella magia della musica. I pezzi musicali interpretati con estensioni vocaliche sorprendenti, assoli virtuosi, voci coese erano perlopiù in friulano: "La polenta nus plaseva par duc’ i valors che ià rapresentat pa nestra int e pal nestri plasè di ricognosisi in t’una roba cusì sempliza e sànzira..." (Bruno Razza), e qualifica una "gente" che si è costruita nel tempo un’identità propria, intrisa di sacrifici, di miseria, di lacrime trattenute, di preghiere accorate in tempo di guerra o nel ritorno da essa, davanti allo sfacelo "...in cjasa manciavin i pavimenz di breis, la cjamara di jet, la stala... la glesia aveva il cuviart sfondat..." (Feliciano Medeot), "...inta buteghismancia di dut..." (Bruno Beltram). A conclusione l’intervento del sindaco Clocchiatti, soddisfatto per la rassegna che ha rinsaldato la speranza di ricominciare, di don Sandrin felice per il ritrovarsi assieme, della presidente dell’Usci Tiziana Trevisan, convinta che la ripresa dipenda dal coraggio deimaestri e dei presidenti di coro.

Articolo del 02/10/2021 di Lucia Medeot

La testimonianza viva di Antonio

Rito di suffragio a San Lorenzo Isontino

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Ravvivare il "ricordo" è un modo puramente umano di prolungare nel tempo la figura e l’operato delle persone che con il loro "esserci" hanno segnato la vita di una famiglia e di un’intera Comunità: Antonio Moretta, ministro straordinario dell’Eucarestia, è una di queste. A cinque mesi dalla scomparsa avvenuta il 9 aprile di quest’anno, la moglie e i figli hanno voluto ricordarlo con più sante messe in suffragio celebrate da don Sandrin nella chiesa di San Lorenzo Isontino e altre nel santuario della Madonna di Castelmonte a cui era particolarmente affezionato e che lo vedeva, in varie occasioni, intento nella preghiera davanti alla teca con l’effigie della Madre di Cristo. Ma la sua vita era qui a San Lorenzo Isontino, non suo paese natale, ma una comunità a cui sentiva di appartenere come figlio di elezione, accolto da tutti e presente con tutti in ogni attimo della sua giornata. La sua profonda religiosità lo sosteneva nel quotidiano ed era palese e manifesta in ogni cerimonia a cui partecipava. Tipico appariva il gesto a mani alzate e occhi rivolti verso l’Eterno a cui chiedeva aiuto quando si sentiva impotente di fronte alle asperità della vita, ma anche sicuro che la Provvidenza non abbandona mai e ascolta sempre le grida del bisognoso. La famiglia da cui ha ricevuto, ma anche dato tanto, si è premurata di far perdurare nel tempo il ricordo di Antonio con la creazione di una piccola "immaginetta" che esprime con poche, ma intense parole, ciò che lui vorrebbe dire, quasi un suo testamento spirituale postumo rivolto a chi lo ha amato.

Articolo del 23/10/2021 di Lucia Medeot

Celebrata la Madonna del Rosario

Anche quest’anno sono stati molti i fedeli presenti a San Lorenzo Isontino alla processione snodatasi per le vie del paese nella ricorrenza mariana

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"Rallegrati o Maria! Giolt cun nomari nestree cun duc i popui da tiare, al Signor nus a dat parmari la so stessamari"
Fin da tempi secolari la parrocchia di San Lorenzo Isontino celebra nella prima domenica di ottobre la festa della Madonna del Rosario, ricorrenza istituita per volontà di papa Pio V, "Primo papa del Rosario", che attribuì alla Madonna il titolo di "Madonna della Vittoria" in memoria della famosa battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 in cui la flotta cristiana vinse quella ottomana. Papa Gregorio XIII ne tramutò il nome in "Madonna del Rosario", ricordando i cristiani che, prima del conflitto, chiesero l’intercessione di Maria, pregando il rosario. Oggi 3 ottobre i fedeli continuano a pregare e ad identificare nel rosario l’unicità dei suoi aspetti: la preghiera, la meditazione e la contemplazione. La santa messa delle10.30, celebrata da don Bruno Sandrin, ha preluso alla solennità vera e propria svoltasi al pomeriggio. Don Sandrin nell’omelia, ha delineato con parole dense di espressività il senso originario della coppia, come uomo e donna creati da Dio diversi e incompleti, ma destinati a comporre un’unità perfetta che si rinforza con il superamento del limite personale e si realizza nella donazione reciproca. Il parroco volgendosi alla statua di Maria, situata davanti all’ambone, ha concluso dicendo che è da Lei che dobbiamo imparare a confrontarci con l’amore di Dio, a vivere i veri valori nella famiglia e fuori da essa. A mezzogiorno la benedizione delle automobili e alle 15.30 la funzione presieduta da don Dario Franco in veste di omeleta, don Ugo Bastiani e don Sandrin. Il santo rosario, con i grani minori delle Ave Maria e quelli maggiori del Padre nostro, è stato recitato da don Bruno e da quattro lettrici. All’omelia don Dario ha esordito dicendo che l’argomento ricorrente tra gli anziani è la nostalgia del tempo in cui si aveva poco o niente, ma si era comunque contenti. Oggi la stessa gioia, ha proseguito il sacerdote, si può ritrovare nelle parole di papa Francesco che ci propone di incontrare Gesù, in piena letizia, nel Vangelo, nell’amore fraterno e in particolare nella devozione a Maria. Arrivare a Gesù tramite Maria: "Per Mariam ad Jesus!". L’angelo Le si rivolse con la parola "Ave", in greco "haire, rallegrati" e lei ha sempre gioito, seppur passata al vaglio della morte del Figlio. Anche se orfani di una madre terrena, non lo saremo mai della Madre celeste che ci fa conoscere la tenerezza di Dio, Padre buono che ci aiuta a bandire la tristezza. Don Dario conclude con un’esclamazione accalorata rivolta alla Madonna: "Rallegrati o Maria! Giolt cun no mari nestre e cun duc i popui da tiare, al Signor nus a dat par mari la so stessa mari". Dopo l’omelia è uscita la processione con i Madonnari pronti a portare a spalle la statua lignea della Madonna in tutta la sua magnificenza, anche senza trono. L’effigie è stata acquistata in Tirolo nel
1924, in sostituzione di quella in gesso rimasta per nove anni nell’umida cantina di Villa Folini durante la prima guerra mondiale (cfr. lettera di Vanni Marega, concessa da Jolanda Canavacciuolo). L’assenza degli stendardi, antichi, ma di inestimabile valore affettivo, con immagini sacre in recto e in verso, non ha diminuito lo spirito orante dei fedeli che, guidati nelle canzoni mariane dall’organista Bruno Razza, hanno seguito Maria benedicente le case e le persone che vi abitano. Al rientro la lettura della supplica alla Madonna di Pompei, i ringraziamenti di don Sandrin al sindaco, alle autorità presenti, ai parroci, ai scampanotadors e a tutti i volontari impegnati nella festa. Toccante il canto finale a Maria con l’intensità dell’ Ave a due voci.

Articolo del 06/11/2021 di Lucia Medeot

Don Bruno Sandrin parroco da dieci anni a San Lorenzo Isontino

"Vivi ciò che insegni" La comunità ha voluto stringersi
attorno al sacerdote in occasione dell’anniversario

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Domenica 24 ottobre giornata da ricordare per  la Comunità di San Lorenzo Isontino che ha festeggiato i 10 anni dall’arrivo di don Bruno Sandrin nella parrocchia. Il decennale esatto ricorreva sabato 23 ottobre, ma è stato fatto ricadere al giorno dopo, durante la messa delle 10.30. La festa, organizzata in silenzio dai due Consigli, pastorale e degli affari economici, ha colto di sorpresa il parroco che ha celebrato normalmente anche se più di qualche presenza sulla cantoria presagiva qualcosa d’insolito. Prima della benedizione finale il consigliere Tiziana Trevisan porgeva gli auguri a don Bruno a nome di tutta la Comunità e invitava chi scrive a presentare una lettera di cui citiamo i momenti salienti: "La commemorazione dei 43 anni dall’ordinazione e l’arrivo a San Lorenzo Isontino di don Bruno Sandrin, sono stati vissuti proprio qui nella nostra parrocchia. Il sacerdote è arrivato quasi in punta di piedi, senza sfarzo, con quella riservatezza che lo contraddistingue, con quel suo essere discreto che sa agire senza grandi manifestazioni esteriori e intervenire nelle situazioni difficili o disagiate con rispetto e senza invasività, convinto che ognuno abbia il diritto di un consiglio, di una parola, ma senza forzature, conscio che l’animo umano si apre con la delicatezza e non con il dito alzato in segno di biasimo. In ogni momento della sua esperienza come pastore, a volte densa di problematiche personali sofferte, non ha mai disatteso ciò che per lui è primario: le priorità dei suoi fedeli e le messe feriali celebrate comunque anche nei momenti affliggenti della malattia, affrontata con forza e coraggio senza pesare la sua momentanea fragilità su nessuno. Ha dimostrato con i fatti e l’esemplarità, la veridicità di ciò che predica, memore del pensiero di papa Francesco: "Vivi ciò che insegni". Le sue omelie brevi, ma vibranti, intense, profonde nei contenuti e impeccabili nella forma, seppur pacate nella vocalità, sono delle vere icone dell’insegnare, del trasmettere valori condivisi e onorevoli che possano far crescere e arricchire la Comunità. Per tutto questo lo onoriamo e gli esprimiamo la nostra più sincera riconoscenza per il bene a volte muto e nascosto che elargisce nel suo apostolato, uniti ad alcuni sanlorenzini emigrati in Argentina che lo hanno definito con l’appellativo di "Padre" Bruno che esprime tutta la loro considerazione. Graziis tant don Bruno, lu disin tal nestri furlan, parzè ca vuarin tinì cont Lui e la lenga mari da nestra int, ca ià tant soflat par imbastila e mantinila. Graziis a non
di duc chei ca son ca, di chei ca varesin vuarut jesi e non ian pudut vignì, di duc i nestris parochians ca ian un gran cur, ma propri parzè ca son di zocia furlana no rivin simpri a dimostralu". Don Bruno ha ringraziato tutti, precisando con sottile ironia che nelle parole belle mancavano quelle brutte che, assicuriamo, non ce ne sono davvero! Intanto saliva sull’altare il coro "don Nino Bearzot" che alla fine ha cantato "Suspir da l’anima", seguito da Jolanda Canavacciuolo, responsabile emerita della cura delle vesti sacre e dei tovagliati che ha consegnato una casula donata dalla Comunità e una pergamena con l’augurio di officiare a lungo sull’altare della nostra chiesa e la dicitura: "E’ preziosa e di grande impatto emotivo: è l’espressione della riconoscenza di tutti per il suo operato umano e pastorale". A seguire il dono comunitario di alcuni buoni da fruire a discrezione. Il giorno di Ognissanti don Bruno ha indossato per la prima volta la casula "candida come quella della moltitudine davanti all’Agnello".

Articolo del 20/11/2021 di Lucia Medeot

Anniversario a San Lorenzo Isontino

Rita e Giovanni, sposi da 65 anni

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Nelle scorse settimane a San Lorenzo Isontino, due parrocchiani, Rita e Giovanni, hanno festeggiato i 65 anni di matrimonio. Un traguardo ragguardevole, quindici lustri vissuti assieme cristianamente, a suggello delle promesse fatte il giorno del loro sì davanti a Dio. Una coppia dedita alla famiglia, esemplare nell’ambito della parrocchia, con una certa naturale riservatezza che esige un’altrettanta delicatezza nel tratteggiare le loro figure. Nel loro percorso di vita mai hanno dimenticato dimettere al centro il Signore, non come un riferimento accessorio,ma come una fonte inesauribile di grazia a cui attingere con forza anche nei momenti più dolorosi e umanamente inaccettabili. Ogni domenica mattina, alla prima messa, nessuno può non notare l’alta figura di Giovanni che si staglia netta tra i primi banchi, lo sguardo fisso all’altare e l’orecchio teso a cogliere anche la più piccola sfumatura dell’omelia di don Bruno. Giovanni è l’immagine del credente che si affida al volere divino e dell’uomo che accoglie con riconoscenza chi gli può essere d’aiuto, che si complimenta per i suoi anni portati con grande dignità e l’agilità nel muoversi in bicicletta per il paese, di cui si sente parte integrante, perchè ha visto crescere molte persone, sorgere nuove case, aggiungere tante migliorie alla chiesa che per lui è il vero riferimento di ogni azione umana. Già Consigliere pastorale ai tempi di don Bearzot, sapeva intervenire nelle riunioni con la pacatezza che gli è propria, donando il proprio contributo per risolvere le inevitabili problematiche emergenti, aspettando con calma che ognuno dicesse la sua per poi intervenire con il proprio punto di vista sempre ponderato. Rita, assidua nelle messe domenicali e anche feriali, presente in tutte le celebrazioni liturgiche e, in particolare, a quelle proprie del mese mariano, sempre felice e orgogliosa di offrire i suoi dolci speciali alle feste parrocchiali, solerte nelle pulizie della chiesa e attiva in quelle necessarie al riordinamento del ricreatorio dopo le feste comunitarie. Le sue mani si muovevano veloci nel lavoro che sembrava più leggero perchè condito con il suo naturale brio che coinvolgeva un po’ tutti. Da rilevare l’impegno profuso da ambedue durante la festa del Corpus Domini quando preparavano l’altare e vi appoggiavano il crocifisso patrimonio di famiglia testimone muto di momenti famigliari importanti. Durante la messa di anniversario celebrata da don Bruno, Giovanni e Rita hanno accolto con commozione le parole augurali del parroco che, benedicendoli, evidenziava l’importanza del traguardo raggiunto.

Articolo del 27/11/2021 di Lucia Medeot

Comunità in festa per Miriam e Danilo sposi da 50 anni

La coppia ha fatto un percorso simbolico fino ai piedi dell’altare, rivivendo un’esperienza pronta a riaffiorare al suono gioioso dell’organo

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Sabato 23 ottobre grande festa per Miriam e Danilo, una coppia di San Lorenzo Isontino che ha rivissuto le
promesse matrimoniali pronunciate 50 anni fa (per l’esattezza 51, data l’impossibilità della celebrazione nel 2020 causa lockdown) nella chiesa del monastero di Castagnevizza in Slovenia, edificio sacro con la cripta che ospita le spoglie dell’ultimo re di Francia Carlo X, di altri membri della dinastia dei Borboni e una biblioteca con un numero rimarchevole di libri e di alcuni preziosi incunabuli: un insieme di spiritualità, di storia e di cultura che, uniti alla pace che vi regna, hanno spinto i due giovani di allora a scegliere il luogo per la celebrazione nuziale, seguita dal pranzo nei pressi del santuario di Monte Santo. La santa messa dedicata è stata officiata da don Bruno Sandrin felice di celebrare un altro anniversario, a seguire di tanti altri venuti prima, come segno di una Comunità viva, alimentata da una fede che si rinforza nella memoria di eventi famigliari passati che acquistano significatività quando il loro "valore" iniziale perdura nel tempo. Un semplice "sì", detto con gioia cinque decenni fa nella chiesa di oltre confine, ha segnato la vita di Miriam e Danilo che hanno saputo riconfermarlo ogni giorno nell’accettazione continua di momenti non sempre facili che caratterizzano la quotidianità,ma degni di essere vissuti se condivisi assieme. Arrivati puntuali in chiesa su un’auto d’"epoca", hanno rifatto per la seconda volta un percorso simbolico fino ai piedi dell’altare, rivivendo un’esperienza sopita nel tempo,ma pronta a riaffiorare nell’attimo stesso in cui il suono gioioso dell’organo, i fiori a profusione e la presenza qualificante del sacerdote ricreavano quell’atmosfera particolare che già aveva suggellato la loro unione. Ma il momento che ha lasciato tutti i presenti con il fiato sospeso è stata l’esecuzione dell’Ave Maria di Gounod, voluta a suo tempo dalla mamma di Miriam e interpretata oggi da Anastasia, nipote dei festeggiati, che ha scoperto di avere una voce eccezionale grazie all’intuizione di un’ insegnante che ha visto in lei il germe di una potenzialità canora non comune. La purezza degli assolo espressi con un’intensità vocalica sorprendente, l’acustica notevole della chiesa e l’accompagnamento sapiente dell’organista Bruno Razza hanno dato quel non so che di speciale alla celebrazione che è culminata con l’omelia beneaugurante di don Bruno sempre ricca di spunti propositivi. Dopo la benedizione finale , Miriam e Danilo commossi hanno ringraziato tutti coloro che si sono impegnati per la riuscita del loro anniversario. Sentitamente hanno porto la loro gratitudine a don Bruno per l’accoglienza, a Tiziana vulcano di idee nella parte organizzativa, all’organista per le ormai note virtuosità musicali, al professore di musica amico di famiglia per il contributo offerto durante il pasto conviviale, a tutti famigliari, amici e parenti che hanno fatto da cornice a questo avvenimento per loro tanto importante.

Articolo del 04/12/2021 di Lucia Medeot

Il grazie per i frutti della terra

Partecipata liturgia nella parrocchiale di San Lorenzo Isontino

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In ogni ambito il beneficiario di un bene dovrebbe ringraziare e non solo fruire di ciò che riceve ed è questo il messaggio lanciato nel settore dell’agricoltura dai contadini di San Lorenzo Isontino in attività o che esercitano per passione. Ogni anno nel mese di novembre partecipano a una messa ben preparata, dedicata all’occasione e celebrata quest’anno domenica 21, con la chiesa al pieno della capienza prevista dalle regole vigenti anti Covid 19. Fedeli assidui e non, autorità e soprattutto tanti bambini che, con la loro presenza, hanno espresso un grazie genuino per ciò che si stava festeggiando: il Ringraziamento per la gratuità del Creato e dei "fructi di sora nostra matre Terra", vista nell’ottica della lauda francescana "Laudato sii" in volgare illustre. Papa Francesco vi si ispira nella sua enciclica omonima dove la Terra, devastata e saccheggiata, ha bisogno della "conversione ecologica" di ogni uomo per essere salvaguardata. La cerimonia si è svolta interamente in friulano, lingua che, con la sua cadenza e musicalità, ha "colorato" in modo speciale il dipanarsi della celebrazione. Il rito ha acquisito un sapore nuovo fruendo di una "parlata" che ha determinato l’identità di una gente che fin dagli albori ha ritrovato in essa unità e coesione e ha qualificato nel tempo ogni frammento di vissuto civile e religioso. "Il Gloria a Diu, il Credo sula ladria cristiana di Aquileia, al Pari nestri...", hanno coinvolto tutti i fedeli: alcuni, rimembrando la lingua madre, ne hanno riproposto con spontaneità la dizione, altri lo hanno fatto aiutandosi
con il libretto prestampato. La "predicia" (predica) di don Sandrin ha centrato una problematica molto attuale: l’attenzione ecologica per l’ambiente, "la tiara", dono di Dio che ce l’ha data con il compito di non sfruttarla troppo, di adoperare tutto, ma senza spreco, di non preoccuparsi solo di consumare, ma di usare per tutti ciò che abbiamo. E ancora: "E’ necessario guardarci attorno per capire chi è nel bisogno e intervenire, superando l’egoismo di godere tutto da soli senza condividere con i meno fortunati". Significativa la prejera dal popul ( dei fedeli) che chiede a Dio di aiutare l’uomo di oggi a capire l’importanza della Creazione, educando i giovani al rispetto di ogni cosa creata. All’Offertorio il vino della pace versato da Emilio e il cesto con le primizie. A seguire, l’intervento di Renzo Cristin rappresentante dei Coldiretti locali che ha ribadito l’importanza della ricorrenza, radicata in una Comunità che vede nel contadino l’artefice di un processo in cui semina e raccolto sono il risultato di un lavoro che richiede disponibilità totale, senza limiti di tempo o di orari. Ha proseguito con un paragone fra il tessuto agricolo famigliare di un tempo, che produceva da sè tutti i prodotti primari, e la realtà di oggi diventata del tutto diversa con il progresso, dove gli agricoltori sono pochi, ma tante le aziende vinicole che fanno conoscere i loro prodotti in Italia e nel mondo, comprese le attività emergenti di giovani pieni di entusiasmo. Pur nel cambiamento, il mondo agricolo del nostro paese continua ad esistere, ha asserito Renzo Cristin, auspicando la salvaguardia del nostro territorio e delle sue risorse. Ha concluso con i ringraziamenti a don Bruno, alle autorità presenti, al presidente Armando Pecorari, ai collaboratori Emilio e Giuseppe, all’organista Bruno Razza, ai scampanotadors, alle mogli dei contadini per i fiori, ai presenti e un ricordo al compianto Franco Visintin. Il Te Deum di ringraziamento è stato un’ovazione corale a Dio e a tutto il mondo creato.

Articolo del 18/12/2021 di Lucia Medeot

Un’attesa cosciente

Il tempo di Avvento vissuto intensamente dalla comunità di San Lorenzo Isontino

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Dinanzi all’altare collocato un grosso ceppo contorto rappresentazione simbolica del tronco di Jesse, padre del re Davide.
Il tempo dell’Avvento che, per ogni credente, diventa il periodo dell’"Attesa", un momento forte che impegna il fedele ad un cambiamento radicale, a un capovolgimento del modo di pensare personale e collettivo, ad un atteggiamento positivo capace e pronto a scegliere una via preferenziale di apertura verso l’altro, il "povero" evangelico che in ogni comunità ha bisogno dell’attenzione e dell’aiuto concreto, solerte,ma discreto di persone dedite al volontariato, e a San Lorenzo Isontino ce ne sono tante, che si impegnano a donare il proprio tempo per rendere meno gravosa la quotidianità delle fasce più deboli. La nostra parrocchia ha iniziato l’Avvento con la collocazione ai piedi dell’altare di un grosso ceppo contorto, ruvido al tatto, con tracce di muschio boschivo al naturale, perfetto per il fine religioso a cui è destinato: la rappresentazione simbolica del tronco di Jesse, padre del re Davide, che, nell’iconografia cristiana, appare come una visualizzazione dell’albero genealogico di Gesù. Tra gli anfratti del ceppo i quattro ceri: il primo dei "Profeti", (coloro che "parlano avanti"), il secondo di "Betlemme", il terzo dei "Pastori" ( gli umili, i primi ad accogliere il Bambino) e, per ultimo, quello degli "Angeli" che ne hanno annunciato la Nascita all’umanità. E’ come se il nome di ogni cero ci raccontasse una storia, semplice, comprensibile, un itinerario catechetico che affascina i bambini e li induce ad un approccio spontaneo con il mistero della salvezza. E con i piccoli anche gli adulti della nostra Comunità, domenica prima d’Avvento, hanno assistito con trepidazione all’accensione del primo cero, un rito che si ripete ogni anno,ma che appare sempre nuovo al credente che ha bisogno anche del simbolismo per alimentare la propria fede e rafforzare la devozione personale. La santa messa celebrata con una ritualità semplice,ma rafforzata da un’omelia "importante", proposta da don Sandrin, che ha puntato sulla "Speranza" (altro nome dato al primo cero), come risposta all’immobilismo, ai nostalgici ritorni al passato, come virtù che genera pazienza, che esorta a non volere tutto e subito, che aiuta a capire che non siamo soli a superare i momenti di crisi e di paura e che, pertanto, dobbiamo andare avanti perchè la storia tiene conto anche del nostro impegno. E ancora la seconda domenica, impostata sulla simbologia del "cammino" come risposta alla tentazione del disimpegno che porta a "fermarsi", a risolvere i mali in chiave sociale e storica, dimenticando che la vera liberazione parte dal "di dentro" di ogni uomo che deve avere il coraggio di non rinchiudersi, di riscoprire il proprio ruolo di costruttore di vita, capace di superare i limiti che portano alla scelta di strade "sbagliate" che limitano il suo agire.
La terza domenica, giornata del "Gaudete" che prelude alla gioia del Natale e del "siate lieti", ripetuto per ben due volte nella lettera di san Paolo ai Filippesi, è qualificata dal colore "rosa" a interrompere il viola penitenziale delle altre settimane. Nel cuore di tale festa don Bruno ha continuato il suo percorso omeletico riprendendo la tematica della "chiusura" che genera solitudine, pessimismo e rassegnazione contrapposta al senso della "gioia", non uno degli atteggiamenti dell’uomo,ma l’atteggiamento cristiano per eccellenza generatore di vera condivisione e di pace autentica. Ogni domenica, l’inizio e la fine di ogni celebrazione sono stati caratterizzati dal canto "Vieni Signore Gesù", un’acclamazione prorompente dei fedeli in onore del Messia che sta per venire.

 

Articolo del 25/12/2021 di Lucia Medeot

Anna e Bruno sposi da 60 anni

Anniversario di matrimonio a San Lorenzo Isontino

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Il 25 novembre, pochi giorni prima dell’inizio dell’Avvento, una coppia di San Lorenzo Isontino, Annamaria Alt e Bruno Orzan, hanno voluto rivivere la loro unione sancita davanti al Signore 60 anni fa, partecipando a una santa messa celebrata da don Bruno Sandrin. Sei decenni fa avevano celebrato il loro matrimonio nel santuario della Beata Vergine delle Grazie di Udine o "Madona di Grazia", così chiamata nel friulano della nostra gente, nella cui cappella è custodita l’effigie miracolosa della Madre di Dio. La pregevolezza dell’icona che rieccheggia l’arte bizantina con le aureole finemente lavorate, lo sguardo serafico della Vergine che sta nutrendo il Bambino, l’ambiente ricco di affreschi di notevole valore artistico e di imput storici riferibili alle origini della chiesa, hanno convinto Anna e Bruno alla scelta di tale luogo sacro.
A favore della decisione hanno influito i ricordi legati ai momenti devozionali vissuti da Anna bambina in visita al santuario assieme alla famiglia. Per lei era sempre una novità importante partire dal paese in cui era nata, decisamente angusto rispetto all’ampiezza della città di Udine e arrivare a Santa Maria delle Grazie con l’enorme piazzale e l’imponente scalinata. Tratteggiare l’operato di Anna e Bruno è facile perchè tante sono le cose da dire: credenti dal grande fervore religioso, assidui ad ogni ricorrenza, pronti a dare una mano a tutti in ogni situazione. Anna, abbonata a Voce Isontina da più di trent’anni, è una delle "Marte" che non hamai disatteso al suo compito di provvedere alle pulizie della chiesa e Bruno impegnato nelle incombenze legate alla preparazione delle feste parrocchiali in particolare a quella del Corpus Domini. Dal punto di vista lavorativo Anna si è ritrovata a svolgere la professione di infermiera all’ospedale civile di Gorizia, dove ha espletato la sua "vocazione", non come dovere fine a se stesso,ma come vera e profonda passione effusa con pazienza, capacità del saper incoraggiare gli ammalati nei momenti bui, aiutandosi con un pizzico di brio che le è congeniale. Il lavoro a lei non è mai pesato, anzi le è stato di aiuto per superare le eventuali traversie: dedicandosi alle persone fragili, arricchiva se stessa e chi le stava vicino. Chi scrive ricorda il suo sorriso donato in situazioni particolari ormai lontane, legate alla sfera personale famigliare. Bruno, impegnato nel settore edile e, dopo la pensione, in quello agricolo "coltivato" con costanza da sempre. Sostenitore dell’ecostenibilità, ha sempre cercato di seguirne le regole, convinto che la Terra è un dono di Dio e deve essere tutelata al meglio, sempre. Don Sandrin alla fine della messa ha letto un pensiero dedicato e ha porto il suo augurio di una continua e serena vita a due alimentata dal’aiuto del Signore che non abbandona nessuno, mai.

 
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