Alle ore 10.00 partenza dalla Chiesa per le "ROGAZIONI"
fino al capitello di Santa Eurosia.
S.Messa all'arrivo (verso le ore 11.00)
Alle ore 10.00 partenza dalla Chiesa per le "ROGAZIONI"
fino al capitello di Santa Eurosia.
S.Messa all'arrivo (verso le ore 11.00)
Mappa del capitello di Sant'Eurosia
Mappa del capitello di Sant'Eurosia
Video sul capitello di Sant'Eurosia
Video sul capitello di Sant'Eurosia
E' disponibile presso il Comune di San Lorenzo Isontino il libro
"IL CAPITELLO DI SANTA EUROSIA"
a cura di don Nino Bearzot e Alessandro Quinzi
E' disponibile presso il Comune di San Lorenzo Isontino il libro
"IL CAPITELLO DI SANTA EUROSIA"
a cura di don Nino Bearzot e Alessandro Quinzi
Raccolta di articoli che valorizzano gli eventi della nostra Parrocchia pubblicati su Voce Isontina
Articolo del 13/07/2024 di Lucia Medeot
La riproposta del Campo estivo
Per ragazzi e giovani di San Lorenzo Isontino, dopo la sosta imposta dal Covid
​
Dopo l’imperversare del Covid, è cambiato il sistema organizzativo di incontri, eventi e date ben calendarizzati che, causa la pandemia, sono stati rimandati, posticipati o addirittura annullati. Uno fra questi, è la tradizione del campo estivo di San Lorenzo Isontino, organizzato ogni anno dalla Parrocchia, la cui ultima attivazione risale a cinque anni fa. Quest’anno la decisione di riprendere la consuetudine, sempre ambita, di raggruppare bimbi e ragazzi e portarli a Malborghetto, guidati da don Bruno Sandrin e da sette animatori, vigili e preparati. La suggestiva località è situata nella Val Canale, punto di partenza verso i massicci delle Alpi Giulie. Le iscrizioni sono state rilevanti: circa 40 tra bimbi e ragazzi che partiranno sabato 6 luglio. Formare un campo, significa provvedere in prima battuta alle necessità inerenti i bisogni primari del gruppo, ma lo spirito originario è quello dell’aggregazione fra età anagrafiche e scolari diverse che si incontrano e condividono i propri carismi. Venerdì 5 la riunione in chiesa del gruppo, per la messa e la condivisione con la Comunità di un’esperienza che avrebbe coinvolto intere famiglie, creando legami nuovi protratti nel futuro, come risorse attive per la crescita comune. La celebrazione è stata animata dal coro Piccoli InCanti che, con le loro voci cristalline ormai affinate liturgicamente, hanno reso la "novità" laudativa ancora più entusiasta. Dopo l’Alleluia, l’omelia di don Sandrin che ha anticipato il "come" i ragazzi esperimenteranno il loro stare assieme a Malborghetto. Ha continuato con un aggancio ben contestualizzato al Vangelo di Matteo (13, 1-8), di cui ha definito l’aspetto teologico: strada (superficialità non approfondita), sassi (entusiasmi iniziali che scompaiono nelle difficoltà), spine (buona volontà all’inizio, ma bloccata dai problemi) e terreno buono (vari livelli di impegno che includono un po’ tutti gli altri e ci definiscono). Don Bruno ha completato con l’augurio che ognuno, a Malborghetto, possa verificare a quale terreno appartenere, puntando a quello migliore che dà frutto al 100 per cento, pur passando dal trenta e dal sessanta. La preghiera dei fedeli ha esaltato i momenti di gioia offerti dal campo estivo ravvivati da canti, giochi, preghiere…,ma anche quelli di inevitabili difficoltà o fatiche, superati con la soddisfazione di camminare verso la stessa meta e scoprire insieme l’importanza della rinuncia alle cose superflue, "gustando" ciò che è essenziale nella vita. Dopo l’Osanna dei Piccoli InCanti, don Sandrin ha invitato gli animatori, con le magliette "arancione" (simbolo di ottimismo e vitalità), a presentare una "scatola", di cui bimbi e ragazzi avrebbero scoperto il contenuto. Scovando tra i fili che vi fuoriuscivano, di colori diversi (le quattro squadre), avrebbero trovato quello corrispondente al proprio nome, con allegata una preghiera. Il parroco li ha ringraziati, donando a ognuno una maglietta, estese alle due cuoche, Cristina ed Eliana, e a Tullio esperto
ginnico. Alla fine la lettura della preghiera: "Signore, insieme alle valigie, portiamo con noi la nostra storia personale. Aiutaci a trovare la strada giusta e rendici testimoni di fraternità. Esortaci a continuare questo cammino anche lungo tutto l’arco dell’anno, accanto a questi bimbi che ci sono stati affidati." Il canto con il ritornello "Paceminterris" dei piccoli canterini ha ottenuto un’autentica ovazione generale.
Articolo del 06/07/2024 di Lucia Medeot
Il "grazie" al Padre per il dono del sacerdozio
"Abbiamo iniziato in seminario in 11 e sono rimasto solo io: non che fossi il più bravo o intelligente ma semplicemente il frutto di un intervento divino..."
​
Nell’articolo 6, al numero1537 del Catechismo della Chiesa Cattolica, sull’Ordine Sacro, troviamo l’etimologia di "Ordine", di cui citiamo la definizione: la parola, nell’antichità romana, designava corpi costituiti in senso civile di coloro che governano e, "Ordinatio" - Ordinazione -, indicava l’integrazione in un "ordo" - ordine. Nella Chiesa ci sono corpi costituiti che la tradizione chiama ordines, fra cui l’ordo presbyterorumordine dei presbiteri - in cui si viene integrati con la "consacrazione". Ogni data o anniversario che commemora tale celebrazione solenne, viene legittimamente ricordata dal presbitero, nell’intimità del suo essere, e festeggiata dalla Comunità. Ogni fedele si sente grato e riconoscente per la presenza costante del proprio parroco, e non manca di partecipare a momenti commemorativi in suo onore. Il desiderio di fare ala a don Bruno Sandrin, parroco di San Lorenzo Isontino nel 46° di sacerdozio, si è dipanato lentamente, sollecitato dalla mente storica del consigliere Albano Flaugnacco, mai dimentico di date e ricorrenze personali o comunitarie. Ben presto l’attivazione! Fruendo del passa parola, ognuno ha provveduto al suo ruolo: radunati i bambini, da poco beneficiari del sacramento dell’Eucarestia, e le loro famiglie, avvisati gli appartenenti al Consiglio Pastorale, i reperibili della Comunità… Ed ecco che alla messa vespertina delle 19 della sera del 24 giugno, dedicata a San Giovanni Battista, la forza del fuoco non si sprigionava dai tizzoni ardenti propri dei falò popolari ma dall’anima delle persone riunite attorno al loro parroco, don Bruno Sandrin, per festeggiare con lui il suo 46° anniversario di consacrazione sacerdotale. È stata una ricorrenza memorabile, in una serata feriale simile a tante altre, con le sole varianti della "sorpresa" e della partecipazione dei fedeli più nutrita del solito. Don Bruno captata la novità, ha riempito la pisside di ostie "in più" e ha iniziato, imperturbabile il rito con il canto d’inizio e l’Alleluia ben scandito al Vangelo, non usuali nella ferialità. Davanti a lui, cosa sorprendente, tutti i piccoli della Prima Comunione in prima fila, cornice espressiva di una Comunità viva che continua nel tempo il valore di un Sacramento, che non si spegne ma si perpetua nel tempo. Al Vangelo l’omelia a braccio di don Sandrin, non scritta, né tantomeno preparata, ma libera e spontanea, tipica di un parroco che sa cogliere l’attimo e farne buon uso. Ha ricordato la sera della
sua consacrazione, avvenuta propria nella stessa ora e giornata nella basilica di Aquileia, Chiesa madre, 46 anni prima. Abbiamo iniziato in 11, ha continuato, e sono rimasto solo io, non che fossi il più bravo o intelligente ma semplicemente il frutto di un intervento divino che va al di là della comprensione umana. Ha ringraziato benevolo tutti i presenti e, con uno sguardo particolare, da Padre, i piccoli della Comunione. Alla fine l’intervento di ringraziamento del Consiglio pastorale (che ha donato al sacerdote un’icona bizantina di pregevole fattura): "Don Bruno, come Consiglio Pastorale, organismo da Lei sempre presieduto con saggezza e buon senso, siamo qui ad esprimerle le nostre più sentite congratulazioni, per un traguardo così importante da Lei felicemente raggiunto! 46 anni di sacerdozio non sono pochi, ma diventano poco più di niente, se vissuti con la tenacia, l’abnegazione e la pacatezza che Le sono solite. È un esempio per tutti noi! La Sua carica emotiva e spirituale, che ha sempre profuso, non è mai venuta meno e, per questo, abbia tutta la nostra profonda stima e infinita riconoscenza".
Articolo del 29/06/2024 di Lucia Medeot
Battaglione"Cagliari":quel legame duraturo con San Lorenzo Isontino
Annuale incontro domenica scorsa dei fanti che hanno prestato servizio nella caserma del paese in occasione della XII^ Festa della bandiera
​
Sono tante le sfaccettature che, come le tessere di un mosaico, concorrono a creare ciò che è l’essenza di ogni persona: esperienze, frammenti di vissuto, ricordi semi sepolti nella mente e nel cuore, nostalgie di un tempo che fu… Tutti, nel loro insieme, rimangono lì, sopiti, ma riappaiono intatti, in momenti che diventano storia per chi li vive. Una storia formata, di personaggi, di cause e concause che, uniti, hanno contribuito a creare un "qualcosa" di duraturo: un’istituzione, un gruppo, e, nel nostro caso, un "corpo dell’esercito" come il 63° Battaglione di Fanteria d’Arresto "Cagliari", nome legato a situazioni diverse, belliche o altro. Nel tempo, lo stesso, ha sempre vantato la grande solidarietà che univa i soldati ai loro ufficiali, persone che hanno esercitato il loro ruolo di comando con una carica autorevole così grande, da attirare obbedienza non prona o passiva ma convinta e consapevole dei loro sottoposti. I nomi sono tanti, presenti e passati, viventi e deceduti, tutti degni di riconoscimento e ricordati più volte, domenica 23 a San Lorenzo Isontino, in occasione della 12° Festa della bandiera del 63° battaglione Cagliari, ospitato per lunghi anni nella locale caserma Colinelli. Di questa onorata caserma ha parlato a lungo il responsabile del "Cagliari", che ha asserito che molti dei presenti vengono dalle regioni vicine per vederla e che, pur giacendo essa nello stato in cui vige attualmente, rimane comunque un manufatto testimonianza di un periodo molto caro a tutti. Sentimenti che sono riemersi ben vivi domenica 23 nell’annuale Raduno dei Fanti del Cagliari, schierati nel presbiterio della chiesa con le insegne e lo stemma del Corpo: Corona Turrita, Scudo interzato in pergola, il leone passante di Giuda tenente nella branca destra una croce d’oro caricata del Cristo d’argento, lista bifida d’oro, collocata sotto la punta dello scudo, con il motto "Procedere non recedere". Erano rappresentati molti Comuni dell’Isontino e di tante altreregioni. All’omelia della messa, accompagnata dall’organo suonato da Bruno Razza, don Sandrin ha elogiato il bisogno dei fanti di continuare ad essere messaggeri di una "particolare umanità", portatori di senso di responsabilità e spirito di dovere, valori vissuti con grande generosità, ma anche con fatica e sacrificio: testimoni del valore fondamentale della difesa della Patria e di tutta la famiglia umana. Alla preghiera dei fedeli: "Affinché i fanti continuino a rafforzare il valore dell’amicizia…". Alla Consacrazione l’alzata degli stemmi, momento solenne, sempre emozionante e commovente la preghiera del Fante. A seguire la "parata" dei vessilli, guidata da Giuseppe Capozzolo (ringraziato per l’organizzazione), verso il monumento ai Caduti, dove è stata posizionata la corona d’alloro con la "Canzone del Piave". Dopo il "Silenzio", l’inno d’Italia, il discorso del PresidenteANSA Alvidio Canevese, l’applauso al colonnelloMario Borean, capo sezione onorario del "Cagliari", vice presidente onorario ANFA e i ringraziamenti al Presidente Onorario Gen. P. Maccagnano, al luogotenente Francesco Miraglia, al S.TenenteMario Mainero, ad Alessandro De Piero e consorte, con un grazie al Sindaco, all’Amministrazione comunale e a tutti i presenti. Calorose le parole del Sindaco: "Questa giornata fa tesoro di un patrimonio di spirito di servizio e di altruismo, ideali che da sempre vi distinguono!".
Articolo del 22/06/2024
Festoso momento a San Lorenzo Isontino in vista
Addio al celibato e nubilato vissuto comunitariamente
​
Sul sacramento del Matrimonio troviamo un’ampia esposizione nel Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), un testo finalizzato alla formazione religiosa, emanato da Pio V nel periodo posttridentino, seguito da quello "Maggiore" di Pio X per la diocesi di Roma (1905) e poi diffuso. Nel 1997 fu approvata la sua configurazione risolutiva da Giovani Paolo II che, nel 2005, promosse una commissione, sovrintesa, al tempo, dal cardinale Joseph Ratzinger, che si concluse con la stampa di un "Compendio" (sintesi) del CCC. Ed è proprio in questo documento che possiamo scoprire i significati salvifici e teologici della santità del matrimonio. Citiamo dall’articolo 7, ai paragrafi 1604 e 1609: "Dio ha creato l’uomo per amore e lo ha chiamato all’amore, vocazione fondamentale e innata di ogni essere umano. Avendolo creato uomo e donna, il loro amore diventa un’immagine dell’amore assoluto e "indefettibile" (che non viene mai meno) con cui Dio ama l’uomo. Il matrimonio aiuta a vincere l’egoismo e ad aprirsi all’altro, all’aiuto vicendevole, al dono di sé". Con questa immagine, nella comunità di San Lorenzo Isontino, sabato 25maggio, è stato festeggiato l’addio al celibato e nubilato di Francesco Cristin e Milena Catalano. I due ragazzi si sposano sabato 22 giugno nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Santa Venerina (Catania), un edificio sacro in stile neoclassico, dove spiccano le statue di Santa Margherita Maria Alacoque e Santa Gertrude, devote al Sacro Cuore, i cui simboli sono sorretti da due putti, inseriti in un timpano. L’addio di sabato, che si potrebbe definire comunitario, dato l’alto numero delle persone invitate, è stato un evento "precursore" del sacramento in sé, un saluto momentaneo di Francesco al suo paese e un arrivederci grato diMilena allo stesso che l’ha accolta fin dal suo arrivo. Il "rinfresco" si è svolto sul far della sera, in una costruzione adiacente all’abitazione della famiglia Cristin, immersa nella campagna, recintata e con un ingresso patronale, evocativi di un mondo rurale vivo e vibrante, che sa quasi d’antico. Francesco, accogliente come sempre, vestito in modo ufficiale, con una coccarda sul taschino e l’iscrizione (quasi) "sposo", si divideva equamente fra i convenuti, mentre Milena elargiva sorrisi di benvenuto. Al momento del dolce, un membro del Consiglio Pastorale, organismo ampiamente rappresentato, dato che Francesco ne fa parte da più di un mandato, ha iniziato la lettura di un madrigale rivolto ai futuri sposi. Ne citiamo la parte essenziale: "Francesco e Milena sono assidui allo spezzar del pane domenicale, che oggi associano al pane fragrante, fresco e conviviale. Sono due giovani amodo, come si diceva un tempo,ma si sa che le mode sono cambiate nel frattempo. Il loro amore è talmente tangibile, che persino in chiesa, è garbato e visibile. Giovani e belli, non ce la fanno proprio a passare inosservati, perché i banchi non sono di certo prenotati. La beneamata gioventù fa scalpore, di solito rara, dinanzi all’altare del Signore. Milena, Francesco, possiate vivere il vostro amore, con un sorriso sulle labbra e un’emozione nel cuore!". A questo augurio del Consiglio pastorale si è unito quello speciale di don Bruno, che ha donato ai futuri sposi due libri, di cui uno con lo "Sposalizio della Vergine del Beato Angelico", modello perfetto di una cerimonia nuziale esemplare!
Articolo del 15/06/2024 di Lucia Medeot
Testimoni nella vita della presenza dell’Eucarestia
La comunità di San Lorenzo Isontino ha vissuto con la tradizionale solennità la processione del Corpus Domini nelle vie del paese
​
Il Corpus Domini che, tradotto dal latino, significa "Corpo del Signore", è una fra le solennità più importanti dell’anno liturgico. Con questa denominazione è universalmente conosciuto nel mondo cristiano, dopo la riforma liturgica, con il nome onorifico di "Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo". È una festa risalente al XIII secolo, originata a Liegi in Belgio, dovuta all’illuminazione di una monaca agostiniana, Giuliana di Cornillon o di Liegi, che concorse alla sua instaurazione, avvenuta con il papa Urbano IV e la sua bolla Transiturus. Con questa lettera papale il Pontefice fissò la data della festa al "giovedì" dopo laSantissima Trinità (sessanta giorni dopo Pasqua), spostata poi alla domenica successiva, da Paolo VI. Ora permane la celebrazione al giovedì, in alcune parrocchie, anche d’oltre confine, mentre nelle altre si festeggia la domenica, come da calendario: quest’anno la ricorrenza cade il 2 giugno. Nella Parrocchia di San Lorenzo Isontino, è stata vissuta con grande partecipazione, sia dal punto di vista dell’affluenza delle persone, che da quello del fervore religioso che esse esprimevano. Alle ore 10 è iniziata la messa officiata da don Bruno Sandrin, animata dal piccolo coro InCiant o Piccoli InCanti diretto dalla maestra Cristina Del Negro. Il primo canto "Canta e cammina…", con il ritornello "Cristo cammina con te", era espresso con una vocalità particolarmente accentuata dai piccoli incanti
che, cantando, avvertivano la presenza di Gesù accanto a loro. Dopo l’Alleluia, la lettura del Vangelo e l’omelia di don Sandrin. Il parroco, dopo alcune riflessioni teologiche sull’Eucarestia, come sacramento che "fa memoria", si è rivolto ai piccoli della Prima Comunione, coinvolgendoli con domande sulla differenza fra ricordo (Ricordare ciò che si è fatto) e memoria (Continuare a fare la stessa cosa, come fosse la prima volta!). Una disquisizione sottile che non ha colto i bimbi di sorpresa che hanno esposto le loro conoscenze, permettendo a don Bruno di affinare i concetti a beneficio degli adulti: non essere spettatori ma protagonisti, condividere il poco (singolarità) per realizzare il tutto (comunità), testimoniando la presenza dell’Eucarestia nella vita. Completando, ha aggiunto: "È per questo che portiamo il Santissimo fra le nostre case!". Dopo il canto "Insieme a te!" e il conseguente applauso ai piccoli coristi, si è avviata la processione preceduta dal crucifero, i bimbi della Prima Comunione con le tuniche bianche, il baldacchino a protezione del Santissimo Sacramento sorretto dal parroco, le lettrici, le autorità e i fedeli. Durante il percorso processionale, la recita di diverse orazioni a Cristo, affinché sostenga i giovani, gli sposi, gli anziani, i ministri della Chiesa e tutti i battezzati. Ad ogni sosta ai quattro altari, la lettura dei Vangeli, seguita dalle preghiere per la Vita (contro la cultura della morte), il Paese (protezione degli ambienti famigliari e di lavoro), le Famiglie (guida dei coniugi verso il bene) e la Pace (scelte di dialogo e riconciliazione). Gli altari apparivano come bozzetti artistici, rifiniti con fiori e immagini sacre posati su tovaglie immacolate, frutto di un intenso lavoro che solo la pietà popolare sa realizzare, tramandando tradizioni antiche, immerse nella fluidità del tempo, ma mai dimenticate. Al rientro in chiesa, l’inno liturgico del Tantum Ergo, tratto dal Pange Lingua di San Tommaso d’Aquino, la benedizione eucaristica e i ringraziamenti di don Bruno a tutti, benattento a non scordare nessuno!
Articolo del 08/06/2024 di Lucia Medeot
Applausi per gli allievi della Scuola di Musica
Nella sala Consiliare di San Lorenzo Isontino
​
I piccoli paesi, disseminati un po’ dovunque sul territorio, presentano tutti qualche peculiarità che li distingue e non li fa sentire del tutto omologati. Ci sono edifici, strutture, associazioni culturali e non, che fanno la differenza, fra cui, a San Lorenzo Isontino, la Scuola diMusica, ubicata presso il Centro Civico del paese. Venerdì 24maggio, nella sala Consiliare del Comune, ha avuto luogo il saggio finale degli allievi iscritti alla Scuola. L’ambiente comunale, vasto e accogliente, strapieno di genitori, parenti e autorità, era valorizzato dalla fine eleganza del pannello a parete di un blu intenso simbolo di "pace", assieme al bianco della scritta "Scuola di Musica San Lorenzo" a caratteri cubitali, decorato con forme strumentali, che ne esaltavano le finalità culturali e ricreative. La serata è iniziata con la rassegna degli allievi, che si sono esibiti con perizia e talento, presentati dai maestri di strumento. Alla chitarra (Giovanni Zucco, Thomas Braida, Davide Compassi, Lorenzo De Santis, Carlo Urdan), al pianoforte (Deniz Holland, Giorgia Simonetti), al violino (Anna Linda Lujan, Angelica Moro, Matteo Medeot Mola), alla batteria (Emma Visintin, Zeno Jordan, Gianmario Buzzin) e alla chitarra moderna (Emma Medeot, Giovanni Zucco). I violini erano guidati al pianoforte dalla maestra Laura Grandi. La canzone "We are the world", composta dai cantanti statunitensiM.Jackson e L.Ritche, è stata presentata in modo spontaneo e amicale dal professor Giorgio Fritsch, che ne ha illustrato la finalità benefica: i fondi raccolti dall’incisione del brano sono stati elargiti, a suo tempo, alla gente dell’Etiopi colpita da una grave carestia. Nel proseguo il gruppi dei chitarristi in "Vals Panamense e Tropico Dance" di Vito Nicola Paradiso e quello dei violini in "Fantasia" di L.Grandi. Infine gli allievi del corso Willems, diretto dalla prof.ssa Elena Riili, con "L’allegra compagnia dei musicanti" di Bertoldi Cividino e il coro Piccoli InCanti diretti dalla prof.ssa Cristina Del Negro in "Animale" di Andrea Cerrato e, della sezione dei Piccoli InCanti, (CANTieri Aperti), "Don’t stop me now". Sempre del coro dei Piccoli InCanti "Colonello Azione" canto animato da battiti di mano, "Don’t worry be happy" e "Pastello bianco". Come conclusione di un lavoro intenso e collaborativo di maestri, allievi e coristi, il famoso "Aggiungi un posto a tavola", di Armando Trovaioli, diretto dalla maestra Cristina Del Negro come coro interattivo fra il suo corso di Attività corale e il corso Willems della professoressa Elena Riili. Non ci sono parole così efficaci da poter definire appieno la bravura mimica, gestuale ed espressiva di questi bimbi che hanno raggiunto l’acme interpretativo con le "Allegria" e gli "Evviva" finali del brano, con le braccia alzate e le mani vibranti come ali di farfalla, al ritmo rapido e incalzante del pianoforte (DavideMoro), delle chitarre (Davide Compassi, Lorenzo De Santis, Carlo Urdan), della chitarra moderna (Emma Medeot), del violino (Emma Lujan) e della batteria (Zeno Jordan). È quindi intervenuto il maestro Gianni Del Zotto, direttore della Scuola, che ha ringraziato tutti e ricordato le odierne e anche le pregresse attività dell’Istituto, fra cui la storica e iniziale "Musica d’Insieme". Alla fine la presidente Liliana Lussu ha lodato i ragazzi per la bravura e gli insegnanti per la capacità di aver “saputo trarre il meglio dai loro allievi”.
Articolo del 25/05/2024 di Lucia Medeot
A San Lorenzo Isontino la Pentecoste celebrata presso la Baita degli Alpini
Ad accompagnare la celebrazione, svolta all’aperto, la Coral don Nino Bearzot la Coral don Nino Bearzot diretta dalla maestra Raffaella Visintin
​
Pentecoste: dal greco antico "Cinquantesimo". Fino al 1949, il Lunedì di Pentecoste era considerato giorno festivo, poi soppresso negli anni a seguire assieme ad altre festività. Tertulliano scrittore latino convertitosi al Cristianesimo, nomina questa ricorrenza già nel III secolo, come festa posteriore all’Ascensione, mentre la pellegrina Egeria, nel IV secolo, ne parla come di una festa, densa di
celebrazioni. Il numero 50 permane nella tradizione ebraica, dove la Pentecoste o Shavuot (Festa delle primizie) ricorda la consegna della Legge a Mosè (Torah), celebrata cinquanta giorni dopo la Pasqua ebraica e, nel Cristianesimo, commemora la discesa delloSpirito
Santo sugli Apostoli, cinquanta giorni dopo la Pasqua cristiana. Nell’iconografia cristiana, che si I doni dello Spiritoper creare fraternità
esprime nella Storia attraverso l’arte, la Pentecoste viene raffigurata con gli Apostoli eMaria nel Cenacolo, mentre lingue come di fuoco discendono su di loro, simbolo dello Spirito Santo (Paraclito in Gv 15,26), a sua volta identificato in una colomba, immagine ricorrente, che troviamo di grande effetto simbolico e visivo, nelle vetrate di molti edifici sacri. A San Lorenzo Isontino, la Pentecoste è stata festeggiata quest’anno, nella terza domenica di maggio, il 19, data che varia, poiché è una festamobile. La santa messa delle 10.30, non celebrata in chiesa, come da consuetudine, ma nella baita degli Alpini, la cui sede ricorda nel 2024 il 40° anno di inaugurazione. La località denominata Sfuei è situata in uno scenario agreste, con le querce e i roveri possenti che la racchiudono con i loro tronchi, quasi a imitare i pilastri delle grandi cattedrali dove regna la "Pace che il mondo irride, ma che rapir non può", (una pace che può essere derisa, ma mai rapita; cfr. La Pentecoste, ultima fra gli "Inni sacri" di Manzoni). Lì, al centro, il piccolo altare dove don Bruno Sandrin ha iniziato a officiare, dopo i ringraziamenti per la rilevante presenza di fedeli, autorità e sezioni rappresentative. Di seguito, il primo canto "Al sun da ljs ciampanis" della Coral don Nino Bearzot, diretto con la solita perizia dalla maestra Raffaella Visintin, con all’organo Lorenzo Medeot. Un’esecuzione perfetta, potenziata dal suono solenne delle campane, le cui corde erano tirate dai scampanotadors, con l’impeto nelle braccia e l’armonia nella mente, riecheggiando le voci dei coristi. L’omelia di don Bruno, basata sul verbo "sapere" come un "passare" dalle divisioni e dai pregiudizi alla capacità di capirci e farci capire nel linguaggio dell’amore, e un "intuire" che i talenti sono doni che lo Spirito elargisce a ciascuno, per creare fraternità, gioia di vivere e costanza
nell’agire. Ha auspicato che il Corpo degli Alpini continui sempre a favorire l’unità e promuovere l’ascolto reciproco, evitando le barriere tra gli uomini e i popoli, in un mondo in cui permangono gli scontri sociali che generano solo distruzione e morte, dimenticando spesso la forza dei valori antichi, ma sempre validi, quali il bene, il perdono e la pace, testimoniati dagli alpini. Dopo don Bruno, l’intervento del sindaco con brevi e concise parole sulle azioni gloriose del Corpo, il discorso del Presidente locale Roberto Stacco che ha porto i ringraziamenti a tutti per la partecipazione, segno di un grande attaccamento alle tradizioni paesane, al rappresentante sezionale che porta i saluti del Presidente Graziano Manzini, alla Coral di San Lurinz, alla Presidente dei Donatori, Tiziana Trevisan, a don Bruno per l’impianto audio, al comandante dei carabinieri Zucco. Di forte impatto emotivo il canto "Signore delle cime" che ben si addiceva alla circostanza.Molto apprezzato il rancio alpino.
Articolo del 18/05/2024 di Lucia Medeot
Celebrata Sant’Eurosia
All’ omelia l’accentuazione sul verbo "sopportarsi" non nel senso negativo ma positivo di "supportarsi" senza guardare in alto ma in questa nostra storia
​
Maggio è un mese ricco di iniziative: dopo la Prima Comunione, la festa della mamma, figura mitizzata in tutte le arti. Salvatore Quasimodo ha scritto versi struggenti sulla madre ormai anziana, che "vive giusta nella misura d’amore per il figlio". Questi, ricambiandola, prega la gentile morte di "non toccare le mani, il cuore della suaMater dolcissima". Quest’anno la festa di tutte le mamme, coincide a San Lorenzo Isontino con la ricorrenza dell’Ascensione e di Sant’Eurosia, simbolo innocente della crudeltà dell’uomo, che ha subito incolpevole il martirio. La santa di Jaca, nata in Francia e morta martire in Spagna, decapitata dai Mori e canonizzata il 25 giugno. I simboli che accompagnano la sua effigie sono di natura regale (lo scettro e la corona), bucolica (paesaggi agresti…) o sacrale con le mani giunte o recanti la palma delMartirio. In alcune pitture appare inginocchiata,mentre il carnefice alza la spada o la scimitarra e, nel cielo incupito, si susseguono i lampi. Sono pure diverse le date dei festeggiamenti in suo onore, a seconda delle località di cui la santa è onorata. A San Lorenzo Isontino, Sant’Eurosia è stata commemorata quest’anno, domenica 12maggio, giornata splendida, che ha visto alle 10, un raduno di fedeli sul sagrato, in attesa di formare il corteo processionale. Don Sandrin ha iniziato la cerimonia spiegando il significato delle Rogazioni, processioni con le litanie dei Santi, preghiere e canti, per implorare da Dio la conservazione e la prosperità dei frutti della terra. Ha continuato con un excursus storico sulla loro origine, risalente ad alcune feste romane, poi cristianizzate, dedicate a divinità che proteggevano le messi e allontanavano le malattie. Dopo un segno di croce, il corteo processionale si è avviato, guidato da Salvatore Garau, consigliere pastorale da poco eletto, con la funzione di crucifero, animato dalle lettrici e dalla Coral "don Bearzot" che prima di ognuna delle tre benedizioni, impartite da don Bruno (al paese, alla campagna e ai defunti), ha eseguito un canto, fra cui "Dolce sentire", a tematica francescana, appropriato allo scenario naturale in cui si addentrava la processione lungo un sentiero sassoso da cui, dopo ogni ansa, spuntava un elemento simbolo: il campanile (paese), un albero frondoso (campagna), il cimitero (defunti). All’arrivo al capitello, l’inizio dell amessa celebrata da don Sandrin e il primo canto della Coral, "Sin cà duc’ in chista glesia" con il commento del parroco sulla glesia (chiesa) che, in questo caso, ha la copertura immensa del cielo e, come arredi, alberi secolari, fra cui un grande alloro alle spalle del capitello. Densa di intuizioni teologiche l’omelia con l’accentuazione sul verbo "sopportarsi" non nel senso negativo ma positivo di "supportarsi", sostenersi, senza guardare in altoma in questa nostra storia. Ha continuato delineando la figura di Sant’Eurosia, invocata come protettrice dei raccolti, la cui venerazione si riflette nel capitello, eretto intorno al 1740. All’offertorio il suono della nuova "campanella", portata da Vanni Marega, da Rovereto, che porta la scritta a ricordo dei caduti della grande guerra: "Dormite in umbra noctis, laetamini in Lumine Christi, dumaere jungo populos et vetras laudes celebro"(Dormite nell’ombra della notte, esultate nella luce di Cristo, mentre con il bronzo unisco i popoli e celebro la vostra gloria). A conclusione i ringraziamenti e l’agape fraterna.
Articolo del 11/05/2024 di Lucia Medeot
Il sacramento della carità
L’intera comunità ha festeggiato la scorsa domenica i bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione
​
Se il Battesimo è la "porta" d’entrata di tutti i sacramenti, l’Eucarestia è il loro fine. Il Battesimo è il sacramento della fede, l’Eucarestia quello della carità. L’Eucarestia è "Comunione" perché per mezzo suo siamo uniti a Cristo, comunichiamo con Lui e fra noi. Nel Vecchio Testamento, l’efficacia dell’Eucarestia è prefigurata dalla manna, "capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto" (Sapienza 16,20). Ma per i comunicandi, che domenica 5 maggio hanno ricevuto il sacramento della Prima Comunione a San Lorenzo Isontino, l’aspetto teologico non è determinante, loro vivono ancora in quella dimensione immaginifica, ma allo stesso tempo spirituale e percebile, che li porta spontaneamente a un amore incondizionato verso Gesù, che ha camminato lungo le strade della Palestina. I bambini, sono stati pronti e consapevoli, ad accoglierlo nel loro cuore in questa prima domenica di maggio, alla messa delle 10.30 celebrata da don Bruno Sandrin. In attesa sul sagrato, sono stati accolti dal parroco e, in corteo, si sono avviati lungo la navata per soffermarsi accanto al Battistero e assolvere al rito della "candela". Ogni bambino ne prende una con il nome e la porge al papà, affinché l’accenda, immergendone il lucignolo nel fuoco del grande cero battesimale e riposta poi nel candeliere. Una ritualità questa che non è coreografica, ha asserito don Bruno, ma sacrale e di grande significato simbolico: il Battistero con l’acqua lustrale, inizio della loro fede. Mentre i comunicandi raggiungevano il proprio posto in presbiterio con i genitori, i piccoli cantori del Coro Incjant iniziavano il loro repertorio con "Canta e cammina". L’inno del Gloria suonato dall’organo e cantato dall’assemblea nei versetti iniziali e finali, è diventato poi, preghiera recitata e corale. Dopo i testi biblici, letti da alcune mamme, l’omelia di don Bruno, incentrata sull’amore che è forza e iniziativa, originate da Dio e non monopolio di qualcuno, è proposta fatta a tutti, Dio non fa preferenze, ed è amicizia, il risvolto più alto dell’amore. Don Sandrin ha poi definito la domenica che non deve essere solo l’essere qui oggi, ma la normalità per questi bambini, che si possono mandare, accompagnare alla messa o parteciparvi con loro. Cristo non è un opinionista, ha concluso il parroco, ma la sola verità! Davvero significative le intenzioni di preghiera lette e scritte da alcuni bambini e genitori volte al Signore per ringraziarlo del dono della Prima Comunione e della famiglia e per chiedere aiuto a vivere assieme nella pace senza ferire alcuno. Quelle dei genitori, auspicanti che la giornata odierna non sia la meta ma una tappa di un lungo percorso, che i figli possano attingere dai grandi gli esempi per crescere, che Gesù possa diventare, luce, guida e compagno per sempre. Al momento della Comunione, don Bruno dopo un attimo di riflessione, ha porto l’Eucarestia ai bimbi, partecipi e attenti alla solennità del momento, ai genitori e a tutti i presenti. Significativo e inaspettato l’ultimo canto dei piccoli: "Aggiungi un posto a tavola", che ha fatto da cornice al valore accogliente dell’amicizia e si è meritato un applauso prorompente da tutti i presenti.
prorompente da tutti i presenti.
Articolo del 04/05/2024 di Lucia Medeot
Giornata di attenzione all’Unitalsi a San Lorenzo Isontino
La testimonianza della famiglia Fontana impegnata nella proposta di una "bancarella" piccola ma grande nel suo significato solidale
​
Giornata all’insegna della stabilità meteo, domenica 28 aprile a San Lorenzo Isontino con un clima mite, rispetto ai giorni precedenti, invitante a entrare in chiesa per la messa e poi uscirne fortificati, accolti da una "bancarella" piccola, "Per un gesto di bontà" ma grande nel suo significato solidale, realizzata con dedizione dai volontari dell’Unitalsi, rappresentati, in questo caso, dall’intera famiglia Fontana. La bambina più grande, Aurora, può già considerarsi un membro in germe dell’Associazione, orgogliosa del suo vestitino blu con l’acronimo U.N.I.T.A.L.S.I (Unione Nazionale, Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), Emanuele, bambino di mezzo abbarbicato alla sua mamma, con gli occhi socchiusi rivolti verso i pacchi di pasta con lo slogan "Per un gesto di bontà", quasi a pregustarne in anticipo la bontà sottesa, e infine, Lisa, un nome dolce, proprio come lei che se ne sta orgogliosa in braccio a papà Fabio. Contestualizzando l’operato di Fabio Fontana, è doveroso precisare che il 13 aprile, ha conseguito a Lucinico il Brevetto di Capo Reparto dell’Associazione Scout d’Europa Cattolici (FSE: Fondo Sociale Europeo) con la presentazione di una tesina dal titolo "Il rischio e l’educazione alla responsabilità nel metodo scout". Un riconoscimento che rende orgogliose le due comunità viciniore di San Lorenzo Isontino e Lucinico, senza alcuna velleità di campanilismo: Fabio si divide equamente fra le due e sa essere versatile in qualsiasi lavoro faccia, a beneficio dell’una e dell’altra. Di una disponibilità incredibile (non dice mai "No" a nessuno!), è inserito nel mondo dello scautismo da sempre: appassionato organizzatore di iniziative, campi scuola, attività inerenti di ogni genere, incontri ufficiali e non, fiero e convinto della massima "una volta scout, sempre scout!". Attivo e sempre in prima linea a "fare" non solo ad ordinare, a impegnarsi a fondo diventando un modello per ogni singolo scout, pienamente conscio dell’importanza del "valore" emergente dalla sua tesina: "l’educazione alla responsabilità", cioè il riuscire a far affiorare il meglio dalla persona che ti si affida, non solo mettere dentro ma "trarre" fuori. Tutto questo "condito" con una grande umiltà, qualità rara che non si addice a coloro che si sentono tronfi del proprio potere, titolo o ruolo sociale che sono solo vanitas vanitatatum (vanità delle vanità: Ecclesiaste 1,2 e 12,18), insipienti nella loro ansia di apparire. Senza dimenticare la moglie Silvye, volontaria pure lei che riesce con efficienza e grande energia a gestire la famiglia, il lavoro e a dedicarsi pure al volontariato. Tutti e quattro mostrano orgogliosi il logo dell’Unitalsi, un cerchio dai colori rosso (colore della carità), giallo e verde con la scritta Charitas dalle diverse accezioni: dal latino caritas come benevolenza o come "agàpe", amore sommamente altruistico, non legato a interessi personali, un frugale banchetto fraterno del I secolo precedente all’Eucarestia che, nel tempo, diventò un pasto destinato ai poveri e, ancora, come carità virtù teologale. Nel volantino offerto dai volontari, come arricchimento al logo
tradizionale e proprio dell’anno 2024, l’immagine di un libro aperto, dalle cui pagine emergono i pellegrini rappresentati dal bordone (bastone del pellegrino che di solito si accompagnava alla "schiavina", veste propria sempre del pellegrino) con la bisaccia, in cammino verso e in nome di Cristo, rappresentato dalla chi (X) e la rho (P) unite, le prime due lettere di XPistòs, Christòs o Chrismon, monogramma di Cristo, presente in ogni arredo e paramento liturgico cristiano.
Articolo del 04/05/2024 di Lucia Medeot
Il dono della Riconciliazione
Il celebrante ha chiesto a tutti l’impegno di fare un favore a un famigliare, di propria iniziativa, senza richiesta alcuna
​
Nel catechismo della Chiesa cattolica, capitolo secondo, articolo 4, relativo ai Sacramenti della guarigione, (n°1423- 24- 28) si definiscono i nomi e i significati propri del Sacramento della "Confessione", con denominazioni diverse, ma sempre attribuite allo stesso "segno efficace": Conversione (ritorno a Dio dopo il peccato), Penitenza (pentimento personale ed ecclesiale), Confessione (confessione dei peccati e ammissione della misericordia di Dio), Perdono (dono del perdono e della pace con l’assoluzione) e Riconciliazione (l’amore di Dio che riconcilia e invita a farlo con il fratello). La prima e fondamentale conversione si realizza con il Battesimo, la seconda avviene con la Confessione, un appello di Cristo rivolto a tutta la Chiesa. Di queste due conversioni Sant’Ambrogio, vescovo diMilano, dice: "La Chiesa ha l’acqua e le lacrime: l’acqua del Battesimo e le lacrime della
Penitenza". Tale affermazione del Santo, dottore della Chiesa, teologo e scrittore del IV secolo, fa riflettere sui due elementi l’acqua e le lacrime: l’acqua lustrale purificatrice e le lacrime versate, ripensando alle azioni poco benevole che possono aver ferito il prossimo e che, sgorgando, "lavano" dentro e purificano come l’acqua di cui sono costituite. Nella Pasqua ebraica, accanto ai tanti elementi rituali presenti nella cena, c’è anche il sale, componente importante delle lacrime versate nella schiavitù
d’Egitto. Una schiavitù fisica quella, decisa da altri, a differenza del peccato che, come puro atto di egoismo, è scelto da noi. Sulla tematica del peccato, sempre a misura di bambino, si è soffermato a lungo don Bruno Sandrin, nel rito della Prima Confessione, celebrato venerdì 26 aprile pomeriggio nella chiesa di San Lorenzo Isontino. Erano presenti i genitori e gli otto bambini che avevano completato il percorso di preparazione alla prima Comunione, che avverrà domenica 5 maggio. Don Bruno, iniziando, ha chiesto ai bimbi il motivo, per cui s’intingono le dita nell’acquasantiera, quando si entra e si esce da una chiesa. I piccoli,
all’unisono, hanno subito risposto che l’acqua ricorda quella versata il giorno del Battesimo. Subito dopo il canto: “Non so proprio
come far…”, un canto di ringraziamento a Dio per i suoi doni, elencati dal parroco: "i cieli daguardar" (la natura), "la bocca per cantar" (la parola), "il mondo per amar" (le persone con cui avviare rapporti di pace), "la gioia dentro ilcuor" (la "gioia" che vienemeno dopo le "birichinate" commesse). I bimbi, su richiesta, ricordando le nozioni apprese, e non solo, hanno subito elencato i quattro elementi che esplicitano il peccato: pensieri, parole, opere e omissioni. Fra questi, le omissioni sono le più difficili da capire, ma don Bruno, nella sua seraficità didattica, è riuscito a spiegare che l’errore non è solo "fare" qualcosa di male ma anche il "non" fare il bene, se lo si può fare. Essenzializzando, ha asserito che il peccato è mancanza d’amore! Espressione semplice, madi forte impatto sui bambini che, in silenzio, hanno riletto dal foglietto le domande relative all’esame di coscienza, sui doveri verso il prossimo e verso se stessi e, di seguito, si sono accostati al Sacramento, meravigliandosi di non aver ricevuto alcuna penitenza. Don Bruno ha chiarito che, non volendo dare a ognuno una consegna diversa, ha chiesto a tutti l’impegno di fare un favore a un famigliare, di propria iniziativa, senza richiesta alcuna. Ha poi consegnato un libriccino ai bambini e alle le due catechiste, un testo, "tesoro di sapienza, di gesti e di vita", dal titolo "Parlo con Gesù". A chiosa il canto: Ti ringrazio...vita", dal titolo "Parlo con Gesù".
Articolo del 20/04/2024 di Lucia Medeot
Il ricordo sempre vivo di don Nino Bearzot
Il sacerdote, che ha guidato la comunità di San Lorenzo Isontino per 5 lustri, è stato commemorato a 13 anni dalla sua scomparsa
​
Ogni persona è dotata di una sua personalità, di un’indole propria che la identifica come "unica", accezione che caratterizza anche la figura di un sacerdote, ma con una "qualifica" in più, in quanto inserito in un "Ordine", l’"ordo presbyterorum", e in esso integrato con l’ordinazione, atto sacramentale, che conferisce un dono dello Spirito Santo, un’investitura che permette di esercitare una "potestà sacra", venuta da Cristo" (Catechismo della Chiesa cattolica, cap.6, n°1537-38). Ecco perché un sacerdote è insignito di una dignità che lo differenzia da un comune fedele, è l’immagine di Gesù, il "Buon pastore", presente nel pavimento musivo della basilica di Aquileia con la pecora sulle spalle, crioforo nell’antichità, che rappresenterà Gesù nel III secolo, e quello, sempre ad Aquileia, dall’abito "singolare", con gli ovini alle spalle, e ancora lo stesso nella lunetta delMausoleo di Galla Placidia a
Ravenna, dal volto giovane e sereno. È il primo simbolo del sacrificio di Gesù per ogni uomo: "non è il potere che redime, ma l’amore" (papa Benedetto XVI). E sempre sul sacerdozio le parole del cardinale Robert Sarah in occasione dell’ordinazione sacerdotale di alcuni diaconi, in Camerun, che ha definito "l’essere sacerdote come un immenso privilegio che aiuta a continuare l’opera di evangelizzazione iniziata da Gesù ed esige un amore molto grande per la Sua figura e le anime a lui affidate". Lo stesso "amore" che don Nino Bearzot, parroco di San Lorenzo Isontino per 25 anni, riconosceva preminente nell’intervento di Dio nella vita dell’uomo. "Dio ci ama", una sua convinzione che don Bruno Sandrin ha ribadito nella sua omelia, lunedì 8 aprile in occasione della santa messa officiata in ricordo del sacerdote scomparso. Citiamo testualmente: "Un cammino lungo quello di don Nino, immerso nel mistero di Dio, che si ritrova in quella sorta di testamento spirituale che egli stesso ebbe a scrivere in occasione del suo giubileo sacerdotale: Cos’è che riconosco con maggiore sicurezza nella mia esperienza di vita? Solo questo! L’unica cosa certa della vita è che Dio ci ama. Il resto è tutta propaganda!" Don Sandrin ha continuato con un ringraziamento speciale alla Coral di San Lurinz, che ha animato la celebrazione, e che ha voluto da subito, portare il nome di "Don Nino Bearzot" con il quale ha avuto il suo inizio come coro parrocchiale; ha ringraziato in modo particolare anche la sorella di don Nino, Novella, i suoi parenti e tutte le persone che hanno condiviso con don Nino, "ricordi personali, aneddoti e storie, conservati nel cuore", nei suoi venticinque anni di permanenza a San Lorenzo e che ora riaffiorano intatti nel tredicesimo anniversario della sua morte. Particolarmente "potente" nella sua intensità vocalica ed espressiva, la performance della Coral di San Lurinz che, consapevole del momento onorifico dovuto a don Bearzot, che l’ha "voluta" come istituzione, ha dato il massimo della sua virtualità. Come brano d’apertura della cerimonia, il canto "Al sun da lis cjampanis" con il verso "Che ’l Signor al sedi simpri onorat" ripetuto più volte e con impeto, coronato dall’Alleluia finale; alla Comunione "Da font de me anime", (Dal profondo dell’anima), il Magnificat in friulano, un "magnifico" inno, all’Offertorio "Credo in te Signore" e come coronamento lo straordinario e maestoso "Vittoria", canto composto da don Nino, che ha immerso la chiesa in un’atmosfera plaudente. Un inno di lode rivolto ad un sacerdote, ad un parroco, buono e tenace, nei cui confronti, alla preghiera dei fedeli, è stato chiesto al Signore di concedere il "merito" di partecipare alla Liturgia del cielo
Articolo del 13/04/2024 di Lucia Medeot
Incoraggiamento a superare sofferenza e rifiuto
Il senso della Pasqua vissuto intensamente anche nella comunità di San Lorenzo Isontino
​
La Settimana Santa nella liturgia cristiana inizia con il lunedì do pola Domenica delle Palme, ma è nel Giovedì Santo che si svolge la
ritualità propria del Triduo pasquale, a differenza di quella gerosolimitana (di Gerusalemme) del IV secolo, raccontata da Egeria nel suo diario, che prevedeva inni, preghiere e l’oblazione (celebrazione eucaristica), già dal lunedì, con un percorso devozionale, dall’Anastasi (basilica sul luogo della Risurrezione), alMartyrium(chiesa sul Golgota) e all’Eleona (chiesa sulMonte degli Ulivi). La pellegrina sottolinea le diversità fra ciò che lei vede in Occidente e quanto invece sperimenta in Terra Santa, fra cui: la Quaresima che nella Chiesa antica dura 41 giornate (un "unicum" testimoniato anticamente solo da Egeria), la benedizione e il congedo dei catecumeni che avveniva "prima" di quella dei fedeli perché, in quanto non battezzati, non potevano partecipare alla comune preghiera dei credenti che, non a caso, ancora oggi si chiama "Preghiera dei fedeli" (cfr. note di Giannarelli, a piè pagina del diario). Nella Chiesa antica (secondo Egeria), i riti della Passione si celebravano nei posti e nelle giornate in cui si erano verificati, per essere poi riversati in tutto il mondo cristiano, originando il cerimoniale dell’evento pasquale nella Chiesa attuale, seppur con qualche modifica. Anche a San Lorenzo Isontino, è rimasta inalterata la ritualità della messa in "Coena Domini" del Giovedì Santo, descritta nei tre Vangeli sinottici e raffigurata nell’arte. Al canto del Gloria, accentuato dal suono delle campane e dell’organo, sono seguite le letture bibliche e il Vangelo. Don Bruno ha iniziato la sua omelia, chiarendo il significato dei "segni" propri della Pasqua ebraica dove, il riunirsi per una cena, significava vivere una solidarietà che unisce e può diventare, per noi oggi, un impegno per costruire un cammino di accoglienza. Ha spiegato la significanza della "Lavanda dei piedi", un percorso di servizio quotidiano, rivolto alla prossimità che, nel mondo ebraico, era riservato agli ospiti, accolti da un "servo" che lavava loro i piedi. Gli otto bimbi comunicandi e quattro più grandi, immersi nel loro ruolo di Apostoli per una sera, hanno porto i piedi a don Bruno che, lavandoli, ha imitato il gesto umile, ma mirabile di Gesù, prostrato dinnanzi ai 12. Indossato il piviale, don Sandrin ha percorso la navata con il Ss. Sacramento, per arrivare all’altare laterale della reposizione, per l’incensazione. Il Venerdì Santo alle 15, la lettura del brano di Isaia con l’immagine del "servo, esaltato e innalzato", seguita dalla Passione dialogata (Gv18,1-19.42) e l’ostensione della croce, scoperta e posta all’adorazione dei fedeli. Alle 20 la presentazione sul grande schermo delle stazioni della Via Crucis, con i canti e le immagini dei testi tratte da pittori celebri. Alla fine una preghiera letta da don Sandrin, innalzata a un Gesù che non ama di più o dimeno, ma nel dolore si fa più vicino all’uomo, che può lasciarsi prendere in braccio da Lui o respingerlo…e rimanere solo! Il Sabato Santo, la Veglia pasquale con la benedizione del fuoco, il corteo con il cero nel buio della navata e, dopo la frase "Cristo luce del mondo", l’irrompere della luce e le letture bibliche, intercalate dai canti della Coral don Nino Bearzot che ha accompagnato la Liturgia con "Oh salutaris hostia" (Offertorio), Sant e Agnel di Diu (Saro), Fradismiei (Comunione) e Regina celi (chiusura). Il giorno di Pasqua l’omelia di don Bruno è stata efficace, intensa, esortativa, volta a rinnovare l’impegno di "fare Pasqua", facendosi prossimo, ognuno con il suo ruolo, consapevoli che Pasqua non è solo un precetto ma un incoraggiamento a superare sofferenza e rifiuto, per vivere sereni e in pace, sostenuti dall’egida (protezione) della preziosa "croce astile" argentata che, durante queste festività, è stata esposta a destra dell’altare in tutta la sua maestosità. Scintillante nei suoi disegni floreali argentati, ritrae i 4 evangelisti e i loro simboli ottonati e cesellati, inseriti in forme quadrilobate sui bracci della croce latina, su cui giace il Cristo patiens. È un capolavoro artistico straordinario per la lavorazione minuziosa e miniata delle figure e degli orpelli in rilievo che la impreziosiscono e, riproposti armonicamente su ambedue le "facce", la rendono quasi impareggiabile nel suo genere. Acquistata nel 1923, data incisa sul libro dell’evangelista Giovanni, restaurata nel 2011 e di nuovo nel 2023, è ora ritornata al suo magnifico splendore!
Articolo del 06/04/2024 di Lucia Medeot
La Settimana Santa nella chiesa di San Lorenzo Isontino
I cresimandi hanno realizzato un contenitore con alcune significative immagini
​
La cerimonia della "Domenica delle Palme, dell’Ulivo o "da Ualiva" nel friulano locale, è stata celebrata anche quest’anno a San Lorenzo Isontino con la solennità di sempre. L’ulivo, albero entrato nell’immaginario popolare con l’avvento di affreschi emosaici rappresentativi dell’entrata di Gesù a Gerusalemme: di Giotto, Cappella degli Scrovegni a Padova, dove è ben visibile la porta "urbica", (da urbis, città) da cui il Cristo entra, la stessa porta dell’ascesa al Calvario (sempre di Giotto) e di Lorenzetti (Basilica di San Francesco ad Assisi). In letteratura Pascoli e Romei Correggi, con la poesia "L’ulivo benedetto" (Oggi in chiesa c’è l’ulivo benedetto…simbolo d’amore e di pace nel Signore). Con il messaggio di questi versi, domenica 24marzo i fedeli erano riuniti in chiesa, nell’attesa di uscirne in processione. L’altare era immerso in una nuvola di rami d’ulivo, già "baciati dal sole" (Pascoli) in natura e ora, con le foglioline argentee, brillanti nella penombra del presbiterio. Al suono della campanella i bimbi della prima Comunione, i piccoli del coro "Incjant" e tutti i fedeli, si sono incamminati al seguito di don Bruno Sandrin verso il giardinetto adiacente alla chiesa, fino alla grotta dellaMadonna. Don Sandrin ha spiegato la significanza del testo evangelico dell’entrata di Gesù a Gerusalemme, citata nei quattro Vangeli, ha impartito la benedizione ai presenti che hanno sollevato i rami di ulivo e le composizioni con i ramoscelli inseriti, risultato di un lavoro che ha coinvolto i cresimandi nelle ore di catechesi. Il contenitore plasticato riportava l’immagine di una colomba bianca su sfondo azzurro con le ali spiegate verso la "terra" dopo il diluvio e il ritorno all’arca con nel becco il rametto d’ulivo; alle spalle la croce e ai piedi, un ramo di palma a ricomporre una "V" di vittoria. Al rientro i fedeli sono stati accolti dai Piccoli Incanti, che si sono esibiti nel canto d’ingresso "Canta e cammina" (E’Lui la libertà. E’Lui la verità.), seguito dalla lettura del "Passio" (Passione). All’Offertorio "Benedetto sei tu Signore…che ci hai donato la festa della vita". L’Osanna, ripetuto a più voci, si è innalzato nella navata con il suo significato di" Hoshana" (Aiutaci, salvaci). L’ovazione ai piccoli cantori, vero inno d’elogio alla loro maestria, ha concluso la celebrazione.
Articolo del 30/03/2024 di Lucia Medeot
Il volume di Ivan Buttignon presentato a San Lorenzo Isontino
"L’importanza di promuovere serate per genitori e figli, aperte a tutti, per rompere le catene di questo fenomeno"
​
Venerdì 15marzo nella sala consiliare del Comune di San Lorenzo Isontino, si è svolta la presentazione del libro "Tecniche antibullismo" di Ivan Buttignon. In prima battuta l’intervento del sindaco Clocchiatti che si è dichiarato grato al pubblico per la partecipazione e all’autore per la disponibilità e rispondenza, nell’accettare l’invito ad intervenire, per approfondire inmodo capillare, nonché pratico e informativo, la problematica del bullismo. Il sindaco, rivolto a Buttignon, ha qualificato l’arte scrittoria dell’artista che ha scritto di tutto e, in quel tutto, trova la giusta collocazione il libro sul "fenomeno sociale denominato bullismo, tradizionale o fisico, distinto da quello elettronico o cyberbullismo" (Capitolo 1.1). Buttignon ha ringraziato per l’accoglienza il pubblico, molto variegato: bambini in età scolare e oltre, insegnanti, educatori, soggetti impegnati in diversi ambiti e persone attratte dalla tematica trattata. La presentazione di un volume ha, insita, la sua valenza culturale, ma quando il contenuto del testo tocca la sfera educativa, lo stare bene con se stessi e gli altri, la ricaduta sul sociale, sul mondo dei bimbi, dei ragazzi, dei giovani, allora "merita un posto
d’onore nella categoria dei "self-help" ("auto tutela"), come asserisce, nella prefazione del libro, il professor Mario Furlan, giornalista e scrittore. Ciò che tocca, in questa prima parte da lui tratteggiata sulla levatura di Buttignon, è la sottolineatura della carica di empatia che scaturisce dal modo di essere dello scrittore che "quando spiega, usa un eloquio chiaro, piano, semplicema non semplicistico". Ed è questa la prerogativa apparsa netta, trasparente, trascinante, al momento della presentazione delle slide che hanno fatto da sostegno illustrativo ai contenuti del suo intervento. Volitivo, pronto al confronto, di rimarchevoli capacità espositive e oratori e molto efficaci, Buttignon, "insegnante di Wilding, nonché coach certificato dell’Associazione Italiana Coach" (cfr. la retro copertina del
libro), ha iniziato con la spiegazione del lemma bullismo e della sua corrispondenza con l’inglese bullying…alla cui radice figura il termine bull, cioè toro, ("forza, aggressività, prevaricazione")…Con lo scorrere delle slide la spiegazione di Buttignon diventava sempre più esplicativa nel delineare le probabili cause che determinano la "formazione" del bullo, la sua intimidazione, (potere e controllo sulla vittima), i luoghi in cui esercita la sua influenza…per arrivare alla presentazione di "Vignette cliniche", dove lo scrittore, riporta "situazioni ispirate a fatti di cronaca realmente accaduti e ricalcano dinamiche comuni di atti di bullismo… L’obiettivo del libro è trasmettere strategie di difesa traducibili in tutti i contesti. Dopo le domande le parole del
sindaco: "Dare forza alle scuole per far intervenire le persone. Promuovere serate di richiamo a genitori e figli, aperte a tutti, per rompere le catenedel bullismo".
Articolo del 23/03/2024 di Lucia Medeot
La "Domenica Eucaristica"
Origini radicate nel passato, dove lo scandire delle ore era uninvito perogni credentead e dicare un po’ del suo tempo all’ adorazione del Santissimo
​
I giorni di marzo esaltano due "ambienti": quello naturale e quello antropico. Il primo è il contenente, forziere naturale da cui gli esseri viventi traggono sostentamento, e il secondo è il contenuto, ovvero lo spazio vitale in cui è solo l’uomo che agisce da protagonista e trova "cibo" per la mente (scuole, biblioteche…) e per l’anima (chiese…). L’anima ha bisogno di "nutrirsi" e lo fa con le celebrazioni dei tempi forti come la Quaresima, i cui riti iniziano quest’anno nel mese di marzo, per concludersi il 31 con l’irrompere della Pasqua. A San Lorenzo Isontino, il primo venerdì dopo le Ceneri è iniziata laVia Crucis, nata come rito devozionale del popolo cristiano, chino davanti al Cristo patiens (dolente), icona dolorosa che Giotto ha reso innovativa, inclinando verso il basso le membra di Gesù Crocifisso. Ogni venerdì alle ore 18.00 in chiesa, se ne annunciano le 14 stazioni, con brani delVangelo e riflessioni conseguenti. Ogni passo ha la sua valenza didattica, è un modello per ogni uomo che, nella sequela di Cristo, può cogliere l’opportunità di intervenire, come il Cireneo, ad alleviare il peso della "croce" personale di un’universalità che esprime l’amarezza dell’abbandono, soffre per la mancata considerazione e si nutre in solitudine di briciole di sofferenza. La croce è l’emblema della ritualità ma, con le espressioni incisive, di don Tonino Bello nelle sue riflessioni sulle "Stazioni dellaVia Crucis: ("La croce l’abbiamo appesa con riverenza alle pareti di casa nostra,ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte…"), diventa quasi un monito per il credente, chiamato a non fermarsi solo sull’uso esteriore del "segno", pur venerato, ma andare "oltre" e scoprirne il valore confortante per ogni uomo che non deve vedere in esso la sconfitta, ma la vittoria finale.Con questa certezza si è svolta a San Lorenzo Isontino, domenica 17marzo la "Domenica Eucaristica" che ha origini radicate nel passato, dove lo scandire delle ore dall’alto del campanile, era un invito per ogni credente, a dedicare un po’ del suo tempo all’adorazione delSantissimo, opportunità che doveva essere richiesta all’Ordinariato. Citando dalle ricerche di Vanni Marega (cfr. busta 936/A 1911): "Il devoto in fra scritto supplica di concedere il permesso di osservare la devozione alla perpetua adorazione…del S. Sacramento". Ora, in questa "particolare"domenica, (senza ufficialità) la ritualità si è condensata in più momenti al pomeriggio, con l’esposizione dell’ostensorio di Gesù Eucarestia alle 16.00, il canto "T’adoriamostia divina" (composto da monsignor Carmelo Psaila in occasione di un Congresso Eucaristico), seguito da alcune ore di raccoglimento e, alle 17.30, da letture dal Vangelo con riflessioni esplicative, preparate puntualmente da don Bruno. Il tema di quest’anno, è quello del "deserto", con il silenzio meditativo ed il riposo ad esso collegati: "Venite in un luogo solitario e riposatevi un po’ "Mc 6,31). I commenti si sono incentrati sulle difficoltà del fermarsi e affrontare il silenzio, dato il vortice del lavoro che assorbe completamente e la vita frenetica che impone a produrre di più…Ecco la necessità del riposo fisico ementale per far sì che il nostro molto fare non diventi infruttuoso! Dopo le letture, l’esecuzione del Tantum ergo inno liturgico in latino, e la benedizione eucaristica solenne con l’incensatura dell’ostensorio, arredo sacro e prezioso per la nostra parrocchia, che quest’anno compie "cento anni" (attestati daVanni), e che, da altrettanti irradia il presbiterio. In posizione privilegiata sull’altare, massiccio e imponente, troneggia in mezzo ai due candelabri con la scritta in latino e in caratteri maiuscoli, quasi goteggianti: "ECCE PANIS ANGELORUM, FACTUS CIBUSVIATORUM", tradotto: "Ecco il Pane degli Angeli, diventato il cibo dei pellegrini". L’ostensorio a raggera, è di forma leggermente ovalina, a più circonvoluzioni: la più esterna con i raggi in gruppi di cinque che si ripropongono, tre a forma di serpentina e due a forma cuspidata, limitati da piccoli blocchi che li separano in porzioni a sé stanti. Il secondo giro è arricchito da elementi più elaborati, con volute che si rincorrono a forma di farfalla, mentre il terzo che ricorda una corona circolare, riporta incisi due versi a semi luna, iniziali di un testo di Tommaso d’Aquino, celebrativo dell’Eucarestia. L’ostensorio,vero gioiello artistico, è stato incensato ed elevato più volte all’adorazione dei fedeli.
Articolo del 16/03/2024 di Lucia Medeot
"Bentornata Gardensia": solidarietà a S.Lorenzo
Alcuni rappresentanti della Fidas hanno risposto alla chiamata dell’AISM per aderire all’iniziativa finalizzata a supportare in maniera attiva la ricerca sulla disabilità
​
Marzo è un mese definito con appellativi diversi da molti poeti ed autori che comparivano sui libri di lettura delle elementari di un tempo con le immagini acquerellate dei bimbi di allora, inseriti in ambienti agresti, intenti in giochi d’altri tempi che facevano da sfondo alle poesie incorniciate da corone di fiori di campo o di selva.Ma quelle espressioni poetiche permangono vivide ancora oggi, come "luogo fondante della memoria e base di tutte le forme della creatività letteraria e artistica". Con la loromagia hanno continuato e continuano a riecheggiare i versi antichi che, non a caso, hanno contribuito alle decisioni dell’Unesco del 1999, durante la trentesima Conferenza generale di Parigi, di istituire la "GiornataMondiale della poesia", da allora celebrata ogni anno il
21marzo per rendere omaggio a tutti i poeti che hanno cooperato a potenziare l’arte poetica, come veicolo trainante di
tutte le altre arti. La poesia non è solo arte, è sentimento, è un codice universale che apre le porte del cuore e vi scopre la bontà, l’altruismo, la disponibilità, qualità tipiche di chi si dona e elargisce il proprio tempo a favore della vulnerabilità, come le associazioni in genere e quella dei Donatori di Sangue in questa particolare occasione. Sabato 9 marzo, nello spiazzo davanti al supermercato Despar di San Lorenzo alcuni rappresentanti della Fidas con la presidente Tiziana Trevisan, hanno risposto alla chiamata dell’AISM (Associazione Italiana SclerosiMultipla) per aderire all’iniziativa "Bentornata Gardensia" con lo scopo di supportare la ricerca sulla disabilità neurodegenerativa che può essere provocata da questa patologia. Gardensia, nome proprio formato dalla fusione di due nomi comuni: gardenia, raffinata, come simbolo di lealtà e fiducia nel futuro e ortensia che si equilibrano nel significato che esprimono, pur con le foglie diverse, perenni la prima e caduche la seconda. La giornata di sabato, caratterizzata da una pioggia persistente con scrosci continui che si abbattevano inclementi sul gazebo dei volontari che, ferrei e ben determinati a rimanere sul posto, non hanno desistito dal loro obiettivo di "offrire" le piante, il cui ricavato sarebbe stato devoluto all’Aism, e farlo con un sorriso che non obbligava, ma "invogliava" all’acquisto dato lo scopo benefico dell’iniziativa, spiegato alle persone che si avvicinavano, attratte dal colore e dal profumo dei fiori, nonché dal rosso dei contenitori e degli striscioni illustrativi. Il tutto preparato ad arte, per colpire gli occhi e arrivare al cuore! Ciò che li distingue è proprio la forza d’animo che li porta a non fermarsi davanti all’ostacolo, qualunque esso sia, purché l’obiettivo sia volto alla solidarietà, consapevoli che essere solidali, vuol dire semplicemente aiutare i più fragili a non sentirsi più "soli".
Articolo del 09/03/2024 di Lucia Medeot
Nino Pettarin: una vita piena di valori
Commozione a San Lorenzo Isontino per la scomparsa all’età di 100 anni di una delle memorie storiche della comunità
​
L'animo cristiano considera la persona secondo le sue attitudini, chiamate da Santa Caterina da Siena "Le porte dell’anima": la volontà (impegnarsi a fondo, non arrendersi), la memoria (custodire i vissuti del passato e mantenerli), l’intelligenza (individuare ciò che è giusto da ciò che non lo è). Queste tre "capacità", risulterebbero carenti se non supportate da un grande cuore, come quello di Nino Pettarin, nato e vissuto a San Lorenzo Isontino, deceduto il 21 di febbraio alla più che rispettabile età di cento anni. La volontà lo aiutava a non "mollare" anche nelle avversità, la memoria lo portava a ricordare e descrivere con acume persone, luoghi ed eventi, l’intelligenza pronta e fine, lo ha sostenuto in tutto il suo percorso di studi. Un’intelligenza emotiva e sociale che gli ha permesso di relazionarsi in ogni ambiente
comunitario e lavorativo, instaurando rapporti autentici con i suoi operai, fra cui i fratelli Orzan, che stimava tanto da ritenerli quasi di famiglia: Bruno operativo con lui dal 1968 e Lucio (NELLA FOTO CON IL PARROCO). Nino, un nome che, come ha precisato don Bruno all’omelia, non era il suo, perché in realtà gli era stato assegnato da don Giovanni Marangon, il giorno del Battesimo, dato che Benigno non esisteva sul calendario. Ma per tutti è rimasto Nino! Un nome, Nino, che termina con un (no),ma lui il no non lo ha mai detto a nessuno: in ogni circostanza, ad ogni persona, a qualsiasi richiesta, ha sempre risposto con un "sì". Un sì coerente con la sua posizione privilegiata di geometra, responsabile di un’impresa, il cui compito era quello di provvedere alla costruzione di ogni edificio pubblico o privato, garantendone la sicurezza e l’abitabilità. Fino a pochi mesi dalla fine, avvenuta a Ovaro a casa della figlia, ha lavorato instancabilmente nel suo orto che amava e accudiva di persona, nel suo giardino che liberava dalle foglie residue, dopo un temporale, con la "ramazza" di saggina. Lavorare al freddo o al caldo per lui non era un problema: era attivo ed efficiente in tutte le sue cose. Si è applicato molto anche con la mente, "cibandosi" dei testi dei giornali, come Voce Isontina di cui era abbonato e fervente lettore,mentre consultava enciclopedie e vocabolari, per tenersi aggiornato. Ma il suo profilo umano e cristiano è stato delineato in modo attento e puntuale da don Sandrin nell’omelia alla messa funebre. "Nino è stato un grande uomo di fede che ogni mattina pregava, dicendo: Signore ti ringrazio perché mi concedi una nuova giornata e, se fosse l’ultima, ti ringrazio lo stesso." E continuando: "I cento anni della ricostruzione della nostra chiesa, lo hanno visto protagonista in tanti lavori di manutenzione. Era una persona semplice e la sua presenza in paese era ragguardevole". Concludendo, don Bruno ha parlato con il cuore:" Nelle visite che gli ho fatto,mi raccontava le vicende del paese e della parrocchia con una mente lucida, una chiarezza nel dire le cose e una limpidezza nei ricordi che rendevano piacevole il parlare con lui. Ha vissuto una vita, non facile, ma significativae piena di valori"!
Articolo del 02/03/2024 di Lucia Medeot
Quaresima, tempo di ricerca
Le ceneri come simbolo di esperienza fallimentare, provocata dall ’egoismo e dalla voglia di emergere che portano a rovinare i rapporti interpersonali
​
Mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima. Dopo il ribaltamento dei ruoli, tipico del Carnevale, ecco la "Cenere" che, citando Robert Walser, è insignificante, umile, priva di valore e di carattere, convinta di non valere nulla ma nel contempo arrendevole e paziente. "Metti il piede sulla cenere, e quasi non ti accorgerai di aver calcato qualcosa". Le parole dello scrittore sono il riconoscimento più alto del valore intrinseco della cenere che, come residuo minerale ottenuto dalla combustione, porta con sé il fine ultimo dell’uomo: "Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai!" tratto da Genesi 3,19, citava un tempo la Liturgia, frase usualmente sostituita oggi dalla formula presente in Marco 1,15 "Convertitevi e credete al Vangelo", introdotta dopo il Concilio Vaticano II. Della cenere si parla in vari passi della Bibbia: nella Genesi 18,27, con Abramo che si rivolge a Dio "…come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…", e in Giobbe 30,19 "son diventato polvere e cenere". In tanti altri versetti si parla di "polvere" assimilata alla cenere, come dissolvenza ma anche penitenza, come precarietà della vita terrena proiettata verso quella celeste che richiama all’umiltà, propria di chi si sente ricco solo perché è contento di ciò che possiede e potente perché ha la capacità di capire che la cenere non è altro che finitudine.Nella letteratura troviamo un riferimento al corpo nella sepoltura, con i versi di Ugo Foscolo: "La madre…parla dime col tuo "cenere"muto". E ancora con Par Lagerkvist, per significare il gesto cristiano della cenere sul capo del fedele: "Solo quel che arde, diviene cenere. Sacra è la cenere. Tumi sfiorasti e io divenni cenere. Il mio io il mio essere divenne cenere. Così dice il credente. Tumi sfiorasti. Io sono sacro. Non ioma lamia cenere è sacra". Ed è questa concezione sacrale della cenere che,mercoledì 14 febbraio, ha attirato in chiesa a San Lorenzo Isontino un numero considerevole di persone che hanno partecipato alla messa vespertina delle 18.30, celebrata da don Bruno Sandrin. Lentamente, singolarmente o a gruppi, adulti e bambini prendevano posto nella navata, attendendo composti l’inizio della celebrazione. Nel mentre, tutti ascoltavano le armonie scaturite dalle mani di Bruno Razza, in situazione, di pezzi musicali diversi, che, ben amalgamati,
diventavano un unicum che alternava la mestizia iniziale del momento penitenziale con la gioia finale della conversione, a cui invitava la cenere. Molto significativa l’omelia pronunciata dal parroco don Sandrin che ha definito il cammino della Quaresima come un tempo di "ricerca" basato su tre grandi pilastri qualificanti: la preghiera, il digiuno e l’elemosina. La preghiera come desiderio di un rapporto autentico con Dio, il digiuno come libertà da ansie e affanni, l’elemosina come carità volta alla ricerca di un rapporto vero con gli altri. Continuando, ha connotato la cenere come esperienza fallimentare, provocata dall’ egoismo e dalla voglia di emergere che portano a rovinare i rapporti interpersonali. "Dio - ha continuato - può trasfigurare anche le nostre ceneri e farci passare a nuova fecondità con la conversione,ma non può sostituirsi a noi, può offrirci solo un’opportunità!" "La Quaresima, non è solo fatica e impegno - ha concluso la sua omelia don Sandrin -ma gioia nel riscoprire le cose importanti della vita"! Con il canto "Ti saluto o Croce santa", è terminata la celebrazione e iniziato il tempo di Quaresima.
Articolo del 24/02/2024 di Lucia Medeot
Bambini protagonisti a San Lorenzo Isontino
Particolarmente riuscito il momento proposto in piazza dal Comitato genitori e dall ’Associazione "Verde Speranza"
​
Carnevale! Festa ritenuta, nella memoria collettiva, come un giorno in cui si può "osare" di più, senza però contravvenire
al dettame di quelle regole fondamentali, garanti di un’equilibrata convivenza sociale, basata sul principio precipuo del rispetto per la persona e lo spazio altrui. Oggi il carnevale è notoriamente conosciuto come la festa dei bambini,
ma un tempo era riservato agli adulti, ai miseri, ai diseredati che, almeno nel clima carnevalesco, si sentivano autorizzati a sovvertire l’ordine costituto e a superare gli ordinamenti ben definiti delle classi sociali. Era un momento breve che, seppur
illusorio, compensava le mancanze e le ristrettezze di una vita dura e sacrificata. Ma nel mondo trasparente dei bimbi, il carnevale non ha una connotazione o una ricaduta sociale, è solo una modalità innocente di immedesimarsi in un personaggio, ricavato dai cartoni animati o dai fumetti preferiti, e assumerne le sembianze e le tipicità caratteriali: indossando una maschera si sentono protagonisti e padroni della "scena". Nel giovedì e martedì grasso, non esistono differenze legate al talento o alla bravura individuale: chi è il primo non ha un’attrattiva speciale per il fatto che sa "di più", ma si eguaglia a chi, di solito, si crede "dimeno" e può sentirsi un re, laddove appariva come un giullare, ritenersi un cavaliere piuttosto che uno scudiero. Ed è con questo spirito paritario che Giovedì 7 febbraio, i bimbi delle scuole dell’Infanzia e Primaria di San Lorenzo Isontino si sono riuniti in mattinata, nello spazio antistante il Comune per un incontro in maschera, inclusivo fra le due entità scolastiche. In orario curriculare sono arrivati con le loro insegnanti, camminando composti mano nella mano, atteggiamento ammirevole in particolare nei più
piccoli. Lo spazio comunale si è animato di colpo, rinvigorito dai volti sorridenti e dalla gaiezza di un gruppo di bambini che, rincorrendosi, avviluppando i compagni con le stelle filanti o creando con esse forme fantasmagoriche,mimavano gli atteggiamenti dei personaggi da loro impersonati. Il sindaco Ezio Clocchiatti li ha accolti e salutati assieme all’assessore all’Istruzione Nicoletta Venturoli raccogliendo il "grazie" che bambini e maestre hanno rivolto anche a Nicoletta che ha allestito con cura un tavolo con crostoli e bevande per tutti. Nel primo pomeriggio di martedì 13, poi, in piazza, si è svolta la festa propria del carnevale, non più legata all’ambiente scolastico,ma sempre con la collaborazione del Comitato genitori e l’attivismo dell’Associazione Verde Speranza. Un incontro festoso dei più piccoli, liberi da ogni impegno, accompagnati dai genitori che, dimentichi per un attimo di doveri e preoccupazioni, assaporavano appieno il momento ludico e gioioso
assieme ai loro figli. L’atmosfera era allietata da musiche dedicate al mondo infantile, che ritmavano le movenze delle mani di un’animatrice che truccava a tema i bambini. In questo clima giubilante, diciamo con Robert Walser: "I bimbi sono artisti nell’approfittare di ogni occasione per essere felici"…e noi lo siamo con loro!
Articolo del 03/02/2024 di Lucia Medeot
Rinnovato incontro nel santuario di Rosa Mistica
Anche la comunità di San Lorenzo Isontino si è fatt apellegrina nel tempio mariano durante l’Ottavario d ipreghiera
​
Ogni evento si tramuta in tradizione quando si ripete, perdura nel tempo e diventa un
insieme di memorie e testimonianze che, tramandate, acquistano una particolare risonanza, come l’Ottavario di preghiera nel santuario di Maria Santissima Rosa Mistica di Cormons che si ripete da più di cento anni,mantenendo intatti la freschezza e il fervore religioso iniziali. Aperto domenica 14 gennaio con la messa solenne presieduta dall’arcivescovo, si è concluso domenica 21. Per l’intera settimana, tutte le parrocchie del Decanato si sono alternate ogni sera per un incontro devozionale. Il nome "santuario", definito linguisticamente come un luogo venerato, sia perché testimone di un fatto straordinario ritenuto miracoloso come quello che ricorda l’evento del 1737, in cui la statua di Maria ha "sudato", sia come custode di reliquie (i panni usati per detergere l’effigie). Un santuario, quello di Rosa Mistica, con il nome "Rosa" seguito da "mistica", aggettivo con diverse accezioni, quali "spirituale, contemplativo…" che invita i fedeli a riunirsi nell’imponente navata e a respirarne la profonda spiritualità, effusa dalla statua della Madonna che, seppur minuta, illumina l’altare maggiore con la corona dorata e finemente cesellata, come quella del Bambino e della rosa racchiusa nella mano della Madre. Giovedì 18 gennaio è stata la parrocchia di San Lorenzo Isontino a partecipare 18 dalla recita del Santo Rosario, sostenuto da alcuni componenti del Lettorato e del Consiglio pastorale, encomiabili per la loro assidua presenza in ogni rituale dedicato. Un plauso va alla Coral di San Lurinz don Nino Bearzot con i coristi sempre pronti ad animare i riti cardine dell’anno liturgico, un coro concertante sostenuto dal solo organo, suonato in modo creativo dal maestro Lorenzo Medeot. La Coral si è proposta al massimo delle sue potenzialità in "Sin ca’ duc in chista
glesia…", dal titolo originale "Ave o Vergine us saludi…", e nell’AveMaria di Arcadelt con il mottetto "Ave Maria gratia
plena",molto impattante dal punto di vista emozionale. L’apoteosi finale con "Nome dolcissimo" eseguito a canone, con due momenti diversificati di entrata dei gruppi corali che, pur procedendo con tonalità diverse, si sono "riuniti" in una
gloriosa Ave Maria finale, dalle altezze musicali sorprendenti. Durante i canti, gli occhi dei presenti indugiavano sul presbiterio illuminato, con il catino absidale affrescato con le figure degli angeli cantori, il gioiello architettonico in miniatura con archetti sorretti da colonnine lignee che protegge il Santissimo, le tre lampade votive a sinistra,mentre a destra una è sostituita da un grande crocifisso con il viso inclinato del Cristo patiens, la cui sofferenza sembrava lenita dal candore delle orchidee, disposte con cura amorevole dalle suore. Incomparabile l’ampio presepe, ammirato per la minuziosa riproduzione di personaggi e ambienti. In quest’atmosfera, le parole di don Bruno all’omelia, risuonavano pacate,ma incisive,mentre delineava la figura di Maria che, con il suo sì, ha dato inizio a un cammino di fede le cui tappe presumono: l’obbedienza (agire con maturità), la collaborazione (mettersi a disposizione) e la speranza (prendere coscienza dei propri problemi e affidarsi a Cristo), sostenute da un’adesione personale in cui nessuno può sostituirci. Alla fine la preghiera a Rosa Mistica.
Articolo del 27/01/2024 di Lucia Medeot
Uscire dal buio per diventare vera luce
Tanti i momenti di incontro e le occasioni di solidarietà per la comunità di San Lorenzo Isontino nei giorni in cui la liturgia ha ricordato l’adorazione dei Magi al Signore nato a Betlemme
​
Epifania, solennità che la Chiesa festeggia il 6 gennaio e il cui nome deriva dal greco "epiphaneia", cioè "manifestazione": Dio si è manifestato a tutta l’umanità, rappresentata dai Magi, così come a Natale si è rivelato ai pastori, figure simbolo degli Ebrei. Fra i quattro Vangeli Canonici, solo quello di Matteo parla dell’arrivo dei Magi al capitolo 2,1:" Nato Gesù, alcuni Magi vennero dall’Oriente…", in cui non si parla di tre ma di "alcuni" e, solo dalla descrizione dei doni, oro, incenso e mirra, secondo alcuni studiosi si deduce il numero tre; il titolo onorifico di re è apparso nella liturgia cristiana solo nel Medioevo. "Venuti dall’Oriente", posto indefinito da cui la tradizione ha voluto far derivare i
loro nomi. Nell’architettura li troviamo scolpiti in un bassorilievo sulla facciata del Duomo di Fidenza, Caspar, Balthasar e Melchior, da cui l’acronimo CMB (in alcune regioni, fra cui l’Alto Adige, segnato sulle porte di casa, 20 CMB 24, quest’anno) e nell’arte musiva raffigurati nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. In letteratura, Padre DavidMaria Turoldo in "Epifania": "…dalla Scrittura chiamati sapienti" e D’Annunzio "…ecco Baldassarre, Gaspare e Melchiorre con mirra incenso e oro". Dopo l’excursus storico e teologico, arriviamo alla vigilia dell’Epifania a San Lorenzo Isontino, caratterizzata dalla benedizione del sale (sapienza…) e della frutta (vitalità…), simboli di una tradizione antica. Alla fine del rito il corteo notturno della "Lucciolata", a sostegno della "Casa Via di Natale" di Aviano. Il tempo inclemente con pioggia battente non ha fermato il numero piuttosto cospicuo dei partecipanti che, ombrelli aperti e fiaccola in mano, si sono diretti verso l’area sportiva locale gestita dall’UFI di Capriva. Una miriade di luci oscillanti, riflettevano l’aspetto valoriale e multiforme della solidarietà che non ha frontiere, appartenenze o credi,ma solo propensione spontanea verso chi è manchevole, come i ricoverati al CRO di Aviano, desiderosi di guarire e anche morire con dignità. La cifra ottenuta assomma a 315 euro ricavati dalla serata più i 3000 euro della lotteria, cifra notevole dovuta soprattutto all’encomiabile attivismo di Paolo Medeot e alla sinergia di più associazioni. All’arrivo Emilio, Giuseppe e Vinicio, instancabili nella preparazione del falò epifanico, dall’intelaiatura complessa con i bancali recuperati grazie a Maurizio Marussi, hanno acceso la struttura in legno con le scintille incandescenti miste a fumo, che s’innalzavano verso est con previsioni sull’annata in corso, azzardate dai tre esperti "fuochisti". A seguire il momento conviviale offerto dagli Alpini. Domenica 6 gennaio, santa messa solenne dell’Epifania e l’omelia di don Sandrin con l’invito ad uscire dal buio dell’incertezza e della sfiducia, per diventare vera Luce che illumina gli altri e sa riconoscere la presenza di Dio al di là delle manifestazioni storiche e personali. Al pomeriggio la benedizione dei bambini, un incontro che ha visto riuniti attorno al Bambinello illuminato, bimbi e famiglie. Sul grande schermo le parole dei canti del piccolo coro Incjant fra cui "Be still", il Padre nostro e altri, tutti pezzi mirabilmente eseguiti, frammezzati da immagini proiettate di varie Natività. Don Bruno ha invitato i piccoli a pregare per le mamme, papà e nonni, invocando su di loro la benedizione di Gesù. Ha dato poi il via alle premiazioni, chiamando a uno a uno i partecipanti e, mentre i presepi apparivano sullo schermo, ne ha elencato le qualità proprie, frutto di impegno e uso di materiali creativi, tutti degni di riconoscimento. Salvatore Garau a nome della commissione, ha designato come primo il presepe a più piani di Matteo e Nicol Curci seguito da altri due: a tutti un diploma di merito. L’arrivo della Befana con lo scialle rosso e il fazzoletto in testa ha sorpreso i piccoli che hanno ascoltato, stupiti, una leggenda su di lei letta da Tiziana. La vecchina ha lodato l’iniziativa offerta ai bimbi di "donare" giochi e materiale scolastico ai coetanei della Slovacchia, invece di "riceverli": ecco la Befana di
solidarietà!
Articolo del 20/01/2024 di Lucia Medeot
Intensi momenti festivi nelle comunità
Alla messa della Vigilia don Sandrin ha letto una lettera di don Tonino Bello, indirizzata a Gesù
​
Natale, un nome astratto, ma di cui si vedono i colori e le luci, si odono le armonie e le canzoni, si annusano i profumi penetranti e resinosi del muschio e degli abeti, tutte sensazioni che si spengono con il calendario liturgico nella prima domenica dopo l’Epifania, mentre nel fideismo popolare permangono più a lungo, quasi a voler far perdurare l’arcano della "festa". È rinfrancante scoprire come la Nascita possa scuotere e rinvigorire gli animi, far riaffiorare sentimenti e scaturire quella propensione verso il "più debole" che si identifica nella figura fragile di un Bimbo appena nato. Con questo spirito alcuni gruppi dedicati di San Lorenzo Isontino hanno lavorato assiduamente, affinché il cammino delle festività si snodasse al meglio per preparare l’Avvento con il "ceppo" e i suoi quattro ceri, posto ai piedi dell’altare dal 2003, iniziando dal compianto Antonio Moretta e continuato nel tempo da un gruppo consolidato di volontari: Vanni, Aldo, Bruno Roc, Emilio, Paolo…, che lo hanno raccolto nel bosco e scelto per la sua forma contorta, intonsa, al naturale, come segno che le vie del Signore non sono mai "dritte" come precisa don Bruno nelle omelie. In questo periodo pre e post natalizio, don Sandrin è stato un protagonista della Parola, un promulgatore pacato, ma appassionato del messaggio evangelico, delle
sfumature esegetiche dei testi sacri, capace di interpretarne il messaggio sotteso e offrirlo ai fedeli con semplicità, nel
"concreto". Originale il suo intervento come omileta alla messa della Vigilia dove, dall’alto del pulpito, ha letto una lettera di don Tonino Bello, indirizzata a Gesù, in cui il vescovo di Molfetta esprime la certezza che il Santo Bambino saprà cogliere il suo desiderio sui fratelli sacerdoti: "che si lascino condurre dallo Spirito, che è di giustizia, non di dominio, di servizio, non di potere, e che le Comunità trovino la forza di superare la paura del vuoto, di entrare nelle case di chi è solo e non attende nessuno, di chi a Natale non riceverà una cartolina e non avrà commensali…"Un testo questo che non ha avuto bisogno di essere chiarificato o commentato, perché intriso della freschezza dei sentimenti più genuini che nascono dall’interiorità di chi vede nel Natale la luce della Speranza, e che si è concluso con un: "Buon Natale Gesù, che sei disprezzato sulla terra, nella vita sfigurata di chi soffre". È seguito un silenzio denso di riflessione, riempito dalla Coral don
Nino Bearzot che ha riproposto la Messe Eucaristiche di Gabriele Saro in friulano "prezioso", intervallata da canti propri della tradizione natalizia. A mezzanotte l’incensazione del Bambinello che sorrideva nel presepe, realizzato dai presepianti sotto il pulpito, un piccolo gioiello paesaggistico con le case realizzate a mano, che riproducevano in scala la
rappresentazione precisa delle abitazioni rurali del nostro paese, con i relativi ambienti adibiti alle funzioni proprie del sostentamento famigliare e il ruscello vicino con l’acqua che gorgogliava, limpida. Particolarmente significativa la cerimonia di domenica 31 dicembre con l’omelia focalizzata sull’essere liberi e realizzati, se "chiari nella parola (trasparenza), nella coscienza (giusta disposizione) e nell’azione (fare il primo passo)". Trascinante e plaudente il Te Deum di ringraziamento coronato dal suono delle campane. A seguire il "brulè" offerto dai Donatori di sangue. A Capodanno la lettura del Messaggio del Papa per la giornata della pace 2024. Profondamente sentiti i ringraziamenti e gli auguri di don Bruno a tutti: presenti, autorità, collaboratori e scampanotadôrs.
Articolo del 13/01/2024 di Lucia Medeot
Coinvolgente "Nadal in Plaza!"
Un intero paese impegnato nelle varie iniziative della manifestazione che tradizionalmente segna le festività natalizie a San Lorenzo Isontino
​