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Raccolta di articoli che valorizzano gli eventi della nostra Parrocchia pubblicati su Voce Isontina

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Articolo del 13/01/2024 di Lucia Medeot

Coinvolgente "Nadal in Plaza!"
Un intero paese impegnato nelle varie iniziative della manifestazione che tradizionalmente segna le festività natalizie a San Lorenzo Isontino

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Nadal in Plaza! Due parole: un avvenimento e un luogo. Natale, la Nascita, la Venuta di un Bimbo che da Betlemme ha irradiato il mondo e a lui si è donato. Plaza, Piazza in friulano, spazio di riunione e di incontro, quasi un’agorà che invita allo scambio e all’ascolto. Ebbene è nella Plaza di San Lorenzo Isontino che è avvenuta la tradizionale manifestazione che si svolge ogni anno a dicembre, in collaborazione con la parrocchia e il patrocinio del Comune, con la partecipazione delle associazioni di volontariato, del Comitato genitori delle scuole dell’Infanzia e Primaria, di artigiani locali… Sabato 16 dicembre in chiesa, si sono esibiti due cori di voci bianche: "Piccoli InCanti" di San Lorenzo Isontino direttoda Cristina Del Negro con al pianoforte DavideMoro, e "Piccolo Coro Natissa" di Aquileia diretto da Patrizia Dri con al pianoforte Valentina Salucci: il primo, nato come repertorio liturgico e sfociato in festival regionali, il secondo, con l’incisione di "Chicchi di riso" e l’esecuzione dell’Oratorio di Davide Liani per coromisto e voci bianche. All’inizio Tiziana Trevisan, presidente dell’Uscigo, ha evidenziato la ripresa dell’iniziativa "Cantando il Natale" dopo la pandemia, ha ringraziato i cori, i presenti e l’Associazione "Al Sole" per le luci realizzate in piazza. A seguire, Cristina Del Negro ha dato il via al repertorio dei Piccoli Incanti che hanno spaziato da "Ogni bimbo" di Bernardelli, a "Dilly Baby" di Figallo, a WinterWonderland di Bernhard, a "Santa Claus domani verrà" di FredCoots e, come esperimento di polifonia, "Let it be" di McCartney" con alcuni giovani coristi fra i più talentuosi. A seguire il Coro Natissa, presentato da Patrizia Gri, con i bimbi che si sono cimentati in "Deck the Halls" in italiano, "Bianco Natale", cantato e mormorato, di Sofianopulo, Jingle Bell Rock" di Beal e Boothe e "Feliz Navidad" di Jose Feliciano. Un caloroso applauso ha espresso l’unanime plauso ai piccoli cantori che portano in sé l’immagine fragile di Gesù appena nato e, con questa visione, trasmettono oggi, l’intensità delmessaggio di ieri e di sempre con le loro voci che si innalzano pure e senza sforzo. Alla fine il ritrovo in piazza per l’esibizione canora dei bimbi della scuola Primaria e dell’Infanzia, diretti dalle maestre che catturavano con naturalezza voci e attenzione. Spettacolare l’accensione del maestoso abete addobbato con piccoli oggetti manuali, di materiali diversi, un inno alla fantasia e all’arte del riciclo. Di colpo, dopo il buio incipiente, ecco lamiriade di luci che hanno illuminato i piccoli volti rapiti in un "Oh" di meraviglia. Domenica 17 la grande manifestazione del Nadal in Plaza. Sul sagrato appena rinnovato, una festa di colori, un andirivieni di persone indaffarate nei preparativi, l’esplosione dell’inventiva degli artisti, unita alla gratuità dei volontari che non risparmiano tempo e fatica per valorizzare una tradizione che, iniziata al tempo di don Nino Bearzot, è continuata con cognizione ed esperienza da don Bruno Sandrin. Dopo il concerto dei scampanotadôrs, la messa animata dal coro dei Piccoli Incanti, che ormai padroneggiano con competenza le parti della Liturgia. La sera, in chiesa, la Cjantada di Nadal con le due Coral di San Lurinz, diretto da Raffaella Visintin, e di Lucinis, diretto da Matteo Donda, in seno alla manifestazione Nativitasfvg. Rosalba Terpin ha presentato i due cori ed il programma del concerto con brani della tradizione emelodiemoderne del Natale, rivisitazioni di brani medioevali, composizioni del Settecento ed Ottocento fino agli anni’70 del secolo scorso, in un percorso che ha saputo spaziare dall’Inghilterra alla Francia, dalla Slesia all’Ucraina, dall’Italia agli Stati Uniti, dalla terra friulana fino a quella statunitense. Il tutto eseguito a voci scoperte intervallate a interventi dell’orchestra con al primo e secondo violino Annalisa Clemente e Simone Sette, alla viola Riccardo Corona, all’oboe,Mariangela Bullitta, al violoncello (Piero Politti) e al pianoforte (Valentina Salucci). Come ouverture, in friulano, "Staimi atenz…), antica canzone natalizia di autore anonimo e "Anin a Betlem", pastorale di don Oreste Rosso cantore dell’anima friulana, seguiti da "Tu scendi dalle stelle" di de’ Liguori, "Carol of the bells" di origini ucraine, "Jingle bell rock", Transeamus usque Bethlem" in latino, "Gloria in excelsis Deo" di tradizione francese, "Adeste fideles" irlandese, "Noel"e "We wish you amerry Christmas" inglese, "Happy Xmas" statunitense. L’innovazione della rassegna corale è stata la performance a cori uniti talmente assimilati fra loro, da sembrare un tutt’uno sotto la guida magistrale e alternata dei due maestri. Un’ovazione entusiastica ha acclamato le due Coral, seguita dai ringraziamenti e dalle parole auguranti di don Bruno sulla gioia del Natale.

Articolo del 20/01/2024 di Lucia Medeot

Intensi momenti festivi nelle comunità

Alla messa della Vigilia don Sandrin ha letto una lettera di don Tonino Bello, indirizzata a Gesù

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Natale, un nome astratto, ma di cui si vedono i colori e le luci, si odono le armonie e le canzoni, si annusano i profumi penetranti e resinosi del muschio e degli abeti, tutte sensazioni che si spengono con il calendario liturgico nella prima domenica dopo l’Epifania, mentre nel fideismo popolare permangono più a lungo, quasi a voler far perdurare l’arcano della "festa". È rinfrancante scoprire come la Nascita possa scuotere e rinvigorire gli animi, far riaffiorare sentimenti e scaturire quella propensione verso il "più debole" che si identifica nella figura fragile di un Bimbo appena nato. Con questo spirito alcuni gruppi dedicati di San Lorenzo Isontino hanno lavorato assiduamente, affinché il cammino delle festività si snodasse al meglio per preparare l’Avvento con il "ceppo" e i suoi quattro ceri, posto ai piedi dell’altare dal 2003, iniziando dal compianto Antonio Moretta e continuato nel tempo da un gruppo consolidato di volontari: Vanni, Aldo, Bruno Roc, Emilio, Paolo…, che lo hanno raccolto nel bosco e scelto per la sua forma contorta, intonsa, al naturale, come segno che le vie del Signore non sono mai "dritte" come precisa don Bruno nelle omelie. In questo periodo pre e post natalizio, don Sandrin è stato un protagonista della Parola, un promulgatore pacato, ma appassionato del messaggio evangelico, delle
sfumature esegetiche dei testi sacri, capace di interpretarne il messaggio sotteso e offrirlo ai fedeli con semplicità, nel
"concreto". Originale il suo intervento come omileta alla messa della Vigilia dove, dall’alto del pulpito, ha letto una lettera di don Tonino Bello, indirizzata a Gesù, in cui il vescovo di Molfetta esprime la certezza che il Santo Bambino saprà cogliere il suo desiderio sui fratelli sacerdoti: "che si lascino condurre dallo Spirito, che è di giustizia, non di dominio, di servizio, non di potere, e che le Comunità trovino la forza di superare la paura del vuoto, di entrare nelle case di chi è solo e non attende nessuno, di chi a Natale non riceverà una cartolina e non avrà commensali…"Un testo questo che non ha avuto bisogno di essere chiarificato o commentato, perché intriso della freschezza dei sentimenti più genuini che nascono dall’interiorità di chi vede nel Natale la luce della Speranza, e che si è concluso con un: "Buon Natale Gesù, che sei disprezzato sulla terra, nella vita sfigurata di chi soffre". È seguito un silenzio denso di riflessione, riempito dalla Coral don
Nino Bearzot che ha riproposto la Messe Eucaristiche di Gabriele Saro in friulano "prezioso", intervallata da canti propri della tradizione natalizia. A mezzanotte l’incensazione del Bambinello che sorrideva nel presepe, realizzato dai presepianti sotto il pulpito, un piccolo gioiello paesaggistico con le case realizzate a mano, che riproducevano in scala la
rappresentazione precisa delle abitazioni rurali del nostro paese, con i relativi ambienti adibiti alle funzioni proprie del sostentamento famigliare e il ruscello vicino con l’acqua che gorgogliava, limpida. Particolarmente significativa la cerimonia di domenica 31 dicembre con l’omelia focalizzata sull’essere liberi e realizzati, se "chiari nella parola (trasparenza), nella coscienza (giusta disposizione) e nell’azione (fare il primo passo)". Trascinante e plaudente il Te Deum di ringraziamento coronato dal suono delle campane. A seguire il "brulè" offerto dai Donatori di sangue. A Capodanno la lettura del Messaggio del Papa per la giornata della pace 2024. Profondamente sentiti i ringraziamenti e gli auguri di don Bruno a tutti: presenti, autorità, collaboratori e scampanotadôrs.

Articolo del 27/01/2024 di Lucia Medeot

Uscire dal buio per diventare vera luce

Tanti i momenti di incontro e le occasioni di solidarietà per la comunità di San Lorenzo Isontino nei giorni in cui la liturgia ha ricordato l’adorazione dei Magi al Signore nato a Betlemme

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Epifania, solennità che la Chiesa festeggia il 6 gennaio e il cui nome deriva dal greco "epiphaneia", cioè "manifestazione": Dio si è manifestato a tutta l’umanità, rappresentata dai Magi, così come a Natale si è rivelato ai pastori, figure simbolo degli Ebrei. Fra i quattro Vangeli Canonici, solo quello di Matteo parla dell’arrivo dei Magi al capitolo 2,1:" Nato Gesù, alcuni Magi vennero dall’Oriente…", in cui non si parla di tre ma di "alcuni" e, solo dalla descrizione dei doni, oro, incenso e mirra, secondo alcuni studiosi si deduce il numero tre; il titolo onorifico di re è apparso nella liturgia cristiana solo nel Medioevo. "Venuti dall’Oriente", posto indefinito da cui la tradizione ha voluto far derivare i
loro nomi. Nell’architettura li troviamo scolpiti in un bassorilievo sulla facciata del Duomo di Fidenza, Caspar, Balthasar e Melchior, da cui l’acronimo CMB (in alcune regioni, fra cui l’Alto Adige, segnato sulle porte di casa, 20 CMB 24, quest’anno) e nell’arte musiva raffigurati nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. In letteratura, Padre DavidMaria Turoldo in "Epifania": "…dalla Scrittura chiamati sapienti" e D’Annunzio "…ecco Baldassarre, Gaspare e Melchiorre con mirra incenso e oro". Dopo l’excursus storico e teologico, arriviamo alla vigilia dell’Epifania a San Lorenzo Isontino, caratterizzata dalla benedizione del sale (sapienza…) e della frutta (vitalità…), simboli di una tradizione antica. Alla fine del rito il corteo notturno della "Lucciolata", a sostegno della "Casa Via di Natale" di Aviano. Il tempo inclemente con pioggia battente non ha fermato il numero piuttosto cospicuo dei partecipanti che, ombrelli aperti e fiaccola in mano, si sono diretti verso l’area sportiva locale gestita dall’UFI di Capriva. Una miriade di luci oscillanti, riflettevano l’aspetto valoriale e multiforme della solidarietà che non ha frontiere, appartenenze o credi,ma solo propensione spontanea verso chi è manchevole, come i ricoverati al CRO di Aviano, desiderosi di guarire e anche morire con dignità. La cifra ottenuta assomma a 315 euro ricavati dalla serata più i 3000 euro della lotteria, cifra notevole dovuta soprattutto all’encomiabile attivismo di Paolo Medeot e alla sinergia di più associazioni. All’arrivo Emilio, Giuseppe e Vinicio, instancabili nella preparazione del falò epifanico, dall’intelaiatura complessa con i bancali recuperati grazie a Maurizio Marussi, hanno acceso la struttura in legno con le scintille incandescenti miste a fumo, che s’innalzavano verso est con previsioni sull’annata in corso, azzardate dai tre esperti "fuochisti". A seguire il momento conviviale offerto dagli Alpini. Domenica 6 gennaio, santa messa solenne dell’Epifania e l’omelia di don Sandrin con l’invito ad uscire dal buio dell’incertezza e della sfiducia, per diventare vera Luce che illumina gli altri e sa riconoscere la presenza di Dio al di là delle manifestazioni storiche e personali. Al pomeriggio la benedizione dei bambini, un incontro che ha visto riuniti attorno al Bambinello illuminato, bimbi e famiglie. Sul grande schermo le parole dei canti del piccolo coro Incjant fra cui "Be still", il Padre nostro e altri, tutti pezzi mirabilmente eseguiti, frammezzati da immagini proiettate di varie Natività. Don Bruno ha invitato i piccoli a pregare per le mamme, papà e nonni, invocando su di loro la benedizione di Gesù. Ha dato poi il via alle premiazioni, chiamando a uno a uno i partecipanti e, mentre i presepi apparivano sullo schermo, ne ha elencato le qualità proprie, frutto di impegno e uso di materiali creativi, tutti degni di riconoscimento. Salvatore Garau a nome della commissione, ha designato come primo il presepe a più piani di Matteo e Nicol Curci seguito da altri due: a tutti un diploma di merito. L’arrivo della Befana con lo scialle rosso e il fazzoletto in testa ha sorpreso i piccoli che hanno ascoltato, stupiti, una leggenda su di lei letta da Tiziana. La vecchina ha lodato l’iniziativa offerta ai bimbi di "donare" giochi e materiale scolastico ai coetanei della Slovacchia, invece di "riceverli": ecco la Befana di
solidarietà!

Articolo del 03/02/2024 di Lucia Medeot

Rinnovato incontro nel santuario di Rosa Mistica

Anche la comunità di San Lorenzo Isontino si è fatt apellegrina nel tempio mariano durante l’Ottavario d ipreghiera

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Ogni evento si tramuta in tradizione quando si ripete, perdura nel tempo e diventa un
insieme di memorie e testimonianze che, tramandate, acquistano una particolare risonanza, come l’Ottavario di preghiera nel santuario di Maria Santissima Rosa Mistica di Cormons che si ripete da più di cento anni,mantenendo intatti la freschezza e il fervore religioso iniziali. Aperto domenica 14 gennaio con la messa solenne presieduta dall’arcivescovo, si è concluso domenica 21. Per l’intera settimana, tutte le parrocchie del Decanato si sono alternate ogni sera per un incontro devozionale. Il nome "santuario", definito linguisticamente come un luogo venerato, sia perché testimone di un fatto straordinario ritenuto miracoloso come quello che ricorda l’evento del 1737, in cui la statua di Maria ha "sudato", sia come custode di reliquie (i panni usati per detergere l’effigie). Un santuario, quello di Rosa Mistica, con il nome "Rosa" seguito da "mistica", aggettivo con diverse accezioni, quali "spirituale, contemplativo…" che invita i fedeli a riunirsi nell’imponente navata e a respirarne la profonda spiritualità, effusa dalla statua della Madonna che, seppur minuta, illumina l’altare maggiore con la corona dorata e finemente cesellata, come quella del Bambino e della rosa racchiusa nella mano della Madre. Giovedì 18 gennaio è stata la parrocchia di San Lorenzo Isontino a partecipare 18 dalla recita del Santo Rosario, sostenuto da alcuni componenti del Lettorato e del Consiglio pastorale, encomiabili per la loro assidua presenza in ogni rituale dedicato. Un plauso va alla Coral di San Lurinz don Nino Bearzot con i coristi sempre pronti ad animare i riti cardine dell’anno liturgico, un coro concertante sostenuto dal solo organo, suonato in modo creativo dal maestro Lorenzo Medeot. La Coral si è proposta al massimo delle sue potenzialità in "Sin ca’ duc in chista
glesia…", dal titolo originale "Ave o Vergine us saludi…", e nell’AveMaria di Arcadelt con il mottetto "Ave Maria gratia
plena",molto impattante dal punto di vista emozionale. L’apoteosi finale con "Nome dolcissimo" eseguito a canone, con due momenti diversificati di entrata dei gruppi corali che, pur procedendo con tonalità diverse, si sono "riuniti" in una
gloriosa Ave Maria finale, dalle altezze musicali sorprendenti. Durante i canti, gli occhi dei presenti indugiavano sul presbiterio illuminato, con il catino absidale affrescato con le figure degli angeli cantori, il gioiello architettonico in miniatura con archetti sorretti da colonnine lignee che protegge il Santissimo, le tre lampade votive a sinistra,mentre a destra una è sostituita da un grande crocifisso con il viso inclinato del Cristo patiens, la cui sofferenza sembrava lenita dal candore delle orchidee, disposte con cura amorevole dalle suore. Incomparabile l’ampio presepe, ammirato per la minuziosa riproduzione di personaggi e ambienti. In quest’atmosfera, le parole di don Bruno all’omelia, risuonavano pacate,ma incisive,mentre delineava la figura di Maria che, con il suo sì, ha dato inizio a un cammino di fede le cui tappe presumono: l’obbedienza (agire con maturità), la collaborazione (mettersi a disposizione) e la speranza (prendere coscienza dei propri problemi e affidarsi a Cristo), sostenute da un’adesione personale in cui nessuno può sostituirci. Alla fine la preghiera a Rosa Mistica.

Articolo del 24/02/2024 di Lucia Medeot

Bambini protagonisti a San Lorenzo Isontino

Particolarmente riuscito il momento proposto in piazza dal Comitato genitori e dall ’Associazione "Verde Speranza" 

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Carnevale! Festa ritenuta, nella memoria collettiva, come un giorno in cui si può "osare" di più, senza però contravvenire
al dettame di quelle regole fondamentali, garanti di un’equilibrata convivenza sociale, basata sul principio precipuo del rispetto per la persona e lo spazio altrui. Oggi il carnevale è notoriamente conosciuto come la festa dei bambini,
ma un tempo era riservato agli adulti, ai miseri, ai diseredati che, almeno nel clima carnevalesco, si sentivano autorizzati a sovvertire l’ordine costituto e a superare gli ordinamenti ben definiti delle classi sociali. Era un momento breve che, seppur
illusorio, compensava le mancanze e le ristrettezze di una vita dura e sacrificata. Ma nel mondo trasparente dei bimbi, il carnevale non ha una connotazione o una ricaduta sociale, è solo una modalità innocente di immedesimarsi in un personaggio, ricavato dai cartoni animati o dai fumetti preferiti, e assumerne le sembianze e le tipicità caratteriali: indossando una maschera si sentono protagonisti e padroni della "scena". Nel giovedì e martedì grasso, non esistono differenze legate al talento o alla bravura individuale: chi è il primo non ha un’attrattiva speciale per il fatto che sa "di più", ma si eguaglia a chi, di solito, si crede "dimeno" e può sentirsi un re, laddove appariva come un giullare, ritenersi un cavaliere piuttosto che uno scudiero. Ed è con questo spirito paritario che Giovedì 7 febbraio, i bimbi delle scuole dell’Infanzia e Primaria di San Lorenzo Isontino si sono riuniti in mattinata, nello spazio antistante il Comune per un incontro in maschera, inclusivo fra le due entità scolastiche. In orario curriculare sono arrivati con le loro insegnanti, camminando composti mano nella mano, atteggiamento ammirevole in particolare nei più
piccoli. Lo spazio comunale si è animato di colpo, rinvigorito dai volti sorridenti e dalla gaiezza di un gruppo di bambini che, rincorrendosi, avviluppando i compagni con le stelle filanti o creando con esse forme fantasmagoriche,mimavano gli atteggiamenti dei personaggi da loro impersonati. Il sindaco Ezio Clocchiatti li ha accolti e salutati assieme all’assessore all’Istruzione Nicoletta Venturoli raccogliendo il "grazie" che bambini e maestre hanno rivolto anche a Nicoletta che ha allestito con cura un tavolo con crostoli e bevande per tutti. Nel primo pomeriggio di martedì 13, poi, in piazza, si è svolta la festa propria del carnevale, non più legata all’ambiente scolastico,ma sempre con la collaborazione del Comitato genitori e l’attivismo dell’Associazione Verde Speranza. Un incontro festoso dei più piccoli, liberi da ogni impegno, accompagnati dai genitori che, dimentichi per un attimo di doveri e preoccupazioni, assaporavano appieno il momento ludico e gioioso
assieme ai loro figli. L’atmosfera era allietata da musiche dedicate al mondo infantile, che ritmavano le movenze delle mani di un’animatrice che truccava a tema i bambini. In questo clima giubilante, diciamo con Robert Walser: "I bimbi sono artisti nell’approfittare di ogni occasione per essere felici"…e noi lo siamo con loro!

Articolo del 02/03/2024 di Lucia Medeot

Quaresima, tempo di ricerca

Le ceneri come simbolo di esperienza fallimentare, provocata dall ’egoismo e dalla voglia di emergere che portano a rovinare i rapporti interpersonali 

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Mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima. Dopo il ribaltamento dei ruoli, tipico del Carnevale, ecco la "Cenere" che, citando Robert Walser, è insignificante, umile, priva di valore e di carattere, convinta di non valere nulla ma nel contempo arrendevole e paziente. "Metti il piede sulla cenere, e quasi non ti accorgerai di aver calcato qualcosa". Le parole dello scrittore sono il riconoscimento più alto del valore intrinseco della cenere che, come residuo minerale ottenuto dalla combustione, porta con sé il fine ultimo dell’uomo: "Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai!" tratto da Genesi 3,19, citava un tempo la Liturgia, frase usualmente sostituita oggi dalla formula presente in Marco 1,15 "Convertitevi e credete al Vangelo", introdotta dopo il Concilio Vaticano II. Della cenere si parla in vari passi della Bibbia: nella Genesi 18,27, con Abramo che si rivolge a Dio "…come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…", e in Giobbe 30,19 "son diventato polvere e cenere". In tanti altri versetti si parla di "polvere" assimilata alla cenere, come dissolvenza ma anche penitenza, come precarietà della vita terrena proiettata verso quella celeste che richiama all’umiltà, propria di chi si sente ricco solo perché è contento di ciò che possiede e potente perché ha la capacità di capire che la cenere non è altro che finitudine.Nella letteratura troviamo un riferimento al corpo nella sepoltura, con i versi di Ugo Foscolo: "La madre…parla dime col tuo "cenere"muto". E ancora con Par Lagerkvist, per significare il gesto cristiano della cenere sul capo del fedele: "Solo quel che arde, diviene cenere. Sacra è la cenere. Tumi sfiorasti e io divenni cenere. Il mio io il mio essere divenne cenere. Così dice il credente. Tumi sfiorasti. Io sono sacro. Non ioma lamia cenere è sacra". Ed è questa concezione sacrale della cenere che,mercoledì 14 febbraio, ha attirato in chiesa a San Lorenzo Isontino un numero considerevole di persone che hanno partecipato alla messa vespertina delle 18.30, celebrata da don Bruno Sandrin. Lentamente, singolarmente o a gruppi, adulti e bambini prendevano posto nella navata, attendendo composti l’inizio della celebrazione. Nel mentre, tutti ascoltavano le armonie scaturite dalle mani di Bruno Razza, in situazione, di pezzi musicali diversi, che, ben amalgamati,
diventavano un unicum che alternava la mestizia iniziale del momento penitenziale con la gioia finale della conversione, a cui invitava la cenere. Molto significativa l’omelia pronunciata dal parroco don Sandrin che ha definito il cammino della Quaresima come un tempo di "ricerca" basato su tre grandi pilastri qualificanti: la preghiera, il digiuno e l’elemosina. La preghiera come desiderio di un rapporto autentico con Dio, il digiuno come libertà da ansie e affanni, l’elemosina come carità volta alla ricerca di un rapporto vero con gli altri. Continuando, ha connotato la cenere come esperienza fallimentare, provocata dall’ egoismo e dalla voglia di emergere che portano a rovinare i rapporti interpersonali. "Dio - ha continuato - può trasfigurare anche le nostre ceneri e farci passare a nuova fecondità con la conversione,ma non può sostituirsi a noi, può offrirci solo un’opportunità!" "La Quaresima, non è solo fatica e impegno - ha concluso la sua omelia don Sandrin -ma gioia nel riscoprire le cose importanti della vita"! Con il canto "Ti saluto o Croce santa", è terminata la celebrazione e iniziato il tempo di Quaresima.

Articolo del 09/03/2023 di Lucia Medeot

Nino Pettarin: una vita piena di valori

Commozione a San Lorenzo Isontino per la scomparsa all’età di 100 anni di una delle memorie storiche della comunità

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L'animo cristiano considera la persona secondo le sue attitudini, chiamate da Santa Caterina da Siena "Le porte dell’anima": la volontà (impegnarsi a fondo, non arrendersi), la memoria (custodire i vissuti del passato e mantenerli), l’intelligenza (individuare ciò che è giusto da ciò che non lo è). Queste tre "capacità", risulterebbero carenti se non supportate da un grande cuore, come quello di Nino Pettarin, nato e vissuto a San Lorenzo Isontino, deceduto il 21 di febbraio alla più che rispettabile età di cento anni. La volontà lo aiutava a non "mollare" anche nelle avversità, la memoria lo portava a ricordare e descrivere con acume persone, luoghi ed eventi, l’intelligenza pronta e fine, lo ha sostenuto in tutto il suo percorso di studi. Un’intelligenza emotiva e sociale che gli ha permesso di relazionarsi in ogni ambiente
comunitario e lavorativo, instaurando rapporti autentici con i suoi operai, fra cui i fratelli Orzan, che stimava tanto da ritenerli quasi di famiglia: Bruno operativo con lui dal 1968 e Lucio (NELLA FOTO CON IL PARROCO). Nino, un nome che, come ha precisato don Bruno all’omelia, non era il suo, perché in realtà gli era stato assegnato da don Giovanni Marangon, il giorno del Battesimo, dato che Benigno non esisteva sul calendario. Ma per tutti è rimasto Nino! Un nome, Nino, che termina con un (no),ma lui il no non lo ha mai detto a nessuno: in ogni circostanza, ad ogni persona, a qualsiasi richiesta, ha sempre risposto con un "sì". Un sì coerente con la sua posizione privilegiata di geometra, responsabile di un’impresa, il cui compito era quello di provvedere alla costruzione di ogni edificio pubblico o privato, garantendone la sicurezza e l’abitabilità. Fino a pochi mesi dalla fine, avvenuta a Ovaro a casa della figlia, ha lavorato instancabilmente nel suo orto che amava e accudiva di persona, nel suo giardino che liberava dalle foglie residue, dopo un temporale, con la "ramazza" di saggina. Lavorare al freddo o al caldo per lui non era un problema: era attivo ed efficiente in tutte le sue cose. Si è applicato molto anche con la mente, "cibandosi" dei testi dei giornali, come Voce Isontina di cui era abbonato e fervente lettore,mentre consultava enciclopedie e vocabolari, per tenersi aggiornato. Ma il suo profilo umano e cristiano è stato delineato in modo attento e puntuale da don Sandrin nell’omelia alla messa funebre. "Nino è stato un grande uomo di fede che ogni mattina pregava, dicendo: Signore ti ringrazio perché mi concedi una nuova giornata e, se fosse l’ultima, ti ringrazio lo stesso." E continuando: "I cento anni della ricostruzione della nostra chiesa, lo hanno visto protagonista in tanti lavori di manutenzione. Era una persona semplice e la sua presenza in paese era ragguardevole". Concludendo, don Bruno ha parlato con il cuore:" Nelle visite che gli ho fatto,mi raccontava le vicende del paese e della parrocchia con una mente lucida, una chiarezza nel dire le cose e una limpidezza nei ricordi che rendevano piacevole il parlare con lui. Ha vissuto una vita, non facile, ma significativae piena di valori"!
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