top of page

Raccolta di articoli che valorizzano gli eventi della nostra Parrocchia pubblicati su Voce Isontina

logo.png

Articolo del 15/01/2022 di Lucia Medeot

Festeggiato il "Nadal in Plaza"

Lo scorso dicembre i più piccoli della comunità hanno sperimentato la meraviglia dell’essere "protagonisti" in chiesa

image.png
Natale festa attesa da tutti anche a San Lorenzo Isontino, meravigliosa per i piccoli per la sua magia di luci, suoni, strenne di ogni tipo e per la meraviglia di una Nascita che non finisce mai di affascinarli, che li avvicina ad un Bambino per loro speciale, in cui si riconoscono, ne avvertono la fragilità, lo immaginano al "freddo e al gelo" e vorrebbero prendersene cura, come molti di loro fanno con i fratellini più piccoli senza porsi domande legate al Mistero. Con la loro spontaneità priva di sovrastrutture vivono appieno l’atmosfera del Natale in ogni contesto e quest’anno nella domenica 19 dicembre, festa del "Nadal in Plaza", hanno esperimentato la meraviglia dell’essere "protagonisti" in chiesa, seguendo con attenzione la liturgia dall’opuscolo (i più grandicelli), in braccio o seduti vicino ai genitori (i più piccolini) e all’esterno, nella piazza antistante il sagrato, con l’esecuzione di canti natalizi. I bambini che si sono esibiti "rappresentavano" la scuola dell’infanzia e quella primaria affiancati dal coro "In ciant" diretto dalla maestra Cristina Del Negro. In un unicum di voci impareggiabile per
l’amalgama vocale dei piccoli cantori e la bravura delle maestre nell’accompagnarli, si è sparsa in ognidove l’essenza del messaggio natalizio. In seno alla manifestazione l’allestimento di bancarelle, dopo la prima messa presieduta da don Bruno Sandrin. Il parroco ha ribadito l’importanza del volontariato finalizzato alle azioni di solidarietà nei confronti di chi vive nell’indigenza. I prodotti artigianali esposti sono stati "costruiti" con le abili mani degli appartenenti alle varie Associazioni che non si sono risparmiati nel devolvere il loro tempo alla loro realizzazione. Le Associazioni sono tante: Verde Speranza attiva nelle necessità delle fasce deboli, i Donatori di Sangue, il Consiglio Pastorale, "Il Sole", il gruppo dei piccoli Scout lodevole per la dedizione profusa e altre ancora fra cui le due scuole locali dell’Infanzia e Primaria con il gruppo genitori che si sono impegnati oltre ogni dire nella preparazione degli artefatti. Al pomeriggio alle 16.30 l’accensione del maestoso albero di Natale, seguita dall’arrivo di Babbo Natale, giunto quest’anno guidando una particolare "Ape", accolto dalle grida di giubilo dei bambini che si sono avvicinati a lui per un dono, una domanda speciale o una letterina che il Babbo non ha disatteso. Alle 18 l’esecuzione del Concerto natalizio della "Coral di San Lurinz - don Nino Bearzot", diretto dalla maestra Gabriella Visintin e accompagnato all’organo dal maestro Lorenzo Medeot. Questo coro si esibisce nelle feste parrocchiali con il pregio dell’intermezzo di letture di testi dedicati all’occasione, in questo caso al Natale, di autori vari, sanlorenzini e non. Notevoli "Natale" di don Nino Bearzot e di Madre Teresa di Calcutta, un racconto di Harry de Luca che descrive la Madonna forte e fonte di vita, Dolfo Zorzut in friulano e tanti altri ancora. Il repertorio molto vario di canzoni natalizie ha raggiunto il culmine con l’Oh Holy Night cantato, a sorpresa, da una voce solista che ha raggiunto notevoli altezze canore e, come finale, "Staimi atenz, staimi a sinti..." A seguire i ringraziamenti della presentatrice Rosalba Terpin ai convenuti, ai coristi, ai maestri e a don Bruno per l’accoglienza, nonchè a Tiziana Trevisan presidente dell’Usci, Associazione che porta al suo interno l’organizzazione della manifestazione di Nativitas Fvg 2021. Come finale gli auguri di don Bruno per un ritrovarci di nuovo assieme a superamento della pandemia che limita i rapporti interpersonali propri di ogni Comunità.

Articolo del 29/01/2022 di Lucia Medeot

I fedeli di San Lorenzo pellegrini a Rosa Mistica

Obbedienza, speranza, collaborazione: tappe per il cammino di fede

image.png
"L’Ottavario attraverso l’incontro e la preghiera,favorisce la condivisione di momenti comuni fra le unità pastorali,valorizzando il "camminare assieme",esortazione ricorrente nel pensiero sinodale"
In occasione del’Ottavario di preghiera a cui partecipano le varie unità pastorali del decanato di Cormons, che culmina il 15 gennaio di ogni anno con la festa dedicata a Rosa Mistica, la parrocchia di San Lorenzo Isontino, la sera del 12 gennaio, ha avuto la possibilità di assistere nel santuario alla messa presieduta da don Sandrin, affiancato da monsignor Belletti. Soddisfacente il numero dei fedeli di San Lorenzo che vi hanno partecipato assieme ad altri di parrocchie vicine fra cui una parrocchiana di Capriva del Friuli che ha sottolineato l’importanza dell’Ottavario che, attraverso l’incontro e la preghiera, favorisce la condivisione di momenti comuni fra le unità pastorali, valorizzando il "camminare assieme", esortazione tematica ricorrente nel pensiero sinodale. Non appena il credente entra nel Santuario di Maria Santissima Rosa Mistica, non può non sentirsi sommerso dalla magnificenza dell’edificio che porta il nome di una statua della Madonna di piccole
proporzioni,ma di maestosità regale, inserita come un gioiello pregevole nell’altare imponente della chiesa dedicata a Santa Caterina da Siena la cui statua, con l’abito delle Domenicane, è ben visibile in  una teca posizionata nella parte alta dell’altare. Dal punto di vista devozionale ciò che colpisce è l’atmosfera creata dal profumo di grandi fasci di rose sparsi ovunque, l’atteggiamento raccolto dei fedeli in preghiera e il suono dell’organo, ora sommesso, ora solenne, un omaggio onorifico a Maria Rosa Mistica espresso con tonalità musicali diverse, dall’organista Bruno Razza.
L’incalzare delle note ha accompagnato l’intera celebrazione e preceduto la recita del rosario, sostenuto in modalità turnata dalle catechiste e da alcuni membri del Consiglio pastorale. Coinvolgente l’omelia di don Sandrin, contestualizzata sulla figura di Maria, venerata a Cormons e non solo come "Rosa Mistica". La Madonna, ha esordito il parroco, è la prima cooperatrice della salvezza realizzata da Dio per l’umanità ed è Colei che ci indica le tre tappe del cammino di fede: l’obbedienza, la collaborazione e la speranza. La prima non è un atteggiamento passivo ma un atto di fiducia verso il fratello che, collaborando, si mette a disposizione e, sperando, si affida a Cristo.Maria, ha sottolineato don Sandrin, è la "serva" del Signore che ci suggerisce come vivere una fede autentica fondata sull’adesione spontanea di ognuno senza sostituzioni. Dopo l’omelia, un attimo di silenzio per meditare sulle parole ascoltate e interiorizzarle come una ricchezza da conservare. Sempre sulla centralità della Madonna nella Chiesa, le varie invocazioni della preghiera dei fedeli rivolte a Lei, in questi momenti difficili oppressi dalla pandemia, e alle giovani generazioni, affinchè La riconoscano come una Madre che li guidi sui sentieri della vita. A conclusione il canto "Immacolata", come invocazione alla Vergine ché "a noi pietosa lo sguardo inchini".

Articolo del 19/03/2022 di Lucia Medeot

Quaresima: tempo di conversione e di revisione
image.png
Molte le famiglie presenti alla celebrazione riproposta dopo la sosta imposta negli anni scorsi dalla normativa per prevenire la diffusione della pandemia da Covid-19
Dopo il periodo allegro e scanzonato del Carnevale, ecco il tempo quaresimale con il totale capovolgimento di un modo di
pensare che porta il credente all’autocoscienza del proprio limite e della personale esiguità, rappresentati da un pizzico effimero di "cenere". Il primo giorno di Quaresima è stato vissuto a San Lorenzo Isontino con l’imposizione delle Sacre Ceneri durante la santa messa delle 18.30, dopo alcuni anni in cui il rito era stato annullato in ottemperanza alle regole anti Covid 19. Per ogni credente della Comunità è questo uno dei momenti più qualificanti fin dai tempi più antichi, quando le famiglie non erano tantissime, ma tutte così profondamente religiose da considerare la "chiesa", edificio e Comunità, più che ogni altra istituzione, un punto fondamentale di riferimento per la vita quotidiana. Dalle testimonianze di Camillo Medeot, nativo dell’allora San Lorenzo di Mossa, scrittore, insegnante, storico e precorritore dell’indagine critica e metodologica cattolica del goriziano, ritroviamo l’essenza della religiosità popolare e personale, fondata sui solidi principi morali della propria famiglia, citiamo da "La storia della mia gente": "Bisogna essere vissuti almeno prima del 1914 per comprendere appieno il ruolo che la casa di Dio aveva nella vita di ogni friulano, anche di quelli che si ritenevano spregiudicati. La Chiesa, luogo di culto, di raccoglimento e di elevazione spirituale, era davvero il centro della comunità, nel quale ricevevano degna consacrazione i momenti più decisivi della vita umana come i battesimi, le nozze...che venivano celebrati con la partecipazione corale e cordiale dell’intera popolazione che in quelle solenni
occasioni si sentiva come una sola famiglia". Ai nostri giorni la partecipazione non è massiccia e neppure totale,ma fra i fedeli che mercoledì 3 marzo hanno occupato tutti i posti a disposizione, ben regolamentati per evitare l’assembramento, l’attenzione e il coinvolgimento erano ancora "corali" come nell’antico. Molte famiglie hanno partecipato unite ad una celebrazione ripetuta nella ritualità,ma sempre straordinariamente nuova, perchè ravvivata da fattori diversi: l’eterogeneità delle persone presenti, (assidue, abituali, occasionali o tradizionalmente legate al momento in sè...), le omelie innovative di don Sandrin, ricercate nello stile e paradigmatiche nei contenuti, le armonie create da Bruno Razza che,
d po un anno dall’infezione da Covid, ha riacquistato l’integrità della propria voce grazie alla tenacia personale. La tenacia è una virtù indice di sinodalità: mai desistere da uno scopo se finalizzato al bene comune, mai lasciarsi fuorviare dal timore di dire, di parlare con "parresia" (parola biblica di nobile origine ripresa nell’ambito sinodale), cioè senza condizionamenti,
testimoniando solo la verità,mai dimenticare di lasciare una "porta aperta" alla speranza e al cambiamento. Sul cambiamento, come "conversione e revisione", si è incentrata l’omelia di don Bruno. Si è soffermato sulla significanza della "cenere" simbolo del fallimento dell’uomo che vuole fare senza Dio, desideroso solo di emergere e di pensare al proprio tornaconto, consumando velocemente beni,ma anche rapporti. Ha definito la "revisione" come una parola forte che deve indurci ad un’introspezione per ritrovare la calma, la serena fiducia, la tacita pazienza, indispensabili per affrontare questo tempo così particolare, anelante alla pace. Sulla pace, la preghiera dei fedeli che auspica il silenzio delle armi e la ripresa del dialogo fra i responsabili della guida delle nazioni.

Articolo del 09/04/2022 di Lucia Medeot

Musica: solidarietà e partecipazione

L’Usci provinciale ha vissuto l’assemblea annuale a S.Lorenzo Isontino

image.png
Sabato 26 marzo nella sala Consiliare del Comune di San Lorenzo Isontino, si è svolta l’Assemblea annuale dei soci dell’USCI Go (Unione Società Corali), per la lettura delle relazioni sulle attività dell’anno 2021 e quelle per l’anno 2022, l’approvazione del bilancio consuntivo per il 2021 e quello preventivo per il 2022 e il rinnovo delle cariche del Consiglio Direttivo per il triennio 2022/2024. La seduta si è aperta con il benvenuto della Presidente Tiziana Trevisan ai convenuti, i ringraziamenti al sindaco per la concessione dei locali, alla segretaria del coro "don Nino Bearzot" di San Lorenzo Isontino per l’assunta funzione di presidente ad interim dell’assemblea, a chi scrive per la disponibilità a riportare il sunto dell’incontro su Voce Isontina, settimanale sempre attento alla "micro" e "macro" storia del territorio. La presidente Trevisan ha esteso i ringraziamenti a tutti i presenti per l’impegno, la passione e la dedizione rivolti alla musica e all’attività corale, nonostante le difficoltà dei due anni di pandemia che hanno messo a nudo le diseguaglianze e le difficoltà sociali, limitando la solidarietà e la vicinanza umana, ma senza impedire la voglia di ripresa delle attività mirate al bene comune. Ha invitato quindi i presenti a munirsi del piccolo volume realizzato dal direttivo dell’USCI Go, di fine qualità ed eleganza, curato nei dettagli e di forte impatto visivo con le foto suggestive che "raccontano" le esperienze vissute all’interno di alcuni progetti, fra cui "Com’è leggera la musica" (corso tenuto dal docente Andrea Figallo), il riconoscimento a Mateja Cernic per l’ambito premio speciale ottenuto qualemiglior direttore italiano e l’intermezzo
evocativo della stessa Presidente che auspica che l’anno 2022 ci accompagni con i colori dell’arcobaleno, per portarci la pace e non la guerra e che, dopo le lacrime, ci sia sempre un sorriso e la speranza di giornimigliori, accompagnati dallaMusica che unisce i popoli e tutte le genti. Nel nutrito programma per l’anno 2022 il progetto "Aiutiamo i bambini dell’Ucraina", che recita: "Per proteggere i bambini dall’orrore di questa guerra, per non lasciarli soli e coinvolgerli in un progetto corale/ludico/musicale, con la speranza di regalare loro un po’ di amore e serenità". Per l’anno 2022 la riproposizione di alcuni progetti come "Paschalia", "Armonie del territorio"(curato assieme alla Commissione Artistica Provinciale), "Nativitas" e "Note d’estate", rassegna dimusica sacra presso la basilica di Sant’Eufemia a Grado... Dopo l’approvazione unanime dei due bilanci, interviene il consigliere regionale DiegoMoretti che ringrazia l’USCI per il lavoro fatto in regione, i cori che operano nelle comunità e i Comuni ospitanti. Significativa la sua asserzione sull’importanza dei cori che, con la loro presenza, esplicano una funzione artistica, ma anzitutto sociale. Sulla stessa linea il sindaco Ezio Clocchiatti, onorato di ospitare l’assemblea, che invita i cori a fruire della sala per i loro concerti e definisce la musica come un veicolo di solidarietà e partecipazione collettiva. A seguire le votazioni con la rielezione del direttivo uscente, con l’aggiunta di Alma Kufhal, e un riconoscimento pergamanaceo ai direttori di coro. Pur abbondando di parole, non si potrebbe mai essere esaustivi nel definire l’USCI, tante sono le sfaccettature del suo "esserci" poliedrico: è un unicumdi volti, voci, emozioni, sfumature linguistiche ed espressive che hanno cooperato in sinergia creativa, a raggiungere traguardi, nel tempo ambiti, e ora
pienamente conseguiti.

Articolo del 16/04/2022 di Lucia Medeot

Partecipata celebrazione a San Lorenzo Isontino

In adorazione dinanzi al Santissimo 

image.png
Il 3 aprile anche San Lorenzo Isontino si è svolta la celebrazione della Domenica di "Passione". Un momento eucaristico che un tempo prevedeva l’esposizione dell’ostensorio già la mattina durante la messa delle 10.30 seguita, ad ogni ora, da un tocco di campana che scandiva il tempo da dedicare, a seconda della disponibilità di ciascuno, al raccoglimento in chiesa davanti al Santissimo Sacramento. Oggi il tempo dedicato è meno dilatato, più contenuto: l’ostensione del Santissimo è avvenuta alle 16 del pomeriggio quando don Bruno Sandrin, indossato il velo omerale, ha intonato il canto "T’adoriam ostia divina...", lasciando poi i fedeli in adorazione fino alle 17.30. Ognuno si è sentito libero nella sua preghiera, immerso in un flusso di
pensieri di riconoscenza, di richiesta di aiuto nelle contingenti difficoltà o di ringraziamento per una grazia ricevuta, uno speciale incontro con Gesù Eucarestia I vissuto individualmente nel silenzio e nella tacita contemplazione. Alle 17.30 la funzione guidata da don Bruno con la presentazione di brani evangelici e commenti inerenti, letti con una certa enfasi dalle lettrici, per dare maggior risonanza alle problematiche emergenti nel momento attuale, fra cui la tragedia della guerra. Ne citiamo alcuni passi, come questa esortazione: "Impegniamoci a bandire la guerra, fallimento dell’umanità, minaccia costante che rappresenta la "negazione di tutti i diritti umani". Questa riflessione e altre ancora, hanno catturato l’attenzione dei presenti, coinvolgendoli personalmente. Lo stesso contenuto è stato ripreso nella preghiera dei fedeli che ha esortato coloro che hanno la responsabilità di decidere le sorti dei conflitti, sparsi per il mondo, a trasformare i loro intenti di guerra in piani di pace e che la moltitudine di profughi, colpiti negli affetti più cari, possano ritrovare la speranza in un futuro più dignitoso. A coronamento le parole di don Sandrin rivolte al Signore della storia, affinchè favorendo il dialogo e l’incontro fra i popoli, possa far sì che la vendetta sia disarmata dal perdono. Potremmo aggiungere che "disarmare", nella sua accezione più pregna, è un’azione che invita al rispecchiamento personale: solo senza tracotanza e desiderio di infierire sui più "piccoli" si può far parlare il cuore che, altrimenti, tace e non profonde più il bene. E’ seguita la benedizione eucaristica con il Santissimo, innalzato più volte verso l’assemblea, il canto del Tantum Ergo Sacramentum, inno liturgico in Latino, suonato in forma solenne da Bruno Razza e accompagnato dalle voci dei fedeli, di cui alcuni in atteggiamento onorifico, recuperavano dalla memoria antiche riminiscenze religiose che li vedevano ripetere parole di cui non conoscevano il significato (il latino era perlopiù prerogativa del UN MOMENTO DELLA LITURGIA clero), ma che li faceva sentire ancor più vicini a Dio, consci che a Lui solo era dovuto il ributo di una lingua così altisonante. Significativa in seno alla giornata
la presenza dei volontari dell’ AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie) sul sagrato della chiesa, nelle vesti dell’Associazione Verde Speranza, ormai simbolo perenne della gratuità nella nostra Comunità.

Articolo del 07/05/2022 di Lucia Medeot

La comunità ha ricordato don Nino Bearzot

Rito di suffragio per il sacerdote a 11 anni dalla sua "nascita al cielo" nel corso di una partecipata liturgia eucaristica 

image.png
Venerdì 8 aprile, la Comunità di San Lorenzo Isontino ha partecipato alla messa in commemorazione degli undici anni dalla "nascita al cielo" di don Nino Bearzot, evento già ricordato in forma solenne nel 2021 con la pubblicazione del libro: "Dio ci ama". L’espressione "nascita al cielo", usata dalla Chiesa, sancisce il passaggio dall’ esistenza terrena alla beatitudine eterna, la conclusione di un lungo cammino che don Nino ha percorso nella nostra parrocchia, insegnando ai suoi fedeli a vivere pienamente la loro vita, perseguendo la giustizia e le altre virtù "cardine" del Cristianesimo, per arrivare preparati, pur nella personale fragilità, ad attraversare la "porta del cielo", immagine ricorrente nelle fonti francescane. Sono molti gli scritti e le testimonianze sulla peculiarità dell’apostolato di questo sacerdote, del suo essere per e con gli altri, della sua predisposizione caritativa a favore degli "ultimi" che è arrivata fin oltre oceano, in terra d’Africa, ma tutto questo non è che un frammento di ciò che era don Nino, sacerdote d’indole eclettica e sfaccettata, che ha contribuito con il suo prezioso apporto umano e pastorale, a lasciare una traccia importante nella storia della nostra Comunità. Una storia fatta di piccoli e grandi gesti, di memorie che diventano vive nell’incontro fra le persone che, nel colloquiare quotidiano, rievocano momenti importanti vissuti assieme al loro parroco. Uno dei tanti fedeli desideroso di raccontare, è Giovanni Marini, una "roccia", sia dal punto di vista umano che religioso: forte nelle avversità, fervido e tenace nella fede, come un albero quasi secolare con le fronde cariche di ricordi, che a volte pesano,  ma non svaniscono mai. Nella giornata dedicata, avvicinato da chi scrive, ha evocato con un po’ di commozione un episodio legato alla disponibilità genuina di don Nino che, a suo tempo, conoscendo la tristezza di Giovanni nel festeggiare i suoi cinquant’anni di matrimonio senza il suono di una nota, è intervenuto a sorpresa con il suo strumento, animando la festa con il suo speciale tocco musicale. Altre testimonianze a suggello della grande "eredità d’affetti" lasciata da don Bearzot, persistono tutt’ora: assidue le visite alla sua tomba, infinite le preghiere, encomiabile l’attenzione di alcuni Consiglieri per l’integrità del libro marmoreo posizionato vicino alla lapide, dono della Comunità. Tutti gesti e "amorevoli cure" non scritti, ma diventati patrimonio indelebile di una "gente" che non ha dimenticato il suo Pastore. Toccanti le parole di don Bruno Sandrin alla fine della celebrazione: "Tanti sono i ricordi che ogni compaesano conserva di don Nino: ricordi di una personalità forte, spesso controcorrente,ma al tempo spesso coerente con il suo mandato di parroco e la sua vocazione di sacerdote. Un cammino immerso nel mistero di Dio che si ritrova nel testamento spirituale che don Nino scrisse in occasione dei suoi cinquant’anni di sacerdozio: "L’unica cosa certa della vita è che Dio ci ama. Il resto è tutta propaganda." E la comunità di San Lorenzo ha saputo fare tesoro dei suoi insegnamenti, vivendoli". Don Bruno ha concluso con i ringraziamenti a tutti i presenti, in particolare alla sorella Novella, al Sindaco, alle autorità comunali e alla "Coral di San Lurinz"- don Nino Bearzot, presente, ma non ancora in attività. A potenziare le parole già dette, il messaggio della preghiera dei fedeli che ha definito don Nino un uomo buono e tenace, un punto di riferimento cristiano che, con l’esempio, ha educato i suoi fedeli a reagire con fierezza neimomenti difficili della vita.

Articolo del 28/05/2022 di Lucia Medeot

La Parola del Signore riferimento per la vita

Due i gruppi di bambini che si sono accostati nelle domeniche di maggio per la prima volta all’Eucarestia

image.png
image.png
Quest’anno il percorso catechetico di preparazione alla prima Comunione nella parrocchia di San Lorenzo Isontino si è svolto con regolarità, pur se interrotto da situazioni di precarietà dovute al contagio da Covid 19 di alcuni bambini. Le ore di catechesi sono diventate via, via più aggreganti, tanto da permettere a don Bruno e alle due catechiste, Tiziana e Roberta, di creare due gruppi coesi di bambini che hanno dimostrato affiatamento e unità di intenti nell’approcciarsi ad un cammino "diverso" dalle comuni esperienze scolastiche, ludiche o sportive. Don Bruno ha saputo essere puntuale nella presentazione dei contenuti, capace di padroneggiare diverse aree conoscitive, legate al cammino religioso in sé, ma anche rafforzate da collegamenti con l’iconografia sacra che, con l’ausilio di audiovideo mirati, ha facilitato nei bimbi l’acquisizione spontanea di significati e simboli del Cristianesimo presenti nel territorio, veicolati da attività rispettose dei ritmi e degli stili cognitivi propri di ognuno. Questo percorso ha dimostrato che i fanciulli hanno bisogno di fonti diverse per arrivare a sentirsi "cristiani", consapevoli che il sì pronunciato dai genitori e dai padrini nel Battesimo assume ora, nel sacramento della Prima Comunione, un valore ecclesiale, un senso di appartenenza e inserimento in prima persona nella Comunità cristiana. Domenica 8 maggio i bambini si sono accostati al sacramento della Confessione con raccoglimento e devozione, misti ad un particolare rispetto e serietà di fronte all’atto penitenziale.Le due  domeniche successive, alle 10.30 le messe di Prima Comunione. Domenica 15 maggio ha ricevuto l’Eucarestia: Carlo, Christian, Emily Della Mea, Emily Zuccon, Lisa, Luca, Miriam, Nicolas e Stefano; domenica 22 maggio: Gaia, Nicola, Noah e Sofia. Le due cerimonie uguali nella ritualità, ma celebrate in due giornate diverse, sono state precedute dalle musiche dell’organista Bruno Razza, capace di associare composizioni musicali diverse, trasformandole in un’armonica "girandola" (simbolo primigenio di pace) di suoni, fra cui sono prevalse le note dell’Ave Maria di Lourdes, come dedicazione dei bimbi alla Madonna. La celebrazione è iniziata con un canto fraterno, seguito dall’accensione del grande cero, alla cui fiamma i comunicandi si sono accostati con la propria candela per depositarla poi, accesa, nel candelabro posto accanto al Battistero, mentre don Bruno definiva la luce come metafora di Gesù, "luce del mondo". Il canto trionfale del Gloria ha accreditato questo gesto umano così semplice, ma cristianamente tanto significativo. L’omelia di don Sandrin è iniziata con una "parola" agli adulti presenti, non ai bambini già edotti. La Parola del Signore, ha esordito il parroco, è un riferimento per la vita e aiuta a capire ciò che si deve cambiare in meglio. La messa è una ripartenza e un augurio di rivedere questi bambini ogni domenica, lasciando la scelta ai genitori che possono solo mandarli o partecipare con loro, qualificando così la domenica come un giorno dedicato a Dio, ai fratelli e alla famiglia, valorizzata dal riposo, dalla carità e dal dialogo. Spontanee le parole espresse nella preghiera dei fedeli, alcune anelanti alla costruzione di un mondo più bello ravvivato dalla pace, altre di richiesta di aiuto per le persone sole e ammalate, altre ancora di ringraziamento per l’amore ricevuto e per quello donato. Alla fine don Bruno ha consegnato ai bambini un ricordo fruibile anche come quadretto. La coralità dell’Alleluia ha completato gioiosamente la spiritualità delle due domeniche.

Articolo del 11/06/2022 di Lucia Medeot

In festa per Sant’Eurosia

La scorsa domenica 29 maggio la celebrazione a San Lorenzo Isontino

image.png
Domenica 29 maggio uno scampanio speciale eseguito secondo la variazione armonica propria di Sant’Eurosia, ha annunciato il "dì di festa" dedicato dalla parrocchia di San Lorenzo Isontino alla "visita" rituale al rinomato capitello che "negli anni Cinquanta era in completo abbandono, con l’immagine della santa sbiadita dalle intemperie" (cfr. Vanni Marega- Il capitello di Sant’Eurosia), restaurato e benedetto con la nuova immagine nel 2021. Il nome della santa alla nascita era D Dobroslava, commutato più tardi in Eurosia e diventato per la nostra gente Sant’Jurosa. L’etimologia dei due nomi ha interpretazioni linguistiche diverse e, citando dal Libro "Il capitello di Sant’Eurosia" curato da don Nino Bearzot e Alessandro Quinzi, si può fare una comparazione fra la lingua slava e quella greca: il Dob slavo e il prefisso Eu greco hanno una matrice linguistica simile, entrambi significano
"bene, buono", seguiti da "ros", rugiada, (Dob-ros-lava e Eu-ros-ia), con un’accezione globale di "buona rugiada". Un’altra fonte farebbe derivare il nome da alcuni idiomi propri del greco antico con il significato di "che ha molta grazia". Per cui, Interpretando liberamente, Eurosia potrebbe assumere il valore di "rugiada benevola, ricca di grazia" che dà refrigerio. Alle 10 di domenica un corteo processionale si è mosso dal sagrato della chiesa e, costeggiando il lussureggiare delle campagne, è arrivato fino al capitello. Il percorso un po’ difficoltoso, date le folate improvvise di vento gelido che spirava dalla "Mont Granda", non ha impedito ad un numero considerevole di fedeli di partecipare compatti alla cerimonia, seguendo don Bruno Sandrin. Il parroco ha ricordato come il camminare assieme diventa una processione rogazionale, propria delle Rogazioni, un modo di pregare che, ripetendo alcune orazioni, implora Dio per la prosperità delle messi. Durante le tre soste don Bruno ha impartito la benedizione al paese, alle campagne e ai defunti, rivolgendo invocazioni al Signore, affinché salvi dai flagelli naturali e doni agli abitanti del paese prosperità e salute. Arrivando alla sosta in cui si poteva intravedere uno scorcio dell’antica e nuova "Villa" di San Lorenzo che, da un’iniziale manciata di case, si è espansa fino a diventare un paese capace di sopperire alle necessità primarie di ogni abitante, il parroco, benedicendo, ha auspicato che nelle nuove generazioni non si estingua la fede trasmessa dai padri e restino vivi la concordia operosa, l’attenzione ai più "piccoli" e permanga l’apertura verso l’umanità che lotta per la pace. Le litanie dei santi hanno coronato le soste e i canti della "Coral don Nino Bearzot" si sono innalzati liberi da ogni precedente costrizione dovuta alla pandemia, guidati dal tocco della maestra Raffaella Visintin. Alle 11 la santa messa ritualmente uguale, ma diversa per l’atmosfera creata dal celebrare all’aperto in una cornice "arcadica" un’Eucarestia che, con le parole di don Sandrin all’omelia, ci aiuta a non guardare in alto,ma in Terra, a rinnovare il nostro impegno non solo qui, davanti a un capitello di campagna, ma sempre nella vita. La lunga fila di carri addobbati con cura per offrire una sana convivialità a tutti, sono stati la dimostrazione di un impegno collettivo di tanti volontari che "lavorano" da sempre per il bene della comunità. Don Bruno ha rivolto un ringraziamento caloroso ai presenti, grato per la partecipazione compatta e fervente anche dei piccoli della Prima Comunione.

Articolo del 18/06/2022 di Lucia Medeot

È ritornata la festa alla baita alpina

Dopo la pausa dovuta alla pandemia, riproposto a San Lorenzo Isontino uno degli appuntamenti di incontro più sentiti dall’intera comunità

image.png
Dopo qualche anno di pausa dovuta alla pandemia, la sezione Alpini di San Lorenzo Isontino in collaborazione con la Parrocchia, ha ripristinato la consueta festa alla baita alpina, in una giornata splendida con i raggi del sole che s’infiltravano tra gli alberi secolari della località chiamata "Sfuei". Le folte chiome di questi giganti creaturali svettanti verso l’Eterno, vere alterità naturali, che fungono solitamente da riparo ai piccoli animali, domenica 5 giugno, hanno portato ombra benefica anche alle persone riunite sul posto. Alle 10.15 l’alza bandiera, sempre emotivamente coinvolgente con gli astanti che, al suono dell’inno nazionale e con la mano sul cuore in segno di ossequio al tricolore, osservavano in silenzio il vessillo che si dispiegava verso l’alto, quasi volesse raggiungere la sommità delle vette alpine e delle "crode" (guglie rocciose) delle Dolomiti scalate e difese dagli Alpini nella Grande Guerra e altrove. Il Presidente locale Roberto Stacco, avviando i discorsi onorifici, ha espresso la sua gioia nel ritrovarsi, per rafforzare i valori dell’associazione e ha porto i ringraziamenti: al sindaco Clocchiatti, al vicesindaco Flavio Pecorari, alle autorità comunali, al maresciallo dei carabinieri, a don Bruno, al presidente sezionale di Gorizia cavalier Paolo Verdoliva, alla direttrice della "Coral don Nino Bearzot", Raffaella Visintin, alla presidente dei donatori di sangue Tiziana Trevisan, al signor Giuseppe Capozzolo e a Sergio Franceschinis, collaboratore ed eccellente cuoco. Di seguito il sindaco ha precisato che dopo due anni difficili, ci si è ritrovati,
pronti a ripartire nel rispetto della tradizione. Ha asserito di credere fermamente nella figura degli alpini che tanto hanno fatto, fanno e faranno in futuro e si è definito orgoglioso di partecipare alla festa in loro onore, come tutte le amministrazioni comunali prima di lui. Il cavaliere Verdoliva ha precisato che la Sezione provinciale non ha mancato di essere accanto agli alpini di San Lorenzo nei momenti di difficoltà vissuti in questi due anni e che, grazie all’impegno di tutti e alla sensibilità dimostrata dal Comune e dal sindaco, si è riusciti a trovare una soluzione che ha consentito la ripresa dell’attività, fiore all’occhiello della comunità. La messa ha suggellato cristianamente l’augurio presente in ogni intervento: ripartire uniti. Anche l’omelia di don Sandrin non ha mancato di sottolineare che nella Pentecoste l’unico linguaggio comprensibile in tutte le lingue è quello dell’Amore che permette di superare le diversità, le divisioni e i pregiudizi, per raggiungere l’unità e la fraternità, impegno da sempre assunto dagli alpini. Come ogni cristiano crede nella forza del bene e della pace, così anche gli alpini sono testimoni di questi valori. Don Bruno ha ricordato le calamità naturali a cui il Corpo ha saputo e sa rispondere con umanità, unendo valori antichi ad una fattiva azione nel presente. Terminando, ha invocato Maria, Regina
delle nevi. La preghiera dei fedeli ha auspicato che i valori di Patria e di disponibilità generosa di cui sono portatori gli alpini trovino accoglienza anche nei giovani. I momenti salienti della messa sono stati scanditi dai canti eseguiti dalla "Coral don Nino Bearzot", diretta dalla maestra Raffaella Visintin con all’armonium il maestro Renzo Medeot. All’inizio "Al sun da ljs cjampanis", seguito dall’Alleluia, l’Ave Maria e alla fine il "Signore delle cime" con la supplica a Maria, Signora della neve, a "fil di voce", con un’intensità vocalica sorprendente che ha commosso tutti i presenti.

Articolo del 02/07/2022 di Lucia Medeot

In processione col Signore lungo le strade dell’uomo

Dopo due anni di pausa forzata imposta da Covid, la comunità di SanLorenzo ha vissuto il Corpus Domini secondo tradizione

image.png
Domenica 19 giugno anche la parrocchia di San Lorenzo Isontino ha celebrato la solennità del Corpus Domini dopo due anni di pausa forzata, dovuta al Covid 19 che ha limitato le interazioni fra le persone e, in particolare, fra i fedeli che hanno sempre visto nei riti scanditi dal calendario liturgico, dei momenti di aggregazione che, radicati nel tempo, sono diventati nel presente,memoria di un
patrimonio antico. Una fonte inesauribile di valori, gesti e simboli che caratterizzano una comunità orante che testimonia la fede dei padri. La ricorrenza del Corpus Domini, con il grado liturgico di solennità introdotto nel Messale con la  riforma liturgica, fino al 1977 si celebrava il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste, per passare in seguito alla domenica successiva. Alle ore 10.00 di domenica don Bruno Sandrin ha celebrato la santa messa con l’omelia centrata sull’Eucarestia come presenza da testimoniare nella vita, non come spettatori ma come protagonisti che condividono il poco che hanno, per realizzare il tutto comunitario. Sempre sull’Eucarestia come viatico di salvezza, la preghiera dei fedeli. A seguire la processione eucaristica con il Santissimo per le vie del paese tra l’entusiasmo dei fedeli che hanno potuto rivivere la spiritualità propria del rito, a cielo aperto. La chiesa ha "abbattuto" metaforicamente le suemura (Dio è in ogni dove), per uscire e risvegliare le persone dall’anelito religioso sopito, incontrare quelle prive di esperienze di fede o di fedi diverse, non tinnendo i campanellidelle case,ma con il "suono" delle
 campane che "blando cade, come una voce che persuade" (versi pascoliani), che soavemente esorta al cambiamento. Ogni credente ha ricevuto nuova vitalità, ha consolidato la propria identità cristiana, ha visto nel Santissimo Sacramento una presenza costante, un ausilio sicuro per il superamento delle difficoltà della vita. Il rito ha visto le famose "frasche" ("fronde verdi" di rovere, d’acacia…), posizionate ai lati del portale della chiesa o lungo i muri delle case, raccolte nel bosco vicino, fonte naturale d’ossigeno per
l’intero paese. Un tempo caricate su un carro trainato dal "pio bove" (animale caro al Carducci per "il vigore e la pace che al cuor infonde"), oggi sostituito dal "trattore" più tecnologico, ma ambedue, animale e mezzo agricolo, adibiti allo stesso scopo: lavorare per la gloria di Dio. La festa non è iniziata con la processione ma già subito dopo l’alba, perché le frasche devono  essere fresche, ancora bagnate di rugiada per resistere all’arsura del mezzodì. I "volontari" di sempre si sono attivati nel ricercare i "virgulti" da tagliare, immagini dei "giovani" che raccoglieranno il "testimone" dell’impegno profuso e lo tramanderanno. I quattro altari, posizionati ai crocicchi delle vie, erano addobbati con elementi  vegetali e fiori diversi, di cui alcuni frammenti "entreranno" nelle case come segno di benedizione. Le suppliche di don Sandrin nelle soste previste riguardavano: la vita che deve essere apprezzata dal concepimento alla naturale conclusione, il paese con i residenti dotati di senso di onestà e di concordia, le famiglie come modelli per la crescita nella verità dei figli, la pace come capacità di compiere scelte di dialogo e di riconciliazione. Al rientro il canto unanime del TantumErgo e i ringraziamenti di don Bruno alle autorità presenti e a tutti i cooperatori. Un riconoscimento a Jolanda per l’ammirabile cura di vesti e tovagliati, sempre impeccabili per ogni festività.

Articolo del 16/07/2022 di Lucia Medeot

Commemorato il Battaglione "Cagliari"

Presenti molti militari che hanno prestato servizio nella storica caserma in paese

image.png
Dopo due anni di interruzione causati dal dilagare del virus pandemico, domenica 26 giugno, sorretti dal medesimo entusiasmo e da una nostalgia che il tempo non è riuscito a scalfire, molti militari che hanno prestato servizio nel 63° Battaglione Fanteria d’Arresto "Cagliari", si sono ritrovati a San Lorenzo Isontino per commemorare lo storico corpo d’armata. Dalle pagine di Voce isontina è doveroso "spendere" due parole sulla storia di questo battaglione, sui luoghi anche vicini che ne hanno celebrato gli atti di
ardimento, sulle persone che hanno contribuito a perpetuare la memoria degli innumerevoli fanti che hanno sacrificato la vita in nome di un ideale di Patria libera e in pace. Il Battaglione trae le sue origini dall’omonimo reggimento che, costituito nel 1862, venne insignito di due medaglie d’argento al valor militare che ne decorano la bandiera, per l’eroico comportamento durante la battaglia delle "Due Palme" di Libia del 1912, sul Monte Sei Busi e sulle alture di Polazzo nel 1915. Sciolto nel 1943 fu ricostituito come battaglione nel 1976 e alla fine risciolto il 30 novembre 1991,ma celebra tuttora la propria festa, a ricordo dei fatti d’arme di Polazzo-Redipuglia.
Dal 1° luglio 2012 la festa si organizza a San Lorenzo Isontino, sede della storica caserma, grazie all’instancabile impegno del Col.Mario Borean, Capogruppo onorario della sezione 63° Cagliari dell’Associazione Nazionale Fanti Arresto e coadiuvato dal 2021 da Alvidio Canevese, Neopresidente della stessa sezione. Alle 10 di domenica un andirivieni di persone, con tra le mani insegne e gagliardetti, entravano in chiesa al suono festoso delle campane che annunciavano l’avvenimento. Ai lati dell’altare erano posizionati alcuni rappresentanti delle varie associazioni locali e nazionali, con il labaro e il logo dei fanti d’arresto: 63° Cagliari sezione di San Lorenzo con il tipico berretto basco e il fazzoletto rosso con due righe bianche al collo, i carristi d’Italia sezione di Spilimbergo, l’Unità Fanteria d’Arresto Friuli, 33° Ardenza, 52° Alpi, 53° Umbria, 73° Lombardia, 120° Fornovo e altri ancora tutti provenienti anche da fuori regione, per incontrare i commilitoni di un tempo ormai lontano, ma sempre uniti dal motto comune: Procedere non recedere!”. Fra tutti i gonfaloni si  distingueva la bandiera del Comune con l’immagine di San Lorenzo con la veste candida e la palma del "martirio",molto significativa in quel momento commemorativo. La santa messa officiata da don Bruno Sandrin è iniziata alle 10.30 con le parole di saluto ai convenuti, seguite dall’omelia incentrata sulle letture, ma  attualizzata secondo il contesto che si andava a celebrare. Prendendo lo spunto dalla "chiamata" di Eliseo, il parroco con una comparazione di senso molto sottile la rimanda, per affinità metaforica, alla chiamata del "fante" che, come il profeta, lascia la sicurezza per l’incertezza della missione. "Non c’è spazio per voltarsi indietro-, continua don Sandrin - c’è solo l’obbedienza ad unprogetto, divino o umano".  
La preghiera dei fedeli 
accentua la forza di coloro che hanno lasciato le loro case per servire l’umana famiglia, affrontando fatiche e pericoli, per seguire la voce del dovere.  Partecipata la preghiera del soldato, seguita dalla benedizione della corona d’alloro che sarà poi portata in corteo dai militari al monumento dei caduti. Intense e accoglienti le parole del sindaco Ezio Clocchiatti, caloroso l’applauso dedicato dal Presidente Canavese al Col.Mario Borean per il lavoro svolto

Articolo del 06/08/2022 di Lucia Medeot

Tante mani elevate nel dono del sangue all’umanità sofferente

La  50^ Giornata del donatore curata dalla Fidas isontina

image.png
La FIDAS Isontina (Associazione Donatori volontari di Sangue), dopo tanti momenti commemorativi in luoghi e date diversi, è "approdata" domenica 24 luglio a San Lorenzo Isontino per la 50^ giornata del donatore. La Presidente della sezione locale, Tiziana Trevisan, si è prodigata a lungo, sostenuta dai collaboratori, per la buona riuscita della manifestazione. Alle ore 10.30 la santa messa officiata da don Bruno Sandrin, con attorno all’altare i gagliardetti delle varie sezioni provinciali.Molto toccante, all’Offertorio, l’alzata sincrona delle insegne come segno onorifico di rispetto ai santi misteri. Tante mani elevate nel dono all’umanità sofferente di una stilla preziosa di sangue, simbolo dell’uomo che offre un frammento del suo essere all’alterità e ringrazia Dio per poterlo fare. La messa è iniziata con il canto "Al sun da lis cjampanis", un classico del repertorio della "Coral don Nino Bearzot", in sintonia con il suono trionfante delle campane modulate da Vanni e i suoi campanari. Dopo l’Alleluia del coro, don Bruno all’omelia ha sottolineato il significato della preghiera come "valore e dono di sé" agli altri. Anche la donazione di sangue, ha asserito il parroco, rende visibili i valori della solidarietà e della responsabilità, facendo sì che la salute fisica si possa ridare ai fratelli, come un inno alla "vita", di cui i donatori sono testimoni, e non una cultura di morte che privilegia l’egoismo. Alla preghiera dei fedeli una perorazione ai giovani per la donazione volontaria del sangue e un inciso meritorio di supplica per le persone colpite in questi giorni dagli incendi e per la terra assetata di acqua che anela alla pioggia rigeneratrice. Altro canto del coro in friulano, seguito dalla preghiera del donatore che auspica una vita feconda di bene, dove il sangue donato possa far sentire felice chi lo riceve e utile chi lo dona. La presidente continua, ringraziando per la presenza: il presidente provinciale Feliciano Medeot, le varie sezioni, le autorità, il coro, il parroco, i scampanotadors e tutti i convenuti. Conclusivo e di livello l’inno dei donatori di sangue, cantato dal coro con una purezza ed estensione vocalica notevoli, tanto da meritare un’ovazione finale inaspettata e spontanea. Di seguito il corteo fino al campo sportivo, accompagnato dalle note degli strumenti della banda di Villesse. All’arrivo Tiziana Trevisan esordisce in friulano, lingua che le è più congeniale e familiare, esaltando "al sta ben insieme". Il vicesindaco Flavio Pecorari ringrazia la dirigenza attuale e quella precedente per il dono del sangue e le raccolte concrete a favore di chi ha bisogno, meritando un sostegno continuo. Feliciano Medeot padroneggia con l’abituale competenza un discorso in friulano, articolato e ricco di riferimenti significativi sulla nascita della sezione locale e del suo fondatore, collegando date e momenti positivi, pur evidenziando le difficoltà delle normative Fidas
sempre più complesse. A seguire la consegna dei riconoscimenti: diplomi, targhe,medaglie e omaggi floreali. Nobilitando tutti senza privilegiare nessuno, per l’impegno, l’abnegazione e la disponibilità discreta, Tiziana sottolinea il numero stupefacente delle donazioni arrivate a oltre il centinaio conMoreno Bonaldo (136), a partire dalle cinque giovani e nuove promesse, da poco entrate nella grande famiglia "donatrice", dove ognuno si percepisce come "valore" non per l’immagine ma per la propensione gratuita all’altro. Esemplare la foto del padre di un donatore, che riceve il diploma a nome del figlio, attualmente in Canada.

Articolo del 27/08/2022 di Lucia Medeot

La missione dei nonni fondamentale nella nostra società

A distanza di due anni ripresa finalmente il 26 luglio la tradizionale festa con ilmomento conviviale

image.png
A distanza di due anni di sola celebrazione in chiesa dovuta alla pandemia, la parrocchia di San Lorenzo Isontino, ha finalmente ripreso il 26 luglio la tradizionale festa dei nonni con il momento conviviale dopo la messa delle 19, con una partecipazione più che compatta dei fedeli, felici di ritrovarsi assieme immersi nella cornice arborea dei pini secolari che racchiudono l’area sportiva. L’aspetto religioso è ineludibile, ma anche quello umano ha il suo peso, e don Bruno ribadisce più volte che preghiera e vita sono un tutt’uno: la preghiera non è solo una dimensione verso Dio ma anche un punto di verifica della vita con gli altri, i nonni in questo caso, meritevoli di una nicchia speciale nella Comunità. Ed è a loro che il parroco, all’inizio della messa, si è rivolto con parole di accoglienza, nonché di gioia e una punta di soddisfazione personale per aver creato, già 25 anni fa la festa dei nonni nella parrocchia in cui operava, ottenendo allora lo stesso apprezzamento di oggi. Con la sua ironia sottile, non scevra del dovuto rispetto, ha asserito di sentirsi quasi un precursore di papa Francesco che ha celebrato il 24 luglio di quest’anno la seconda Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. Nel suo messaggio Sua Santità ha scelto delle immagini molto rappresentative: la cultura dello" scarto", mentalità che fa sentire estranei alla fragilità della vecchiaia a cui le società offrono piani di assistenza, non progetti di esistenza, la chiamata degli anziani e dei nonni ad essere artefici della "rivoluzione della tenerezza" e il far festa della Chiesa con coloro che il Signore ha "saziato di giorni". Saziare! Non ci si sazia mai abbastanza dei giorni da vivere se si profonde il bene e lo si percepisce non come valore aggiunto ma come parte integrante dell’essere e "vocazione" verso l’altro. Nella sua omelia don Bruno è riuscito a tratteggiare con particolare delicatezza tutte le peculiarità della figura e della "missione" dei nonni. Una missione che si concretizza in un contesto più ristretto, quello famigliare, dove i nonni esercitano la loro tacita missione di angeli tutelari dei nipoti.  Don Bruno ha definito il loro ruolo come esperienza dell’essere stati non solo genitori ma educatori, come collegamento con un passato che rimanda ad un presente. Originale la connotazione di "gioco di squadra" della funzione dei genitori e dei nonni: i primi aiutano a crescere, i secondi sostengono i figli nel ruolo di genitori. Dopo la messa l’incontro di fraterna condivisione dei cibi preparati dai volontari già attivi nella Sagra dello Sport, con l’ausilio dei ragazzi dalle "magliette gialle" impegnati nel servizio ai tavoli: un plauso alla loro disponibilità, mai venuta meno dai tempi della Cresima.

Articolo del 03/09/2022 di Lucia Medeot

La scelta di Lorenzo: spogliarsi dei beni per sentirsi libero

Intensa celebrazione patronale

image.png
image.png
Dieci agosto, festa di San Lorenzo, momento forte per la Comunità di San Lorenzo Isontino, celebrato quest’anno con la ritualità solita, ma con una convivialità vissuta in un luogo diverso dal ricreatorio, causa la situazione precaria del tendone, senza che però per questo lo spirito della ricorrenza sia venuto meno con i fedeli come sempre compatti e devoti. Alle ore 18 è iniziata la santa messa presieduta da don Dario Franco, rivestito con la casula di colore rosso, simbolo del sangue dei martiri e codificato da papa Paolo VI nelle rubriche del Rito romano del 1969. Il colore delle vesti liturgiche ha sempre un forte impatto emotivo sui fedeli perché riesce a creare un’aura di solennità attorno all’officiante e diversifica il momento straordinario da quello ordinario. Don Dario, don Ugo Bastiani e don Bruno Sandrin, sono stati accolti dal suono trionfale dell’organo e dal canto della Coral "don Nino Bearzot" che ha eseguito "Al sun da ljs cjampanis", diventato quasi una piccola "ouverture" delle celebrazioni nella parrocchiale. Il "Cantico dell’Agnello" con l’Alleluia ha seguito don Dario nella salita sull’ambone (pulpito), per la lettura del Vangelo e l’omelia. Il sacerdote, con un ampio respiro tra gli aneddoti e le citazioni, è riuscito a polarizzare l’attenzione di tutti i presenti sugli scorci di vita inconsueti legati alla figura di San Lorenzo che ha scelto la spogliazione dei beni per sentirsi libero, diventando un esempio del dono gioioso che esorta a non fare di noi stessi degli idoli legati alla
ricchezza. A concludere l’intensa giornata di fede, il momento conviviale allestito nel prato davanti alla grotta di Maria, con i membri del Consiglio pastorale attivi nel "servizio", veri paradigmi dell’oblatività fattivache, pur nell’impegno, sa sempre donare con il sorriso.

Articolo del 17/09/2022 di Lucia Medeot

"Te Deum" per don Dario

Il "grazie" riconoscente della comunità al sacerdote per la sua testimonianza di fede e servizio

image.png
San Lorenzo Isontino ha voluto esprimere davvero un grande "grazie" al Signore per i 50 anni di sacerdozio di don Dario Franco. Ed è stata davvero una festa comunitaria quella vissuta nel suo paese natio, da lui tanto amato fin da bambino per il suo ridente scorcio collinare e l’ampia zona boschiva percorsa da viottoli seminascosti tra il fogliame, luoghi speciali per i suoi girovagare di bambino, alternati all’imbrunire, dai giochi a rimpiattino negli angoli più romiti del paese. Questi piccoli frammenti di vita raccolti a voce dai chiesa, dopo la messa, mentre le slides si snodavano sul grande schermo. Come apertura la foto della prima messa con una didascalia: "Don Dario Franco da 50 anni al servizio del Signore nelle nostre comunità diocesane". Una frase breve con al centro la parola "servizio" che caratterizza l’operato di San Francesco eMadre Teresa e che don Dario ha citato come paradigmi dei "servitori" di Dio. Dalle immagini è emerso tutto il profilo vitale del sacerdote: dalla spensieratezza dell’asilo, alla serietà della scuola elementare e a quella più consapevole della Prima Comunione, fino all’entrata in seminario. La sua vocazione, ha spiegato, non è nata dal volere del parroco di allora o dall’insistenza della madre, ma dalla lettura di alcuni passi di San Domenico Savio e altri santi che hanno influito sulla sua decisione di essere buono e bravo, perchè voleva assomigliare a Gesù, e così a 13 anni entra in seminario. Del periodo ricorda l’amicizia con don Paolo Bonetti che si è rinsaldata nel tempo, ma interrotta con la morte del sacerdote. Ricordando questi momenti la voce gli si s’incrina: "Avremmo potuto fare ancora tante cose insieme!"- esordisce commosso. Le immagini si susseguono con l’esperienza austera di Spello, vicino ad Assisi, ai piedi del monte Subasio in un convento ormai dismesso, dove il tempo era dedicato solo al lavoro, alla preghiera e alla liturgia. Inviato come cappellano ad Aquileia, porta sempre con sè il desiderio di andare in Africa e quando l’Arcivescovo Cocolin chiede la sua disponibilità a partire, don Dario accetta e va in Costa d’Avorio dove impara il Baulè per uniformarsi alla vita dei nativi. Al ritorno, parroco aMonfalcone e poi a Cervignano, per arrivare a qualche anno fa, quando su volere del vescovo Redaelli entra come cappellano all’ospedale civile di Gorizia. La diapositiva che lo mostra in veste di scalatore sui monti carnici e corridore di bicicletta, chiude la carrellata fotografica. Domenica 4 settembre la messa giubilare presieduta dal festeggiato, affiancato dal Decano don Moris Tonso e don Bruno Sandrin. All’omelia, don Dario ha evidenziato la gioia nel parlare a tu per tu con la gente con un interscambio diretto con i fedeli, che considera parte delle sue radici. Ha ringraziato il Signore per avergli donato questo Giubileo sacerdotale (il 50° anno dalla prima messa), esortando tutti a rallegrarsi e amare di più, liberandosi dal prestigio personale. Dopo la Comunione l’intervento del Sindaco Clocchiatti che ha sottolineato la limpidezza del messaggio di don Dario e la pacatezza nell’esporlo. Con una metafora sul ciclismo, auspica che il 50° sia solo un tappa nella vita del sacerdote e augura che possa proseguire a lungo. Emozionato, consegna due doni: un volume sulla storia di Aquileia e una xilografia del duomo di Gorizia. Seguono gli auguri dell’Arcivescovo con gli apprezzamenti sulle doti di pastore di don Dario, attento alle persone e ricco di una profonda spiritualità, nonchè capace di portare avanti l’incarico di cappellano nell’ospedale di Gorizia con discrezione e squisita
attenzione verso gli ammalati. Mons. Carlo ha voluto augurargli di continuare ad essere per il presbiterio, per lui e per la gente, un umile e autentico servitore del Signore. Encomiabile il discorso di don Tonso in friulano, comprensibile da tutti e scaturito dal cuore che parla al di là della grafia. "Ai vut le furtune di sta cun lui, don Dario, a Sarvignan, dulà che vin spartit no dome il pan, ma ancje il ministeri. Di don Dariomi ha culpit il so sta simpri de bande da int, soredut dai plui puars e di chei che an di bisugne, no dome di sachete,ma ancie di animo, come avocat difensor dall’omp..." A seguire la lettura di un testo del Consiglio pastorale alla consegna dei doni della parrocchia: un quadro con impressa la nostra chiesa e un modellino in scala del campanile adiacente, in cui ogni fedele riconosce la propria identità. All’ultimo minuto il dono di Vanni del suo ultimo libro, molto apprezzato. L’ovazione degli applausi e i ringraziamenti di don Bruno chiudono la cerimonia.

Articolo del 15/10/2022 di Lucia Medeot

Maria, rifugio e conforto dei credenti

La Madona dal Rosari celebrata con la tradizionale solennità anche dalla comunità di San Lorenzo Isontino

image.png
Maria di Nazareth, Vergine, Madre e Regina, denominazioni citate nelle litanie lauretane, è l’icona per eccellenza del Cristianesimo, venerata dai cristiani di ogni tempo. Anche la Comunità di San Lorenzo Isontino la onora ogni anno, la prima domenica di ottobre, con l’appellativo di "Madona dal Rosari", nel friulano locale, con la recita del rosario e la processione. Ascoltando con attenzione lo scorrere delle litanie, ci si sente proiettati in una dimensione mistica dove la Madonna appare come una "dimora" consacrata a Dio, rifugio e conforto di ogni credente. Significativa in questo periodo sinodale l’immagine della "dimora", della "casa" ospitale ed accogliente capace dimettere a proprio agio chiunque, descritta nel terzo "cantiere" della lettera pastorale "A Betania" del vescovo Carlo Redaelli. Non è fondamentale il dove si trovi la casa, purché diventi il luogo dell’incontro e dell’ascolto, come lo sono stati domenica 2 ottobre: la "chiesa" con la presenza compatta dei fedeli e le "vie del paese", vestite a festa. In chiesa sul leggio, un drappo candido, screziato dalla forma del giglio e dalla preziosità della corona regale, venati d’azzurro, che rimandano all’acronimo AeMintrecciato (AveMaria) sulla tovaglia dell’altare e ripresi sul drappo che cela la nicchia della statua. Tutta la simbologia mariana suscita emozione e le buone pratiche ad essa legate generano nel credente quel fervore religioso che produce "la speranza che si basa sulla fede nel Signore" (cfr. Lettera pastorale). Il corteo processionale non è stato un semplice percorso condiviso, ma un caloroso accompagnare i movimenti di Maria benedicente, scanditi dall’incedere dei Madonnari e dalle invocazioni di preghiera a Lei rivolte con la richiesta di ascolto del grido dei poveri, di aiuto per liberarsi dai compromessi e dai conformismi, di dono a tutti del coraggio per ricominciare. Esortazioni preparate da don Bruno che sa sempre porsi in "ascolto" (tema sinodale) dei fedeli. La celebrazione pomeridiana delle ore15.00, è stata presieduta da don Dario Franco assieme a don Moris Tonso e don Bruno Sandrin. Don Dario ha delineato la storia dell’origine del Rosario, affermando che lui, fin da piccolo, vi è stato devoto. Ha precisato che tale pratica non deve essere un riempitivo per essere esauditi, ma una forma usuale di preghiera. Con un gesto semplice, ma significativo, ha mostrato ai presenti il suo rosario dipinto in cinque colori diversi, uno per ogni continente, che attesta la sua passata missionarietà e un sentirsi in sintonia con tanti popoli del mondo che sgranano il rosario. Al rientro in chiesa, l’ascolto dei due cori, "Coral di San Lurinz- Don Nino Bearzot" e "Coral di Lucinis" che, all’insegna di "Cjantin tal non diMaria", si sono esibiti chiudendo il ciclo di Armonie del territorio proposto dall’Usci Go. L’acustica eccezionale della chiesa ha amplificato l’esibizione corale, aggiungendo un di più all’acme di perfezione musicale conseguito dai cori. Il primo ha eseguito:Maria lassù,Madre io vorrei, Ave verume l’AveMaria di Arcadelt, mentre il secondo si è cimentato in due brani culturali e due d’autore: Ave Maria di Bartolucci, Magnificat, Dall’aurora tu sorgi…, O Mariemari nestre. Come aggregante fra i pezzi musicali, gli interventi di Rosalba Terpin con la lettura di testi dimatrice storico-memorialista e citazioni da libri di autori e compositori inneggianti aMaria. Un excursus vocale davvero notevole l’esecuzione di "Madonnina del mare" a cori uniti che ha raggiunto altezze musicali sorprendenti, capaci di arrivare alla Vergine assisa nella "Rosa dei Beati".

Articolo del 29/10/2022 di Lucia Medeot

Vivere con gioia ed il sole nel cuore la Confermazione

Il giorno dellaCresima a San Lorenzo Isontino

image.png
Nella serata di venerdì 14 ottobre, l’Arcivescovo Carlo ha incontrato i cresimandi della parrocchia di San Lorenzo Isontino. Il prelato è arrivato in sordina e ha accolto in un sol sguardo i cresimandi, in raccoglimento dopo il sacramento della Penitenza. Il vescovo ha iniziato facendo domande su quanto acquisito nel percorso catechetico, con tale affabilità da mettere completamente a loro agio i ragazzi. Si è complimentato per l’acutezza delle domande sul suo vissuto di vescovo, poste da qualcuno, con quella
"natural curiosità", che affina il desiderio di conoscere. Cogliendo l’interesse, ha raccontato episodi di gratuità, fra cui il gesto di padre Kolbe che si è "offerto" al posto di altri compagni di prigionia ad Aushwitz, e di impegno, dimostrato da tanti giovani del sud uniti in cooperative, da cui proviene il profumo di bergamotto del sacro Crisma, che operano con coraggio in contesti difficili. Ha intrattenuto a lungo i ragazzi disquisendo sulle loro aspettative future che si è augurato possano rispondere ad una vera vocazione, capace dimettere a frutto i carismi personali in qualsiasi ambito, civile o religioso. Domenica 16 ottobre il tempo era particolare, ancora incerto se arrendersi alla maturità dell’autunno o sperare in un riavvio della primavera, dato il tepore del sole che riscaldava il gruppo dei cresimandi sul sagrato in attesa del vescovo, arrivato puntuale con il diacono Renato per la messa delle 10.30. Suggestiva sull’altare la tovaglia con l’immagine di una colomba ad ali spiegate, protesa verso le "lingue come di fuoco", simbolo dello Spirito Santo, riprese anche sul drappo posto sul leggio, che lambiscono, ma non bruciano il legno della Croce. Come prequel alla cerimonia le note di "Suspir da l’anime" che si sono elevate leggere, al tocco sapiente dell’organista Bruno
Razza. Mons. Carlo si è rivolto ai ragazzi invitandoli a vivere con gioia e il sole nel cuore il momento della Cresima. All’omelia ha spiegato le similitudini presenti nelle parabole, soffermandosi su quella odierna del giudice disonesto, preceduta dal versetto sulla necessità di pregare sempre. Ha continuato con l’importanza della preghiera che ci mette in relazione con Dio che, se insistiamo nel "sollecitarlo", ci esaudirà. E ancora: "Come i genitori esprimono il loro amore per noi, così noi con la preghiera, lo esprimiamo a Dio, con il supporto dello Spirito Santo che ci rassicura, ci consola e ci aiuta a testimoniare la Sua azione nella
vita. Per questo ringraziamo il Signore per averci dato cuore e mente aperti per accoglierlo". Di seguito il rito della Confermazione a 7 ragazze e 7 ragazzi. Significative le invocazioni ai 7 doni dello Spirito come aiuto a scegliere i veri valori, a superare gli ostacoli verso la maturità, a fidarsi delle persone, a mantenere gli impegni, a giudicare in modo giusto, a ringraziare il Signore e a rivolgersi a Lui con familiarità.

Articolo del 19/11/2022 di Lucia Medeot

I Santi, modelli da seguire

Tanti fedeli al rito nel cimitero di San Lorenzo Isontino

image.png
La Solennità di Ognissanti ha le sue origini nelle Commemorazioni dei martiri, presente già nel quarto secolo d.C., decretata come festa di precetto il primo giorno di novembre, dal re franco Luigi il Pio su richiesta del papa Gregorio IV. La venerazione propria della Chiesa per "coloro che sono in Cristo", si rivela gloriosa l’uno di novembre, ma si smorza lentamente nella mestizia del giorno dopo dedicato ai Defunti. Il giorno di "Tutti i Santi", si è preannunciato all’insegna del bel tempo, propizio a coronare il rito della benedizione delle tombe in cimitero, usanza che permane nella comunità di San Lorenzo Isontino fin dai tempi più remoti, legata all’onore tributato ai defunti e alle preci loro dedicate, testimoniata anche da alcuni frammenti del libro di Luigi Zoffi, (Storie del mio paese) da cui citiamo: "Il vecchio cimitero accoglieva i morti del paese da centodiciannove anni. In questo lungo arco di tempo, il piccolo cimitero, il terzo, dopo i primi due attorno e davanti la chiesa…dove nell’anno precedente la chiusura, il giorno dei morti, vestita di nero, mia madre pregava china sulla tomba"…Entrando oggi nel "nuovo" cimitero, strutturalmente ampliato e modificato nel tempo, la mente si sofferma sulle tante lapidi marmoree, sulle tombe monumentali, ma anche su quelle corrose dalle intemperie, sui tumuli appena riconoscibili, sulle piccole croci con il nome sbiadito dal tempo, ma tutte ugualmente ben serbate nel ricordo di chi ritrova in esse il volto intatto di una persona cara ("Per quelli che li han visti morire, i morti, tutti i morti, conservano l’età dell’ultimo giorno". cfr. Luigi Zoffi), che riposa lì "all’ombra de’ cipressi e dentro l’urne". 
I fedeli erano silenziosamente raccolti attorno al piccolo altare da campo su cui officiava don Bruno che, si è espresso nell’omelia con parole essenziali, adeguate al momento, ma così dense di significato da toccare, seppur in maniera diversa, ognuno dei presenti. Il parroco ha sottolineato la figura dei Santi, come coloro che ricercano la giustizia, la misericordia e la pace con una scelta libera, che li qualifica come "modelli" da seguire per dare il giusto senso alla vita, e i Defunti, depositari del nostro passato, a cui dobbiamo gratitudine, onore e preghiera, come a persone vive, anche se fuori dal nostro orizzonte visivo. Come momento insolito all’inizio della celebrazione un tintinnio argentino di campane, proveniente da una fonte sonora amplificata, con dei piccoli rintocchi senza tempo, come l’eternità che avvolge ogni estinto, ormai scomparso come fisicità dai vivi, ma sempre presente con la sua "eredità d’affetti e la corrispondenza d’amorosi sensi" come scrisse Ugo Foscolo. La celebrazione è stata accompagnata dal suono soffuso del piccolo organo portatile suonato da Bruno Razza che ha saputo effondere dal suo strumento una certa malinconia, seppur alleggerita dalle parole dei canti che esprimevano sì la sofferenza della lunga strada percorsa da ogni trapassato prima di bussare alla porta del Cielo, ma alleviata dal gaudio dell’arrivo tra le braccia di Dio.

Articolo del 03/12/2022 di Lucia Medeot

La preghiera di suffragio nel ricordo dei caduti della prima guerra mondiale

Partecipata liturgia a San Lorenzo Isontino

image.png
Il 4 novembre giorno in cui, con l’armistizio, terminava la Prima Guerra Mondiale, fu annoverato come giorno festivo fino al 1976, soppresso nel 1977 e diventato in seguito "festa mobile", con le celebrazioni spostate alla prima domenica di novembre. La comunità di San Lorenzo Isontino, rispettando la data originaria, ha completato i riti dedicati alle feste di Ognissanti e dei Defunti, con la celebrazione della festività del 4 novembre con una messa nella parrocchiale. Nonostante la pioggia che picchiettava battente e indomita sul portale della chiesa, erano presenti gli esponenti delle varie associazioni, i fanti d’arresto della sezione 63° Cagliari di San Lorenzo Isontino, il delegato del Comune con il gonfalone proprio e altri ancora, tutti a testimoniare l’onore e il rispetto dovuti agli innumerevoli Caduti delle Grandi guerre. Don Bruno ha contestualizzato il contenuto dell’omelia sulla riconoscenza che deve scaturire nel cuore di tutti per queste persone che, con il loro eroismo e il dono della vita, si sono sacrificate per una Patria libera e sicura come veri testimoni dei valori fondanti dell’esistenza quali la giustizia e la pace.La preghiera dei fedeli ha rinforzato il tema dell’omelia, affidando al Signore i nomi degli eroi conosciuti, ricordati sulle lapidi commemorative e sui cippi celebrativi, ma anche degli "ignoti" come il Milite Ignoto, figura simbolo che continua a perpetuare nel tempo il volto di ogni soldato italiano che si è "offerto" e immolato per il proprio Paese. Dopo l’offertorio il Sindaco Clocchiatti ha posato ai piedi dell’altare la ormai tradizionale corona d’alloro ed, invitato da don Sandrin, ha sottolineato l’importanza del ritrovarsi assieme in chiesa, sostenuti dalla "speranza" nel futuro e illuminati dal ricordo di coloro che si sono sacrificati per la nostra sicurezza, garantita dalle Forze Armate e dell’Ordine,a cui va il plauso di tutti.  A ognuno di noi, ha continuato, la responsabilità di costruire la pace, affinché l’Italia possa continuare a godere di questo bene prezioso, visti i venti di guerra che spirano lontano dal nostro Paese. Ha sottolineato la corresponsabilità comune nell’affrontare le difficoltà emergenti nel presente e nel futuro, perché la pace è un bene di e per tutti. Il suono dell’organo con il canto “Andrò a vederla un dì, in Cielo patriamia…” ha coronato il messaggio della giornata: non solo la Patria terrena, ma anche quella celeste che, unite, formano un connubio inscindibile, perché completano l’essenza dell’uomo credente, pellegrino sulla terra patria, ereditata dagli Antenati, ma proteso verso quella sconfinata propria dell’Eternità, assicurata da Dio.

Articolo del 10/12/2022 di Lucia Medeot

Presentati  alla comunità i bambini che riceveranno la prima comunione

Ad ognuno dei piccoli protagonisti della giornata è stato consegnato il Vangelo ed un quadernone su cui annotare i progressi nel percorso di catechesi

image.png
Nelle scorse settimane don Bruno Sandrin parroco di San Lorenzo Isontino, assieme alle catechiste Tiziana e Roberta ha presentato alla Comunità i bambini che intendono intraprendere il cammino di preparazione al sacramento dell’Eucarestia: nei giorni precedenti c’era stato un primo incontro con i genitori. Don Bruno ha accolto i genitori e i loro bambini con la sua solita affabilità, che ha messo tutti a loro agio, chiarendo il suo primo obiettivo che è da sempre quello di creare un gruppo affiatato e coeso che privilegi l’interazione, basata su rapporti di fiducia e di scambio di esperienze, fra cui la scelta di fede che, ci ha tenuto a precisare, non deve essere considerata un "obbligo sociale",ma un’adesione libera e spontanea a un cammino di maturazione che non è solo crescita fisica e psichica, ma un coinvolgimento emotivo che porterà i bambini alla conoscenza gioiosa di Gesù di Nazareth. Durante la messa di domenica, i bambini erano posizionati nei primi due banchi, seguiti da Roberta che, con sguardi e gesti appena accennati, approvava o stimolava il loro corretto comportamento, peraltro ben consono alla sacralità del momento, anche tenendo conto che l’attenzione dell’età ha una soglia limitata nel tempo. Trasparente l’emozione sul viso di questi fanciulli che si sentivano protagonisti in uno scenario liturgico non del tutto conosciuto o meglio non scontato come per la maggioranza degli adulti. Ogni canto era una scoperta, ogni musica un momento speciale, ogni gesto di don Bruno uno stimolo per alimentare il desiderio di conoscere e scoprire più a fondo i messaggi sottesi. All’omelia don Sandrin si è riallacciato alla prima lettera di san Paolo a Timoteo, precisando come tutti dovrebbero preoccuparsi di vivere in un modo più giusto che non preveda la supervalutazione delle proprie azioni o la convinzione di avere sempre ragione, atteggiamenti che non portano a vivere in pace, sicuri di aver combattuto la "buona battaglia", ma "annientano" l’altro, sia esso adulto o bambino. Prima dell’Offertorio la presentazione dei futuri comunicandi: Alessandro, Artur, Bruno, Davide, Emma, Federico, Gabriele, Ivan, Kristian, Matteo, Mia, Nicolas, Simone, Syria, Tommaso e Tristan. Chiamando i bambini ad uno ad uno e, scandendo bene i loro nomi, don Sandrin li ha fatti alzare affinché tutti potessero conoscerli e coscientizzare l’importanza di sentirsi parte di una grande famiglia, la Parrocchia, in cui vivere assieme con corresponsabilità i sacramenti dell’iniziazione cristiana è un dovere comunitario. Dopo la consegna ad ogni bimbo del Vangelo e di un quadernone su cui annotare i progressi nella catechesi, il parroco ha ringraziato le famiglie che si sono fidate degli adulti di riferimento e vi hanno affidato i loro figli, le catechiste e tutti i presenti.

Articolo del 17/12/2022 di Lucia Medeot

Il "grazie" corale della comunità per i doni delCreato

Celebrazione a San Lorenzo Isontino

image.png
Ringraziare le persone è un  atteggiamento umano che qualifica l’uomo che sa riconoscere il bene ricevuto, ma anche il credente, custode del Creato, che non deve dimenticare di ringraziare Dio che ne è l’artefice. Il Creato è perfezione e nulla in esso è inutile, ogni frammento fa parte del tutto e ogni essere concorre a mantenerne l’armonia. Anche il papa nell’Enciclica Laudato sì auspica uno stile di vita "capace di gioire delle cose senza essere ossessionati dal consumo" e basato sull’ "economia integrale" che dimostra l’interdipendenza fra gli esseri e la dipendenza dalla nostraMadre Terra. Ed è con questo spirito che la comunità di San Lorenzo Isontino ha festeggiato la Giornata del Ringraziamento. Alle 9.30, sul sagrato, allineati e lucidati di fresco, una fila di trattori con le cromature che brillavano alla luce di "fratello Sole". La messa è iniziata alle 10.30, interamente nel friulano delle nostre terre, una lingua ricca di sfumature, un’eredità tramandata che ha accompagnato i nostri nonni nei  momenti tristi, in quelli di festa e anche in quelli di preghiera. Era un idioma, un vero veicolo comunicativo e di aggregazione attorno al "fogolar" e rimane una lingua che i nonni dovrebbero trasmettere ai loro nipoti, perché solo parlandola non la si lascia morire, ma diventare un patrimonio di e per tutti. L’ingresso di don Bruno è stato accolto dal canto "Al sun dal ljs cjampanis", seguito al Vangelo dall’esecuzione dell’Alleluia irlandese di Fintan O’Carroll. All’omelia don Bruno ha fatto una disanima sul lavoro come fatica di tante persone che lavorano per la produzione delle cose che dobbiamo usare senza sprecare; lavoro come sacrificio dei contadini che non hanno né orari, né riposo e ci fanno capire che non si ottiene nulla senza fatica.Molto interessante la precisazione sul "Padre nostro" che quando lo recitiamo diciamo "Pari nestri" (nostro) e non "Pari me" (mio) e ciò vuol dire che siamo tutti fratelli. Di seguito la preghiera dei fedeli che ha invitato tutti a tutelare i frutti della terra, ma anche a impegnarsi a produrre "frutti" di giustizia e di pace e a rendere bella la solidarietà economica per eliminare la fame nel mondo. All’Offertorio Emilio Orzan ha versato il Vinumpro SanctaMissa, la cui preparazione prevede
cure particolar. A seguire l’intervento di Renzo Cristin che a nome della Coldiretti ha riassunto l’andamento stagionale dell’annata agricola. Ha sottolineato i gesti dei nonni che bruciavano un rametto d’ulivo per scongiurare la grandine, mentre oggi ci si affida all’assicurazione forse più razionale, ma non certo identificativa del valore che si attribuiva alla fede. Essere agricoltori oggi è diverso dal passato, ha continuato, quando lavorare nei campi significava sudare, con ritmi lenti e ripetitivi, basati sulla manualità.Molto particolare l’intervento del vicesindaco Flavio Pecorari che ha esaltato l’operosità dei sanlorenzini che affrontano i problemi quotidiani con positività e concretezza, grazie al legame indissolubile con la terra che li aiuta a resistere e a contare sul proprio lavoro. Il Te Deumdi ringraziamento ha concluso la cerimonia.
bottom of page