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Raccolta di articoli che valorizzano gli eventi della nostra Parrocchia pubblicati su Voce Isontina

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Articolo del 11/01/2020 di Lucia Medeot

Nadal in plaza all’insegna della solidarietà

La manifestazione a San Lorenzo Isontino si è presentata quest’anno al pubblico con veste rinnovata nel  rispetto della tradizione

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Nella terza domenica di dicembre si è ripetuta a SanLorenzo Isontino il "Nadal in plaza"; una tradizione ormai consolidata che trova le sue origini dai tempi di don Nino Bearzot ma quest’anno si è presentata con una veste rinnovata che, pur rispettando il modello antico, ne ha proposto uno nuovo, potenziandolo. Dell’originario, come momento qualificante, c’è sempre l’attenzione alla solidarietà, come novità la presenza di artisti le cui abilità non sono sempre conosciute. Il buon assetto organizzativo, nato dagli incontri tra la Parrocchia, l’Amministrazione comunale e le varie Associazioni, ha dato i suoi frutti e la collaborazione reciproca è stata un ottimo collante per la buona riuscita della festa. Già a inizio mattina il sagrato brulicava di persone intente ad allestire le bancarelle del mercatino, simbolo di una solidarietà che non parla solo con gli slogan, non si impone, non ostenta il suo operato, non si cura della pura visibilità, ma interviene con delicatezza nelle fragilità dell’ "altro", cercando di alleviarle: un vero inno alla carità paolina. Si attiva concretamente con le "mani creative" (come si legge sul cartello di uno stand) di tante persone, associazioni o artisti singoli che, senza risparmiarsi, hanno realizzato manufatti di ogni tipo, vere e proprie "opere d’arte": incisioni e soggetti lignei, archi e produzioni artigianali, dolci e cibi tradizionali, composizioni decorative..., offerti in vendita per poterne devolvere il ricavato al sostegno di gruppi e attività finalizzate al "solidale". L’ammirazione per l’operato delle Associazioni è un atteggiamento imprescindibile e condiviso, è un plauso a chi si mette in gioco continuamente e gratuitamente in ogni settore di appartenenza: sociale, medico, ludico, di ricerca, di sostegno ai più disagiati... Non ci sono parole sufficienti e adeguate per descrivere il "ciò e il quanto fa" ogni Associazione: la Verde Speranza, i Donatori di Sangue, il gruppo Alpini, Telethom, l’Isontina, l’Associazione "Il Sole", la Corale don Bearzot...e tant’altre. Tutte lì dietro ai banchetti ordinatamente preparati, a testimoniare il rincorrersi della gratuità ben espressa sul volto accogliente dei volontari che invitano ad un acquisto consapevole dello scopo benefico a cui è predisposto. Il vero momento comunitario inizia in chiesa con la messa delle 10.30 allietata dall’esibizione del coro "Piccoli Incanti" o semplicemente "In Ciant" diretto dalla maestra Cristina. "In Ciant", un’ espressione speciale che può indicare la gioia del cantare assieme o, più propriamente, evocare l’"InCanto" dell’atmosfera suggestiva del Natale. Il valore della pazienza così ben predicato da don Bruno, ben si addice alla maestra Cristina che guida questi piccoli sulle vie dell’universo musicale: è straordinaria la sua capacità di trasferire il suo "sapere" nelle loro piccole voci bianche. Questi bimbi dalla loro maestra assorbono tonalità e melodie e le ripropongono spontaneamente, come loro insegnato. Le loro voci hanno accompagnato, intercalandole, tutte le parti della liturgia sull’onda degli arpeggi del maestro Andrea. In questi intermezzi si è inserita l’omelia di don Bruno incentrata sui temi della gioia, atteggiamento per eccellenza che, in antitesi al pessimismo, alla rassegnazione e al malcontento, porta alla vera vita, e della pazienza che non è inerzia, ma capacità di vivere il limite del presente con la certezza di un futuro. La gioia filtra tra le persone, ne modifica i comportamenti, scaccia la tristezza, sconfigge la solitudine, si rispecchia negli occhi dei coristi dei cori "Piccoli incanti, Scuola diMusica di San Lorenzo Isontino e Coral di San Lurinz"che, alle 16.30 in chiesa nel concerto "Ciantin insieme", hanno dato il massimo del loro virtuosismo. Come preludio la voce della maestra Rosalba che ha recitato la poesia di padre Turoldo "Canta il sogno del mondo". I direttori dei tre cori, i Maestri: Cristina Del Negro, Ilaria Girardi, Raffaella Visintin e Renzo Medeot organista, hanno accompagnato le voci dei piccoli e grandi coristi, inducendoli con perizia all’acme della compiutezza musicale. Davvero commovente il canto finale a voci unite "Tu scendi dalle stelle", composizione antica, ma sempre incredibilmente attuale. Come gran finale l’accensione dell’ albero di Natale "ecologico" che troneggia sulla piazza e l’arrivo di Babbo Natale che, adagiato sul grande sedile, raccoglie le letterine dei bambini e ne legge una, in particolare, dove un bimbo chiede, accorato, un regalo per il nonno che è in cielo. La giornata si completa con l’estrazione dei numeri vincenti della lotteria preparata dalla Scuola dell’Infanzia, alla presenza di don Bruno e del Sindaco Ezio Clocchiatti.

Articolo del 18/01/2020 di Lucia Medeot

Una targa per Renzo Medeot

In tanti hanno voluto essere presenti allo scoprimento della targa che ne ricorda all’entrata de lmunicipio la figura e l’opera

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Una pioggia scrosciante non ha però fermato l’afflusso di persone all’entrata del municipio di San Lorenzo Isontino: persone riunite per ricordare e commemorare la figura e l’operato di una persona dalle molteplici attitudini. Un nome, RenzoMedeot che, come cittadino, ha assolto tanti incarichi, fra cui vice sindaco a fianco del sindaco Ezio Clocchiatti nei suoi precedenti mandati e, come uomo di fede, membro del Consiglio pastorale: due campi d’azione piuttosto vasti, con impegni innumerevoli e non quantificabili. "Medeot", come affettuosamente lo chiamava la moglie, riusciva ad ottimizzare le ore, forse anche i minuti, per controllare nei minimi particolari l’efficienza di ogni organismo comunitario: era versatile in ogni suo agire. Passava dalle mansioni di assessore sempre presente a quelle di artigiano esperto, da propulsore di idee al Consiglio pastorale ad autore di ogni tipo di intervento manuale fuori o all’interno della chiesa, nel ricreatorio o nell’area cimiteriale. Tutte le risorse che aveva le finalizzava, oltre che al benessere della famiglia, all’intervento in situazioni "mancanti", impoverite del necessario per sussistere al meglio, fossero esse persone, associazioni o strutture portanti all’interno del paese. Non è facile, né esaustivo, fare un ritratto di quello che Renzo era visibilmente, ma soprattutto delineare la sua essenza interiore di persona che non si è mai risparmiata, propensa al dare, pronta ad ascoltare, dedita al rinforzare con la sua caratteristica "manata" sulla spalla che significava incoraggiamento e sprone a non arrendersi mai, a continuare il proprio cammino personale, costi quel che costi! E questo suo carisma lo lo ha sostenuto durante tutta la malattia: non ha mai mollato, non si è rassegnato, ha combattuto fino alla fine, aggrappandosi alla speranza fino all’ultima stilla di vita e, serenamente com’è vissuto, così se n’è andato. Tutto questo era presente nell’animo del sindaco quando ha iniziato il suo discorso di alto spessore umano, da  cui citiamo: "Renzo era una persona di grande profilo morale, assessore, amministratore e amico con la A maiuscola, attento al mondo degli anziani e a quello della scuola a cui ha dato tanto, ha supportato e sopportato, lasciando un segno indelebile in tutti noi..." e poi la voce rotta dalla commozione si è affievolita lasciando spazio al silenzio che, più di mille parole, ha espresso ciò che tutti i presenti sentivano in quel momento. A seguire la figliaMonica con i ringraziamenti a nome della mamma e di quella parte della famiglia che si è stabilita in Norvegia: la sorella con i figli e il marito. Ha definito il padre come un uomo dalle grandi intuizioni e i molteplici ideali, per cui l’ambulatorio era tutto. Emozionata, ma tranquilla, ha valorizzato l’operato delle infermiere, Barbara, che ha molto dialogato con suo padre e Nicoletta Venturoli onnipresente, estendendo la sua riconoscenza a tutti i collaboratori sanitari per l’attenzione costante e qualificata anche dal punto di vista umano. A nome di questa grande disponibilità la famiglia ha devoluto la  somma ricavata dalle donazioni di Associazioni, fra cui il Consiglio pastorale, di offerte di gruppi e di singole persone legati al defunto, all’acquisto di una bilancia pesa persone di grande utilità per la comunità. Nell’intervallo la moglie, parlando con i presenti, ha ricordato la passione delmarito per il presepe di cui curava ogni dettaglio, del sua amore per la tradizione e il senso del bello. In quest’ottica aveva collaborato al presepe in chiesa e ideato quello nel giardino antistante con le figure lignee stilizzate. La visita al presepe, in chiesa l’ultimo Natale, è stata il suo ultimo saluto a luoghi, cose e persone che gli erano stati cari. Dopo di che il gruppo dei presenti si è trasferito nell’area ambulatoriale dove Nicoletta, mostrando la bilancia dall’enorme portata, ha precisato che Renzo è stato un protagonista molto impegnato fin dall’apertura dell’ambulatorio a cui si è dedicato con grande sensibilità: persino la poltrona che troneggia nell’ambiente è opera sua, per il cui adattamento ha lavorato a lungo. Toccante lo scoprimento da parte del Sindaco della targa commemorativa con la scritta: "Dedicato alla memoria di Renzo Medeot in segno di grande riconoscenza". A conclusione la benedizione di don Bruno e le sue parole sentite e partecipate che hanno definito Renzo come un punto di riferimento per la Parrocchia, per il cui bene si è impegnato molto, dimostrando con i fatti il suo amore profondo per San Lorenzo e tutta la sua gente.

Articolo del 25/01/2020 di Lucia Medeot

Tante fiammelle per illuminare la solidarietà

Nella vigilia dell’Epifania, si è ripetuta anche quest’anno a San LorenzoI sontino la "Lucciolata" per la "Casa di Via di Natale"

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Domenica 5 gennaio vigilia dell’Epifania, caratterizzata, come da consuetudine, per la comunità di San Lorenzo Isontino dalla serata dedicata alla "Lucciolata". Don Bruno nell’omelia ha sottolineato un messaggio pilastro per i cristiani: l’uomo non èmai solo perchè Dio, da sempre, ha voluto comminare assieme a lui. Dio non è medico nei casi disperati, - ha affermato don Sandrin -ma sicuramente è Colui che ci vuole bene..." e quel bene avvolge, incoraggia e sostiene chi è nella sofferenza, nell’indigenza o nella solitudine. E’una mano possente che non abbandona. Ed è con questa certezza che i passi delle persone presenti alla Lucciolata si sono mossi più sicuri: Dio era con loro e con loro perseguiva quel bene che tanto avrebbe giovato ai pazienti della "Casa di Via di Natale". Alle ore 17, ritrovo dei partecipanti alla manifestazione organizzata in collaborazione con la Parrocchia, le Associazioni e il patrocinio dell’Amministrazione comunale. Sul sagrato un fantasmagorico gioco di luci: l’albero che brilla nella piazza, i festoni natalizi luminosi che circondano il grande portale semicircolare della chiesa, la sagoma illuminata del campanile, la casetta esagonale accesa per l’occasione con all’interno Cristina, volontaria della via di Natale, pronta nel servizio e sempre presente fin dalla nascita della manifestazione. Quest’anno sembra di essere ritornati indietro nel tempo: la gente è tanta, fra cui adulti in numero consistente, ragazzi, bambini e uno o due passeggini con bimbi seminascosti sotto le copertine. Prima della partenza i discorsi di rito. Inizia Paolo Medeot, promotore della serata e "tuttologo del volontariato". Il suo "darsi da fare", non avviene solo alla luce del sole, ma si concretizza spesso nell’anonimato, si nasconde dietro il sorriso bonario e l’ironia sottile, che a volte spiazza,ma sempre rincuora. Sono ormai leggendarie le sue corse in bicicletta avanti e indietro per le vie del paese e limitrofi, le scampanellate alle famiglie per vendere i biglietti della lotteria sempre a favore della via di Natale. La sua facilità di approccio è così bonaria e spontanea che nessuno resiste e tutti acquistano senza quasi rendersene conto,mentre lui, soddisfatto, conta i blocchetti finiti che rappresentano posti in più per l’Hospice del CRO di Aviano. Contare i biglietti è attività da "ragioniere", come scherzosamente lo chiama don Bruno, ma preoccuparsi del buon fine a cui sono destinati è azione da "uomo di cuore". I premi della lotteria sono alquanto originali: delle "Befane" che Cristina, moglie di Paolo, fa arrivare ogni anno dal Veneto. Vestite di tutto punto, gridano ad ogni battito di mani, muovono gli occhi e portano sulle spalle grandi sacchi di iuta strapieni di prodotti di alcune aziende locali. Paolo ricalca con brevità le parole della locandina che i presenti portano appesa al collo "...Le persone che organizzano e partecipano alla Lucciolata, con la loro generosità, contribuiscono alla gestione della Casa via di Natale che aiuta tanti ammalati a curarsi, a guarire e anche a morire con dignità..." Il sindaco Ezio Clocchiatti completa l’intervento rinforzando gli scopi benefici e i significati propri dell’iniziativa. Il gruppo dei presenti si avvia compatto con in mano una candela accesa e, subito, una miriade di fiammelle illumina la notte. Come aprifila, tre volontari che sostengono uno striscione con la scritta "Via di Natale". Il corteo raggiunge la baita appena fuori dal paese dove il falò epifanico, denominato "fugarela" nel friulano locale, aspetta di essere acceso. Scintille di fuoco si espandono verso l’alto illuminando a giorno l’ambiente, mentre una colonna di fumo, mossa dal vento, si muove nelle varie direzioni indicando, secondo l’immaginario popolare, l’annata più o meno propizia. Le tavole imbandite preparate dal gruppo alpini, sono un richiamo irresistibile per i presenti che ne gradiscono le specialità caserecce e genuine. La Lucciolata si conclude, anche quest’anno, con un introito importante che contribuirà a regalare un attimo di speranza in più ai pazienti oncologici, a prolungare la loro aspettativa di vita, a rendere ancora più accogliente la struttura in cui sono ospitati, a comprendere che non sono soli, ma che esiste una lunga catena di generosità i cui anelli rappresentano dei piccoli frammenti di umanità che si attivano per un fine benefico, travalicando le esigenze personali per venire incontro alle necessità di chi è nel bisogno.

Articolo del 01/02/2020 di Lucia Medeot

Una befana testimone di solidarietà

Nel giorno dell’ Epifania, la comunità di San Lorenzo Isontino ha vissuto anche la premiazione del concorso dei presepi

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Domenica 6 gennaio, ricorrenza dell’Epifania, festa che si ripropone ogni anno al credente con la rievocazione dell’arrivo dei Magi. Come sempre pertinenti le parole di don Bruno all’omelia, cariche di riferimenti biblici puntualmente calati nella quotidianità e, nella giornata odierna, focalizzate sull’antitesi tra le scelte di Erode e quelle dei Magi, tra il buio, simbolo di incertezza, paura e sfiducia, e la luce vera dono di Dio per tutti. ..."L’Epifania è la "manifestazione" di Dio all’umanità - ha esordito don Bruno - e ogni uomo, a sua volta, può diventare manifestazione come singolo e come comunità quando costruisce e testimonia, non mostrando se stesso ma Cristo, quando non è passivo, ma propositivo, quando si impegna nella storia per testimoniare e trasmettere la propria fede..." I due grandi momenti, l’arrivo della Befana e la premiazione dei presepi, si sono realizzati al pomeriggio in chiesa, nel cuore dell’incontro comunitario dedicato a tutti, in particolare ai bambini e alle loro famiglie. La celebrazione è iniziata con l’esibizione dei piccoli cantori del coro In Ciant: le piccole voci bianche hanno accompagnato tutta la celebrazione con il loro nutrito repertorio. Il primo canto intonato in friulano "O staimi atènz, staimi a sintì".., testo tradizionale natalizio legato al Friuli Venezia Giulia, capace di creare un’atmosfera speciale e renderla insieme sacrale e portatrice di significati profondi. "...state attenti, ascoltate...", un’esortazione, più che un comando, rivolta a chi non è sempre attento a ciò che è importante e non sempre "ascolta", ma solo "sente" ciò che accade. Il sentire lo fa l’udito, ma l’ascoltare lo percepiscono l’anima e il il cuore...e i presenti, in silenzio, ascoltano. Dopo il silenzio, si illumina il grande schermo con la proiezione dei testi dei canti e del racconto evangelico dell’ Epifania. Molte Natività e immagini dei Magi di autori diversi si avvincendano sullo schermo, mentre don Sandrin le commenta a misura di bambino. I "Magi", i pellegrini del cielo, l’anima eterna dell’uomo che cerca, come li definisce Padre Turoldo nella sua poesia "Epifania". Da tale parola sembra derivare l’appellativo"Befana", una figura entrata nell’immaginifico popolare e, in particolare, in quello proprio dei bambini che ora, in chiesa. ascoltano attentamente don Bruno mentre racconta una leggenda che la vede protagonista. 
Significativi il bacio del Bambinello e il riferimento alle mamme, apportatrici di doni di gran lunga più importanti di quelli materiali e meritevoli di una preghiera estesa anche ai papà accomunati in un "Padre nostro" speciale, cantato e sussurrato, che esorta il Signore ad avere "pietà del mondo, con le innumerevoli accezioni che tale parola può avere nel vissuto personale di ognuno. Mentre le immagini si susseguono con la visione dei presepi iscritti al concorso parrocchiale, don Bruno ne elenca i primi undici, valorizzati per l’originalità delle tecniche utilzzate e l’inventiva pesonale, seguiti da quelli fuori concorso. Tutti comunque degni di essere nominati e premiati ex aequo per l’impegno profuso e il rispetto del messaggio proprio: questo è il parere della commissione formata da Aldo Bosa, Bruno Beltram ed Emilio Orzan. Notevole il primo premiato, realizzato da Vinicio Gri, superbo per la vastità dell’ambientazione all’aperto, la quantità delle luci, la qualità dei materiali, la finezza esecutiva di personaggi, costruzioni e oggetti, di autentica produzione artigianale. Dopo la benedizione i presenti si spostano nel ricreatorio dove finalmente arriva una Befana speciale che non dona ma riceve: è la Befana della solidarietà! I bambini, una volta tanto nella veste "di donatori" e non solo di "fruitori", regalano giocattoli che non usano più, oggetti di cancelleria, quaderni, libri e tant’altro, racchiusi in tantissimi pacchi di diversa forma e misura. Tale ricchezza e varietà porterà un po’ di gioia agli alunni di una scuola della Romania che, abitualmente, devono accontentarsi di quel poco che hanno, ma che ora, col contributo dei piccoli della nostra Comunità, potranno colorare e scrivere di più e liberamente, grazie al materiale ricevuto, per loro molto prezioso. Si ringraziano le mamme, sempre operose, che hanno preparato i dolci e chi si è prestata a rivestire il ruolo di Befana, egregiamente interpretata.

Articolo del 20/06/2020 di Lucia Medeot

Cammino virtuale... di speranza

L’esperienza vissuta nel tempo
del Covid dalla comunità parrocchiale

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Ora stiamo quasi per riappropriarci della "normalità" tanto auspicata,ma quanta fatica abbiamo fatto per accettarne la mancanza! Quando la possedevamo, non assaporavamo appieno la meraviglia del fare, dell’andare, dell’agire senza vincoli o restrizioni. Non è stato facile dimenticare la nostra usuale quotidianità che ci permetteva di essere e sentirci Comunità anche a san Lorenzo Isontino: assistere alla messa, ricevere i Sacramenti, partecipare agli eventi comunitari lieti e meno lieti... Dove c’era una porta sempre aperta, quella della chiesa, che accoglieva e invitava ad entrare, ecco che, dopo le varie ordinanze e comunicati, i battenti rimanevano chiusi, una protezione dovuta come prevenzione in un’emergenza da Covid-19. Evento epocale, questo, che non ne ha di eguali nei nostri ricordi! Come fare per rispondere allo scoramento generale dei fedeli che, smarriti, si sentivano privati del consueto raccoglimento dinnanzi all’altare, della possibilità di accostarsi all’Eucarestia, di soffermarsi riverenti nei pressi di un’immagine sacra? Come raggiungere i più lontani chiusi nelle loro case, gli ammalati, i portatori di handicap, tutte le persone assidue alle varie celebrazioni religiose? E qui lo spirito propositivo di don Bruno Sandrin, si è espresso al meglio. Captando l’ansia generale carica di dubbi sul cosa si può e non si può fare, seppur accompagnata dall’accettazione di un isolamento coatto, indispensabile per la tutela della "fragilità"propria e altrui, il nostro parroco ha incominciato a cercare nuove possibilità per vivere e far vivere la fede non più solo in "presenza". Sull’onda dell’efficace didascalia: "Aiuti offerti dai media per affrontare l’attuale periodo di prevenzione al coronavirus" e fruendo di you tube, il grande network di streaming, e dei siti parrocchiali, ha iniziato, con ponderazione, ma anche con grande convinzione un cammino virtuale prodigo di speranza per tutta la Comunità. Il via è stato dato dalla creazione del video -" Preghiera semplice nel tempo della fragilità"- supportato da immagini, evocative delle meraviglie del Creato, e parole che esortano l’uomo a riflettere: "... un mondo dove tutti corrono, dove i rapporti sono fugaci e si perde di vista l’essenziale, dove guardiamo la nostra impotenza di fronte alla superbia di sentirci onnipotenti...ora è arrivato il momento di fermarsi...". Quasi profetico nel suo contenuto è stato seguito da altri caricati personalmente da don Bruno, coadiuvato in questo dalla disponibilità, nonchè dalla notevole e qualificata competenza di Maurizio Marussi, membro del Consiglio Pastorale. Alla preghiera on line,molto apprezzata, di cui qualcuno ha commentato -Molto bello il connubio tra video e preghiera! - sono seguite molteplici richieste di celebrare anche la messa utilizzando le stesse forme comunicative. Don Sandrin lo ha fatto fruendo ampiamente della telematica, vi si è appoggiato, ma l’ha personalizzata in modo tale, da farla diventare un mezzo significativo di comunicazione proprio della nostra Comunità. Silenziosamente, con sobrietà, si è riappropriato di questa nuova forma celebrativa. Domenica 22 marzo la messa domenicale, quarta di Quaresima, ha incominciato ad essere trasmessa su you tube e registrata sul sito della parrocchia, in modo semplice, ma di grande impatto emotivo: un piccolo spazio della canonica adibito a chiesa, un crocifisso solitamente usato per la Via Crucis, simbolo imprescindibile della cristologia cristiana, il nitore di una tovaglia bianca e la luce soffusa di due candele come unici testimoni dell’essenzialità della funzione e don Bruno, icona significativa del "pastore" al momento senza gregge reale, che si propone in modo innovativo ai suoi fedeli, infondendo coraggio e sostegno spirituale. Significative le sue parole: "Voglio creare punti di riferimento in questo momento certamente difficile, ma che non deve farci dimenticare che la "vera salute" non è soltanto quella "fisica",ma anche quella dei sentimenti e dei valori. Non servono grandi cose per aiutare gli altri! Questa esperienza "particolare" di santa messa domenicale potrà diventare un mezzo per far capire che, anche nei momenti di preoccupazioni impreviste, c’è sempre una possibilità nuova che esorta a non disperare nel trovare una soluzione positiva ad ogni problema". La sua voce è arrivata ogni domenica nelle famiglie diventando un appuntamento atteso da tutti, quasi una puntata ricca di aspettativa con al centro l’omelia, di cui il fedele non conosce il contenuto,ma l’aspetta perchè sa che dirà parole rassicuranti, rivolte a "lui" e al "suo oggi", seppur attinte alla Parola di ieri.

Articolo del 29/08/2020 di Lucia Medeot

"I nonni davvero sono testimoni privilegiati di vita!"
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La Comunità di San Lorenzo Isontino ha celebrato domenica 26 luglio la ricorrenza dei santi Gioacchino ed Anna, i "nonni di Gesù". La giornata si è presentata all’insegna beneaugurante della gente che affluiva verso la chiesa, fra cui si intravedevano figure di diverse accezioni anagrafiche, felici di sentirsi vicine e accumunate in un’ unica qualifica: l’essere nonni. La celebrazione, molto diversa da quella degli anni precedenti, meno appariscente, senza la classica festa comunitaria caratterizzata da tavoli apparecchiati e festosa convivialità, era permeata dallo stesso spirito: valorizzare e onorare i nonni. Alcuni mostravano segni di incertezza all’entrata, data la sobrietà della ricorrenza, dovuta al rispetto delle regole post lock down, ma i volontari del Consiglio Pastorale sempre presenti sulla porta della chiesa con il cartello "servizio di accoglienza" ( SAF, acronimo creato Paolo Medeot.. la F sta per fedeli), orientavano e accompagnavano gli insicuri. L’ecclesialità si è subito rafforzata con l’omelia di don Bruno che, convinto del ruolo insostituibile dei nonni nella famiglia e nell’intera società, li ha raggiunti con un unico sguardo e, a braccio, si è espresso con parole pregne di significato: "Nonno e nonna, coloro che hanno già vissuto la fatica e la bellezza di essere stati padri e madri, non solo genitori, ma "educatori", che aiutano a crescere fino all’autonomia e diventano "modelli" proprio perchè hanno esperimentato che ad essere genitori si impara attraverso pene e gioie fino al "dramma finale": lasciare che i figli "prendano il volo". Essere nonni permette di riversare un affetto più libero e puro, di dare un insieme di sentimenti che i genitori, troppo presi dalla frenesia della vita, si dimenticano di offrire, fra cui il senso della famiglia. I nonni sono il collegamento con il nostro passato, sono i depositari della storia della propria famiglia e i custodi di una saggezza che che sanno rendere sempre attuale. Sono capaci di trasmettere la fede, ricevuta, vissuta e comunicata, parole che unite diventano testimonianza." Dopo un attimo di silenzio, don Sandrin ha concluso con una frase emblematica: "I nonni sono testimoni privilegiati di vita!". La cerimonia, commovente e partecipata, si è conclusa con la preghiera dei fedeli recitata a nome dei nipoti: "Signore, fa’ che i nonni ci aiutino a parlare con Te e a sentire quanto sei buono e amabile". A seguire la benedizione finale con un’attenzione particolare ai festeggiati del giorno, mentre gli sguardi dei presenti apprezzavano il lindore della chiesa e lo scintillio degli addobbi, dovuti alla solerzia del gruppo delle "Marte", guidate da Eliana, (Marta era tutta presa dai molti servizi. Lc 10,38-42), che si adoperano, non con anima di "serve"ma con spirito di "servizio", a mantenere l’edificio sacro splendente come sempre, e a Jolanda per la cura riservata ai tovagliati, che sull’altare appaiano lindi e perfetti, frutto di una dedizione continua, senza limiti di tempo e fatica. A loro:"Grazie!" E’ stata una celebrazione semplice, ma
molto sentita, a testimoniare che la sontuosità può essere ininfluente laddove vive l’unità e parla il cuore devoto del fedele. 

Articolo del 05/09/2020 di Lucia Medeot

San Lorenzo: la vita alimentata dalla fede viva

Presenti anche i giovani dello Staff Isontina Calcio e gli animatori parrocchiali. Don Bruno ha sottolineato la significatività della testimonianza e disponibilità dimostrate da ognuno

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Il 10 agosto + il giorno dedicato a "San Lorenzo", uno dei martiri più venerati nella Chiesa di Roma, rappresentato nell’iconografia e nella statuaria cristiana con la graticola, la palma simbolo del martirio, la dalmatica veste propria del diacono e l’elemosina a significare la carica di arcidiacono responsabile delle attività caritative. Molti grandi autori della cristianità hanno scritto di lui e, nella letteratura, Giovanni Pascoli che nella poesia 10 agosto, si rivolge accorato al Santo e al Cielo che inonda il mondo "d’un pianto di stelle",mentre traspare, nitida, tra i versi, la parola "Perdono". Un perdono paradigmatico che Gesù, dalla croce, ha elargito e impresso come un sigillo sull’umanità spesso sommersa dall’egoismo e dall’ingiustizia, che ha supportato San Lorenzo nel perdonare coloro che avevano decretato il suo supplizio e accettare il sacrificio della propria vita per un bene superiore: l’amore incondizionato a Gesù. Le parole di don Bruno, in questo contesto, sono state emblematiche: Lorenzo era innamorato di Cristo! Devota al suo santo protettore, la Comunità di San Lorenzo Isontino ha voluto commemorarlo lunedì 10 agosto alle 19.30, con una messa solenne presieduta dal parroco. I limiti previsti dal Covid 19, non hanno permesso l’abituale incontro conviviale comunitario ma non hanno tolto nulla alla celebrazione eucaristica che si è svolta nel raccoglimento e nella fervente partecipazione dei fedeli. Poco prima dello squillo della campanella d’inizio, percorrendo la navata e rigorosamente distanziati, sono apparsi una ventina di ragazzi con sulle magliette gialle la scritta Staff Isontina Calcio: sotto la guida di Tiziana Trevisan hanno dato il loro contributo alla riuscita della sagra paesana, manifestazione che ha visto i suoi componenti sempre attivi nelle necessità della parrocchia. Don Bruno ha accolto i giovani, sottolineando la significatività della loro presenza e la disponibilità dimostrata da ognuno, nonchè il loro status di animatori parrocchiali, punti di riferimento nei campi estivi e nelle attività con i più piccoli. Almomento del Vangelo, il parroco si è allontanato dall’altare, per riapparire sulla sommità dell’ambone che troneggia sulla navata. Il suo sguardo si è soffermato sulla statua del Santo che, definita dal giudizio di un critico di "notevole valore storico", (cfr. "La storia della mia gente" di Camillo Medeot ), ha per noi, affezionati fedeli che da secoli la veneriamo, una portata e una forza incommensurabili, un patrimonio "nostro", da conservare e ammirare con gli occhi dell’anima che va al di là della forma per scoprire l’essenza che solo la fede sa vedere. Don Sandrin ha "dipinto" la figura di San Lorenzo, la sua tenacia nel resistere senza paura alle minacce del governatore fino al martirio e la sua forza d’animo alimentata da una fede viva che molti oggi pensano sia passata di moda. Attualizzando ha continuato: "Nella società odierna la fede rischia di diventare una serie di riti e di leggi che si celebrano in chiesa,ma non nella la vita. La vita è un dono che dobbiamo mettere a disposizione e riempirla di ideali alti, di passione, di generosità, non viverla "alla giornata"ma spenderla in rapporti sinceri e incontri veri, diventando responsabilmente "servi" al servizio della Comunità". Alla preghiera dei fedeli, Tiziana ha voluto elogiare le "magliette gialle" per il loro adoperarsi con grande spirito di amicizia e affidarle al Signore affinchè le aiuti a proseguire verso un futuro di solidarietà, sostenuti dalla volontà di ascoltare sempre la parola di Dio. Don Bruno ha rinforzato le parole appena lette, precisando che i giovani sono l’anima di una Comunità, non solo cristiana ma anche civile e, lodandoli per la partecipazione, ha esteso i suoi ringraziamenti al sindaco Clocchiatti, al maresciallo dei carabinieri e a tutte le persone che si sono dedicate per la buona riuscita della ricorrenza.

Articolo del 17/10/2020 di Lucia Medeot

Quella statua riferimento per tutto il paese

Ricollocata a San Lorenzo Isontino nella grotta presente sin dal lontano 1942 nel giardino della chiesa l’immagine raffigurante laMadonna di Lourdes

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In questo mese di ottobre in cui Chiesa recita con particolare devozione il rosario, sono in tanti gli abitanti di San Lorenzo Isontino che, transitando accanto alla chiesa, si soffermano per una preghiera o la recita di un Ave Maria dinanzi alla grotta sita nel giardino adiacente alla parrocchiale e che ospita la statua della Madonna di Lourdes. La statua lignea (ricollocata nella sua posizione originaria nei mesi scorsi dopo un intervento di restauro alla grotta) veglia sul paese dal lontano mese dimaggio dell’anno 1942. Nel corso della messa che ha accompagnato la cerimonia di ricollocazione, don Bruno Sandrin aveva sottolineato che i’ "il ritrovarsi insieme, - ha precisato don Sandrin - non vuol dire rinunciare al benessere,ma riconoscere che tutto ciò che abbiamo, di "materiale", in quanto "dono", deve essere "santificato", come il riposo giusto e il divertimento onesto che rientrano nel progetto di Dio per noi,ma ci impegnano anche ad un atteggiamento di "servizio", sull’esempio della Vergine". Il parroco aveva quindi presentato ai fedeli una breve cronistoria della grotta e della statua della Madonnina, attingendo alla "memoria" storiografica, scritta e orale, di Vanni Marega, ampiamente riconosciuto per i suoi studi approfonditi sulla chiesa e il suo campanile. Evidenziabile anche la fonte visiva , in possesso di Jolanda Canavacciuolo (anno 1984), che mostra la statua con il capo adornato da una coroncina di luci. L’intervento di don Sandrin, puntuale ed esauriente, attrae i presenti perché riporta informazioni su una statua tanto venerata, icona di un passato ricco di fede e di gratuità che si riflette in un presente altrettanto pregno di profonda devozione. La grotta venne costruita con le pietre recuperate dall’abbattimento di una casa privata sita nell’attuale giardino ed edificata con l’ausilio degli alpini e di tanti giovani del luogo,mentre la statua della Vergine veniva acquistata con le offerte della popolazione. Nel 1994 il professor Vinicio Visintin restaurò e ridipinse il manufatto che venne ricollocato in loco l’8 dicembre dello stesso anno. Nel 2019, in concomitanza con i lavori di consolidamento della grotta, la statua venne accuratamente ristrutturata dall’artista mosaicista di San Lorenzo Isontino, Eva Franco, con il contributo dell’Associazione giovanile "Il Sole" e ricollocata nella grotta il 15 agosto 2020. Tanti sono stati i volontari che si sono adoperati con perizia, senza risparmio di tempo ed energie, nell’esecuzione dei lavori effettuati nel giardino e nella grotta: VanniMarega, Maurizio Visintin, Emilio Orzan, Renzo Lorenzut, Aldo Bosa, Paolo Cettolo, Gabriele Visintin. Il geometra Bruno Razza ha assunto il ruolo di coordinatore dei lavori e il parroco don Bruno quello di osservatore e controllore. I lavori sono stati eseguiti dalle ditte Misigoi Massimo (parte elettrica), Ditta Borini (passatoia in cemento stampato) e l’idraulica Mario Buiatti (nuovo riscaldamento) mentre la comunità ha rivolto in questa occasione anche alle persone che si curano del giardino: Anna Deri e Marina Medeot. "La grotta - ha osservato il geometra Bruno Razza nella sua relazione - è stata riconsolidata con un intervento di manutenzione ordinaria, che ha comportato un dettagliato lavoro di stuccatura e stabilitura dello storico pietrame con successiva sabbiatura. E’ stata ripristinata l’illuminazione della grotta e rifatto il pavimento antistante, oggi completamente rinnovato, grazie al paziente lavoro di recupero e posa in sito dei vecchi mattoni laterizi, provenienti dalla ristrutturazione del campanile. Si è anche inaugurata la stradella di collegamento tra il portone prospiciente il sagrato della chiesa ed il cancello di uscita dal giardino, sul retro, con una manutenzione della vecchia "passatoia", che consente un’accessibilità adeguata e funzionale, per tutti. E’ stato rinnovato l’impianto elettrico esterno e già avviato il rinnovo dell’impianto di riscaldamento con il gas di rete. Sarà riscaldato anche il vano sagrestia, dove potranno essere celebrate le messe feriali invernali".

Articolo del 21/11/2020 di Lucia Medeot

Una mascherina con i doni dello Spirito...

La celebrazione delle cresime a San Lorenzo Isontino

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"Voi siete dei genitori che vi hanno accolti come un dono, appartenete a loro e anche a voi stessi, ma innanzitutto "siete di Dio" che vi ha creati e ha messo la sua firma nel vostro essere"
L'arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli ha celebrato in una delle scorse domeniche nella parrocchiale di San Lorenzo Isontino la liturgia eucaristica nel corso della quale un gruppo di ragazzi ha ricevuto il sacramento della Confermazione. Per rispettare le regole previste dalla legge anti Covid 19, che impongono di non superare il numero di persone stabilito dalla capienza di ogni edificio di culto (il nostro ne annovera 70) i cresimandi sono stati divisi in due gruppi e quindi l’arcivescovo ha presieduto due messe alle 9 ed alle 10.30. Don Bruno, preciso e rigoroso come sempre, spiega i comportamenti da assumere durante la cerimonia: il rispetto del numero di persone per ogni banco, l’atteggiamento corretto di ogni cresimando durante l’impartizione della Confermazione e quello di ogni fedele nell’accostarsi all’Eucarestia. La liturgia si avvia puntualmente con il saluto dell’Arcivescovo che, dopo il Vangelo, inizia la sua omelia, avvalendosi della tecnica espressiva del "racconto", da sempre avvincente per i ragazzi. Rievoca un frammento di vissuto di alcuni anni prima che lo vede a Milano in visita da un archeologo, andato più volte in Terrasanta, che gli aveva mostrato un reperto "interessante": alcune monete raccolte in Israele fra cui una d’argento con il profilo di Caio Tiberio Cesare, imperatore romano ai tempi di Gesù, e un’iscrizione incisa. Mons. Carlo spiega che, all’epoca della moneta, la Palestina era una provincia sottomessa a Roma a cui i Giudei erano obbligati a pagare i tributi. Ed ecco l’aggancio con il Vangelo: la "moneta del tributo". L’Arcivescovo, pienamente conscio del bisogno di concretezza proprio dei ragazzi, li avvia alla comprensione di un brano evangelico di non facile lettura, partendo dall’ immagine reale di una "moneta" oggi in suo possesso. Spiega come Gesù, di fronte al "denaro" da pagare o non pagare ai Romani, risponde con maestria: "Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". Monsignor Redaelli, attualizzando, chiede ai ragazzi:"Voi di chi siete?". Alla domanda risponde subito egli stesso: "Voi siete senza dubbio dei genitori che vi hanno accolti come un dono, appartenete a loro e anche a voi stessi, ma innanzitutto "siete di Dio" che vi ha creati e ha messo la sua firma nel vostro essere. Sta a voi assumere l’impegno di restituire in pienezza a Dio quello che avete e siete, vivendo da persone che vogliono essere simili a Lui, che cercano di rimanere se stesse, di amare e credere non solo recitando il Credo, ma vivendolo". Di seguito l’Arcivescovo, invocando lo Spirito Santo, si avvicina ai cresimandi che ricevono, con l’unzione, il sacramento della Confermazione. Dopo la preghiera universale, i ragazzi cresimati si avvicendano nella lettura delle virtù particolari dei doni dello Spirito: la Sapienza come capacità di scegliere i veri valori della vita,
l’Intelletto come spinta a non fermarsi all’apparenza e alla banalità, il Consiglio come esortazione a trovare la strada giusta nella vita, la Fortezza come ausilio a rinunciare alle mode per ricercare ciò che vale di più, la Scienza come risorsa per giudicare con discernimento, la Pietà come sprone a fidarsi di Dio e il Timor di Dio come invito a rivolgersi al Signore senza timore. Seguono i ringraziamenti di don Bruno all’Arcivescovo, ai scampanotadors, all’organista Bruno Razza magistrale accompagnatore della liturgia, alle catechiste Tiziana e Roberta vigili e attente nel cammino di catechesi e a tutte le persone impegnate nella cerimonia. Don Bruno ha scelto come dono ricordo ai ragazzi una "mascherina", come simbolo di protezione umana in un momento contingente, con i doni dello Spirito scritti su di essa, come segno della protezione divina che dura per sempre. Significativa la preghiera fiamminga del XIV secolo "Cristo non ha mani", paradigma dell’impegno del cristiano, seguita dalla benedizione dell’Arcivescovo che invita i ragazzi a portare sempre nel cuore l’iscrizione di Dio e a rispondere appieno, da "grandi", alla propria vocazione, nell’ambito famigliare, lavorativo o ecclesiale come persone consacrate.

Articolo del 28/11/2020 di Lucia Medeot

Messa in suffragio dei caduti di tutte le guerre

Partecipata liturgia nella parrocchiale il 4 novembre, giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate

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Il tempo scorre e porta con sè ogni avvenimento che, nella sua significatività, non cade mai nella dimenticanza, come il 4 novembre, giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, momento celebrativo importante per il nostro Paese, commemorato dalla parrocchia di San Lorenzo Isontino con una santa messa presieduta da don Fausto Furlanut. Nel presbiterio sono presenti un rappresentante dell’arma dei carabinieri Antonio Moretta in alta uniforme e alcuni delegati dell’ Associazione Nazionale Alpini con la nappina, la penna e i labari con il logo. Nella navata si notano il sindaco Ezio Clocchiatti e il comandante della locale stazione dei carabinieri. Significativa e apprezzata la presenza del colonnello Mario Borean, rappresentante del 63° battaglione fanteria d’arresto Cagliari e del Maresciallo Maggiore Giuseppe Capozzolo, dello stesso corpo. La compostezza di don Fausto ha dato solennità alla celebrazione e il suo modo pacato di porsi ha favorito nei presenti l’immersione nel ricordo del momento storico legato alla giornata: la fine della prima guerra mondiale, evento bellico che ha segnato profondamente l’esistenza del popolo italiano, lacerato dalla cruenza del conflitto. L’omelia contestualizzata, preparata con grande partecipazione da don Bruno, ha sottolineato la finalità dell amessa, celebrata in suffragio dei Caduti di tutte le guerre. Don Fausto, citando le parole di don Sandrin, ha rinnovato la gratitudine di tutta la società per coloro che hanno dato la vita nell’adempimento del proprio dovere, auspicando nel contempo lo sforzo di ognuno per l’edificazione di un mondo fondato sulla verità, la giustizia e la libertà. L’occasione del 4 novembre- ha continuato don Furlanut- possa consentirci di riproporre i sentimenti su cui fondare l’educazione delle nuove generazioni che devono crescere nel rispetto dei valori della nostra tradizione e nella gratitudine alle forze armate per il servizio prestato per la sicurezza del nostro Paese. Alimentata da questi sentimenti - ha concluso don Fausto - la celebrazione diventa un "farememoria" della volontà di Cristo che non è solo un vago ricordo, ma un impegno a vivere con responsabilità per costruire la pace, anche con il nostro contributo. Dopo l’omelia, il sindaco Clocchiatti ha posato ai piedi dell’altare una corona di alloro, riconoscimento al valore delle persone che si sono immolate per la Patria, hanno sofferto e sono morte sui diversi fronti. Don Furlanut, guardando la statua della Madonna, Le ha affidato i presenti e, con la recita dell’Ave Maria, ha chiesto il Suo aiuto come consolatrice dei tribolati, in un momento così delicato e afflitto dalla pandemia. A seguire la benedizione e l’avvio verso il monumento ai Caduti, testimone muto di una Comunità che ha ricordato e continua a ricordare la propria gente che, con sublime accettazione, ha lasciato senza esitare gli averi più cari in nome di un bene più alto.

Articolo del 05/12/2020 di Lucia Medeot

Due nuovi posti per Davide e Margot alla mensa eucaristica

L’auspicio che l’ "esserci" con puntualità alla celebrazione del "Giorno del Signore",
possa diventare un modus operandi nella vita,un ausilio per alimentare la fede

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La seconda domenica di novembre due bambini, Davide e Margot, si sono accostati per la prima volta al sacramento dell’Eucarestia nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo Isontino. Puntualmente alle 10.30 è iniziata la liturgia presieduta da don Bruno Sandrin con i comunicandi in veste di chierichetti ai lati dell’altare, supportati dalla presenza partecipe dei compagni che riceveranno il sacramento l’anno prossimo e dalla sollecitudine delle catechiste Tiziana e Roberta che li hanno seguiti passo passo nel cammino di formazione cristiana. Il canto iniziale che, di per sè, è già un inno alla simbologia religiosa del "pane", segno di "comunione", ha conferito un’impronta particolare alla celebrazione che si è avviata con la presentazione dei due piccoli all’assemblea e le parole del parroco che ha espresso la gioia nel vivere assieme a loro la spiritualità propria del sacramento che stanno per ricevere. Nel proseguo, don Sandrin ha invitato Margot ad accendere il grande cero, ricordo del Battesimo e, dopo la Liturgia della Parola, ha iniziato la sua omelia, scegliendo la "domenica" come contenuto paradigmatico, caratterizzato in ogni sua accezione: umana, come giorno di svago e di hobbies, e religiosa, come giorno dedicato a Dio, ai fratelli, alla famiglia, primo ambito d’impegno, e alla Comunità, spazio di corresponsabilità e condivisione. Il parroco, ribadendo con fervore la significatività della giornata, ha auspicato che la domenica di Prima Comunione, possa ripetersi e rinnovarsi nel tempo con una partecipazione costante dei bambini alla messa domenicale,magari accompagnati dai genitori, cosìcché "l’esserci" con puntualità alla celebrazione del "Giorno del Signore", possa diventare un modus operandi nella vita, un ausilio per alimentare la fede e rinforzare il proprio cammino esistenziale. Queste considerazioni hanno fatto presa sull’uditorio, il silenzio approvativo ne è stata la conferma, e la recita delle formule del Credo battesimale sono state un preludio al momento culmine della cerimonia: il rito della prima Comunione. La commozione ha pervaso un po’ tutti, genitori e fedeli ed ha accompagnato la lettura di alcuni preghiere preparate dai piccoli: "Buon Gesù, tu che ci salvi dalla cattiveria e ci porti sulla via del bene, aiutaci a stare insieme senza litigare, a mettere a loro agio le persone straniere, a stare vicino ai più deboli e agli ammalati e, in particolare, sostienici in questo periodo di coronavirus che speriamo finisca presto..." Sono state tante le invocazioni,ma tutte cariche dell’incrollabile fiducia dei bambini nella Provvidenza divina. Alla fine della cerimonia i ringraziamenti di don Bruno ai genitori che hanno affidato fiduciosi i loro figli al parroco e alle catechiste nel percorso di catechesi, all’organista Bruno Razza, al gruppo di Eliana che ha sempre mantenuto la chiesa al suo massimo splendore, a Jolanda che, con dedizione e da tempi immemorabili, si prende cura dei tovagliati che impreziosiscono l’altare e a tutti i collaboratori.

Articolo del 19/12/2020 di Lucia Medeot

Partecipata liturgia a san Lorenzo Isontino

Eucarestia, rendimento di grazie

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"La Santa messa è stata celebrata in friulano, la lingua delle nostre terre, della nostra gente, del nostro mondo contadino..." La parola "ringraziamento" usuale nel vivere quotidiano, è diventata oltremodo significativa nell’enciclica "Laudato si’"di papa Francesco che esprime l’ammirazione dell’uomo religioso per il Creato e per la terra, sostentamento per ogni essere. La Parrocchia di San Lorenzo Isontino, anche quest’anno, non ha dimenticato di dedicare una domenica del mese di novembre a un’Eucarestia che, come rendimento di grazie, è diventata preghiera comunitaria di lode a Dio. La Santa messa, officiata da don Bruno Sandrin, è stata celebrata interamente in friulano, la lingua delle nostre terre, della nostra gente, del nostro mondo contadino che, di generazione, in generazione, ha seguitato a trasmettere un idioma che affonda le sue radici nel passato,ma continua a protrarsi nel presente, veicolando identità, usi e tradizioni. Il Gloria, la Liturgia della Parola e quella Eucaristica, hanno assunto una sfumatura diversa, recitate con la dizione del friulano e così pure l’omelia di don Sandrin che ha sottolineato la significanza del ringraziamento nei confronti della terra che un Padre ci ha affidato con il compito di tenerla bene, di rispettarne i tempi, di non sfruttarla troppo e male. Il modomigliore per ringraziare, ha continuato don Sandrin, è quello di usare tutto,ma con la consapevolezza di non solo consumare e avere la "tasca" piena,ma capire che il dono del Signore è per tutti, non solo per noi. All’ Offertorio è stato offerto un cesto di ortaggi, dono dell’azienda biologica locale Green- Pecora. A seguire il Padre Nostro in latino e il canto del Te Deum a strofe scandite dall’organo. Molto apprezzati, la "Preiera dal contadin" letta da Omar Ermacora e l’intervento di un delegato di Emilio Orzan, rappresentante della Coldiretti locale. Seguono i ringraziamenti a don Bruno, alle autorità presenti, alle persone dedite agli abbellimenti floreali, all’azienda biologica Green- Pecora e alla Bcc di Lucinico-Farra-Capriva. Il relatore lascia la parola al sindaco Clocchiatti che si riallaccia alle tematiche appena ascoltate, con un pensiero al settore dell’agricoltura e ai suoi lavoratori a cui augura di potersi risollevare in questo momento difficile, rilevando che la terra è nelle mani di ogni uomo che deve saperla gestire al meglio. Don Bruno ribadisce i ringraziamenti già espressi e li estende in particolare ai bambini della Scuola dell’Infanzia che hanno inviato un loro scritto in cui esprimono il rammarico di non essere presenti,ma anche la disponibilità a presentare qualche loro creazione all’esterno della scuola locale.
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